Iva e dintorni, una proroga dietro l'altra: un modus operandi tipicamente italiano

Iva e dintorni, una proroga dietro l'altra: un modus operandi tipicamente italiano

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Di proroga in proroga. La proroga della proroga. In Italia, spesso, ci dimentichiamo di fare le cose che andrebbero fatte. Con il rischio di creare disagi e danni ai cittadini e anche alle aziende del nostro Belpaese. Capita anche che non teniamo nella debita considerazione i settori più strategici della nostra economia, quelli che alimentano il Pil e danno lavoro a decine di migliaia di persone. Pare che la “manovra” per il 2017 ipotizzi un’evasione arrivata a 108 miliardi, come è altrettanto noto che la “motorizzazione” (il settore dell’auto) sia il principale contribuente dell’Erario (71,9 miliardi nel 2015 rispetto ai 22 garantiti dal patrimonio edilizio) ai cui fornisce il 16% del gettito complessivo, una percentuale peraltro in continua crescita. Nonostante questo scenario, e nonostante i numerosi inviti da parte dell’Europa, continuiamo ad avere una normativa fiscale soprattutto sulle vetture aziendali che non incentiva affatto il settore, penalizza il Fisco e non agevola il rinnovo dell’obsoleto parco circolante di cui ci sarebbe grande bisogno.

C’è una storia che sembra diventata quasi una favoletta. Se non fosse una cosa seria ci sarebbe quasi da ridere. Si tratta dell’Iva, della detraibilità dell’Iva sulle vetture aziendali. Come prevedevano i principi ispiratori dei Trattati di Roma del 1957, l’Imposta sul Valore Aggiunto fu introdotta nel nostro paese nel 1972. Per ben 22 anni (dal 1979 al 2001) l’Italia è rimasta ferma sulla totale indetraibilità dell’Iva sulle auto aziendali. Nel primo anno del nuovo millennio i nostri legislatori decisero di introdurre la detraibilità del 10% dell’Iva, ma proprio in quell’anno arrivò la sentenza della Corte di Strasburgo che condannò lo Stato ad applicare la detraibilità totale, cioè al 100%, come previsto dalle normative dell’Unione.

Avvisi e condanne sono rimasti disattesi, nel 2006 dal 10% si decise di passare al 15%, sempre un’aliquota insignificante rispetto ai paesi nostri concorrenti. Il Mef dell’epoca spiegò a Bruxelles che era giusto limitare la detrazione al 40% «in quanto percentuale accertata di utilizzo del veicolo a scopi di produzione del reddito». L’UE autorizzò la richiesta per il periodo 2007-2010, poi si è andati avanti su rinnovi triennali della deroga, l’ultimo dei quali scade il prossimo 31 dicembre. Da gennaio si passerà alla detraibilità al 100%? Niente affatto. Il governo ha chiesto un’ulteriore proroga e l’Unione europea qualche settimana fa ha dato l’ok. Se ne riparlerà nel 2020...
 

 

 

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Giovedì 29 Dicembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 16:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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