Due possibili compratori

La ripresa? Fisco e stabilità. Gli sgravi devono essere rafforzati e resi strutturali

di Oscar Giannino
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ROMA - Anche ad ottobre il mercato dell’auto italiana è andato bene. Siamo al 38esimo consecutivo mese di crescita, con un aumento del 16,7% sull’anno, un tetto raggiungibile a fine 2016 di 1,8 milioni di nuove immatricolazioni, e un traguardo possibile di 2 milioni per il 2017. Ma resta un problema. Serio. Mentre in paesi come Germania e Regno Unito auto aziendali e professionali, noleggio a lungo e breve termine sommano oltre il 50% o addirittura oltre il 60% del mercato, da noi ben sopra il 60% restano invece gli acquisti dei privati. Il regime di superammortamento del 140% previsto dal governo per le auto aziendali nel 2016 ha sprigionato i suoi benefici effetti. Ma ora la misura non è che parzialissimamente confermata per il 2017 nella legge di bilancio che tra poco inizia il suo iter parlamentare. E la sfida diventa: si riuscirà in Parlamento a convincere il governo a non abbattere questo incentivo?

Le flotte di proprietà aziendale sono cresciute nei primi 8 mesi 2016 del 21% in Italia, con un’esplosione del 33% nel Centro e del 41% nelle Isole. II noleggio a lungo termine ha visto le immatricolazioni crescere del 14%, quello a breve termine del 14,7%, con un forte aumento della domanda sia business sia leisure. Ma la legge di bilancio 2017 restringe il bonus alle sole auto strumentali, escludendo quelle dei liberi professionisti, delle ditte individuali e quelle concesse a uso promiscuo ai dipendenti. Per carità, è innegabile che nella prossima manovra finanziaria sono molti i nuovi incentivi alla imprese: l’abbassamento dell’aliquota IRES dal 27,5% al 24%; l’iperammortamento al 250% degli investimenti in nuove tecnologie Industry4.0; il rifinanziamento delle legge Sabatini; l’IRI ai microimprenditori. Mi si potrebbe dunque più che legittimamente obiettare che a fronte di tali nuove “spinte” alle imprese, è più che comprensibile ridurre l’aiuto fiscale all’intero comparto delle auto aziendali. Al contrario, è proprio dal punto di vista di chi ama mercato e concorrenza, che il regime fiscale di vantaggio andrebbe non solo confermato per un anno ancora, ma reso strutturale per sempre. Bastano due conti comparati, per capirlo.

Se in Germania le auto aziendali rappresentano il 65% del mercato e nel Regno Unito il 55%, dipende infatti dal diverso regime fiscale rispetto al nostro. L’aliquota Iva sulle auto è del 19% in Germania, 20% in Gran Bretagna, 22% in Italia. Ma in Italia dei 5.410 euro pagati per l’Iva su un auto del prezzo di 30mila euro si può detrarre solo il 40%, cioè 2.164 euro, mentre in Germania e in Gran Bretagna (e anche in Francia e Spagna) è detraibile il 100%.
Quanto all’ammortamento, pur in regime di superincentivo italiano al 140% nel 2016, in Germania l’ammortamento si calcola sull’intero prezzo pagato al netto dell’Iva, in Gran Bretagna il limite è di 18.200 euro. In Italia, invece, c’è un doppio limite. Uno sull’importo ammortizzabile, un altro sulla quota. Nel nostro Paese la quota deducibile grazie al superammortamento 2016 è stata pari al 20% di 25.306 euro su 30mila di valore dell’auto, vale a dire a 5 mila euro e spiccioli: meno di un quinto rispetto alla Germania, meno di un terzo rispetto a Uk.

Sommando Iva e ammortamento, su 30 mila euro spesi nel Regno Unito nel 2016 per un’auto aziendale erano deducibili e detraibili 23mila euro, in Germania tutti e 30mila, da noi in Italia nel 2016 malgrado il supermmortamento solo 7.200 euro. Ecco dunque i conti che dimostrano, se vogliamo che le imprese italiane corrano ad armi pari con le loro concorrenti tedesche e britanniche, che il superammortamento in legge di bilancio 2017 va confermato. Non è un aiuto di Stato. È solo un altro necessario passo per far cessare ciò che in tutti gli altri paesi europei verrebbe considerata una rapina di Stato.
 

 

 

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Giovedì 29 Dicembre 2016 - Ultimo aggiornamento: 19:02 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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