La alfa romeo 33 stradale esposta al museo di Arese

Alfa Romeo, ad Arese una mostra dedicata alla 33 Stradale: mito che compie 50 anni

di Sergio Troise
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ARESE - Negli anni sessanta costava più di una Ferrari (9.750.000 lire), ne furono costruiti soltanto 18 esemplari, sei dei quali poi trasformati in auto da competizione. Ignoto il numero delle sopravvissute. Parliamo della 33 Stradale, icona Alfa Romeo derivata dalla 33 TT (Telaio Tubolare) da corsa, motorizzata con un V8 (poi diventata 33 SC con motore 12 cilindri): un’auto che simboleggia la storia del marchio, rappresentando l’indissolubile legame tra vetture da competizione e stradali.

Proprio per questo gli attuali titolari del Biscione, ovvero Fiat Chrysler Automobiles (FCA) hanno affidato al proprio reparto heritage l’allestimento di una mostra dedicata ai 50 anni di quest’auto straordinaria, nata nel 1967 grazie al genio di Franco Scaglione, geniale designer per molti anni al servizio di Nuccio Bertone (in gioventù lavorò anche per Pininfarina e Michelotti), passato alla storia dell’automotive come uno dei maggiori esponenti della scuola italiana di design.

Allestita nel Museo Storico di Arese, la mostra s’intitola “33 La bellezza necessaria" ed è visibile tutti i giorni, escluso il martedì, dalle 10 alle 18. Non occasionale la data inaugurale - 31 agosto - coincisa con la vigilia del Gran Premio d’Italia di Formula 1, a Monza: un modo per sottolineare, appunto, il forte legame del marchio, e in particolare della 33 Stradale, con il mondo delle competizioni.

Un legame che nel caso specifico raggiunse l’apice nel decennio 1967/77, visti i successi ottenuti in gara dalla vettura Sport Prototipo. Nel palmares due titoli Mondiali Marche e innumerevoli vittorie e piazzamenti d’onore con piloti come Vittorio Brambilla, Jacques Laffite, Henry Pescarolo, Derek Bell, Jochen Mass, Andrea De Adamich, Nino vaccarella, Toine Hezemans, Arturo Merzario. Quest’ultimo riconquistò il campionato mondiale sport prototipi nel 1977, vincendo tutte le gare in calendario nella propria categoria assieme a Jean-Pierre Jarier e Vittorio Brambilla, ma con la versione SC (da telaio scatolato) della 33, dotata del motore 12 cilindri, lo stesso che sarebbe stato poi utilizzato dalla Brabham e dalla stessa Alfa Romeo in Formula 1.

La 8C e la 4C arrivate nel 2007 e nel 2013 appresentano senza possibilità d’equivoco la contaminazione tra ciò che fu e ciò che è diventato il marchio Alfa Romeo, mentre – opportuno precisarlo – costituì esclusivamente una scelta di marketing, nel 1983, battezzare Alfa 33 la piccola compatta che prese il posto dell’Alfasud costruita a Pomigliano.

La 33 Stradale derivata dalle Alfa TT da corsa è invece la testimonianza credibile di come un’auto nata per la pista potesse contaminare il progetto di una supercar utilizzabile anche sulle strade di tutti i giorni. La 33 Stradale si distingueva per la compattezza delle dimensioni (un soffio meno di 4 metri) e per un’altezza totale che non raggiungeva il metro (991 mm). Costruita su un telaio tubolare (più lungo di 10 cm rispetto a quello della 33 TT da corsa) e con carrozzeria in alluminio, pesava appena 700 kg (860 a pieno carico), offriva due posti secchi e presentava uno stile tanto innovativo, anche per le implicazioni aerodinamiche, da risultare tuttora attualissimo.

Il propulsore era un V8 bialbero di appena 2,0 litri, progettato da Giuseppe Busso, celebre mago dei motori passato alla storia per l’inimitabile V6 rimasto in produzione fino al 2006, prima che l’Alfa si convertisse ai propulsori made in Australia di origine americana (montati su alcune Brera). Il 2 litri di Busso erogava 230 cv e assicurava, sulla 33 Stradale, una velocità massima di 260 km/h con passaggio 0-100 in 5,6 secondi.

La mostra allestita ad Arese vuole riproporre tutto ciò all’attenzione del grande pubblico. Organizzata dal Museo Alfa Romeo con la collaborazione di Roberto Giolito (il padre della nuova Fiat 500 che dirige l’Heritage di FCA), la mostra si apre con una carrellata fotografica che racconta in 33 capitoli la storia del modello, snodandosi tra i vari piani della struttura museale e soffermandosi su particolari storici interessanti, come l’origine del mitico quadrifoglio verde utilizzato dalle auto del reparto corse (quella che poi sarebbe diventata l’Autodelta diretta da Carlo Chiti): quel simbolo, oggi bene in vista su tutte le Alfa ad alte prestazioni (come la nuovissima Giulia Q da 510 cv) fu utilizzato per la prima volta nel 1923 dal pilota Ugo Sivocci, che avendo vinto la Targa Florio lo considerò un infallibile portafortuna.

Sulla base dell’Alfa 33 Stradale vennero realizzate numerose concept car firmate da designer di fama: la mostra le mette in primo piano, esponendo la Carabo disegnata da Marcello Gandini per Bertone; la Navajo dello stesso Bertone, l’Iguana di Giorgetto Giugiaro, la 33 Coupé Speciale, la Cuneo di Pininfarina, oltre ad alcuni esemplari da competizione entrati nella storia per i successi nel Mondiale Sport Prototipi e in eventi come la 24 di Le Mans, la Targa Florio, la 1000 Chilometri di Monza.

Tra le iniziative che contribuiscono a rendere più ricco e interessante il programma della mostra dedicata ai 50 anni della 33 Stradale, anche la proiezione del film «Un bellissimo novembre», pellicola del 1969 di Mauro Bolognini, che vede la 33 Stradale protagonista con Gina Lollobrigida.
 

 

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Mercoledì 6 Settembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 20:33 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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