Carlos Tavares, il Direttore Delegato di Renault con il concept della nuova Alpine

Tavares, il manager più veloce del mondo:
rispetto, ma Renault non teme i tedeschi

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Se ci fosse una corsa riservata ai numeri uno dei grandi costruttori sicuramente vincerebbe lui. Carlos Tavares, nato a Lisbona 55 anni fa, è il top manager più veloce dell’industria dell’auto e, da un paio d’anni, siede sulla poltrona di comando della Renault, alle dirette dipendenze di Carlos Ghosn che guida la grande Alleanza Renault-Nissan. Nella carriera ultra trentennale del Carlos portoghese ci sono due stelle polari alle quali è rimasto sempre fedelissimo: l’azienda francese e la passione per le auto, soprattutto da corsa.

Un po’ per diletto, un po’ per lavoro, Tavares ha sempre la sacca con tuta e casco nel suo ufficio e sono numerose le occasioni in cui scende in pista per divertirsi e, soprattutto, verificare e collaudare le vetture che i suoi tecnici sviluppano. Eh sì, lui di tecnica se ne intende. Appena laureato all’Ecole Centrale di Parigi, a soli 23 anni Tavares viene assunto dalla casa francese per occuparsi dei test-drive nel centro prove di Aubevoye. Come un bambino planato nella casa di Babbo Natale a Rovaniemi.

Dopo soli quattro anni era il responsabile dell’Ingegneria della tenuta di strada, un tema da sempre fiore all’occhiello delle vetture Renault. Il suo super curriculum si arricchisce rapidamente: nel ’91 ha la responsabilità della piattaforma Clio II alla Direzione sistemi Telai, nel 1998 diventa responsabile del progetto Megane II, tre anni dopo è Direttore dell’intera Gamma Media dei veicoli Renault. Per un tecnico il top è raggiunto da un pezzo e Ghosn, impegnato a strutturare e rafforzare l’Alleanza franco-giapponese (lo scorso anno ha venduto oltre 8 milioni di veicoli, ha l’obiettivo dei 10 e quindi è in lotta con Toyota, GM e Volkswagen per la leadership mondiale) gli affida incarichi manageriali sempre più importanti.

Nel 2004 Tavares cambia momentaneamente casacca, va a fare esperienza internazionale in Nissan che, almeno all’epoca, è più avanti rispetto a Renault sullo scenario globale. Conoscenze e competenze che arricchiscono il bagaglio in maniera straordinaria: la cultura orientale, l’ingegneria nipponica, i mercati emergenti fuori dall’Europa che diventeranno sempre più fondamentali. Il manager è vice presidente del colosso giapponese e, manco a dirlo, ha la responsabilità del prodotto (Strategia e Pianificazione). L’anno successivo è vice presidente Esecutivo. Poi, nel 2009, nel suo giro del mondo verso Est, sorvola il Pacifico (che attraverserà numerose volte) e diventa capo di Nissan nella regione Americhe, la più importante per la casa giapponese, l’altra faccia della luna per un manager europeo. Nel 2011 Ghosn lo richiama a guidare il Renault Group, il primo luglio di quell’anno è nominato Coo (Chief Operating Officer, Direttore Generale Delegato).

A cena con Carlos, qualche ora di chiacchierata no-limits per scoprire i futuri scenario dal punto di vista di un uomo di stratosferica esperienza. Ti aspetti che inizi a parlare di bielle e pistoni, di prestazioni e velocità. Invece, coerente con la filosofia dell’azienda che guida, punta subito i riflettori sulla svolta virtuosa della mobilità individuale: «Come si orienterà l’Unione Europea nelle future normative per ridurre ulteriormente le emissioni di CO2? Rispetteremo quello che deciderà la Commissione, ma la nostra posizione è semplice e molto chiara: ridurre le emissioni fa parte del nostro Dna, noi siamo pronti, abbiamo le conoscenze giuste per supportare e sostenere ogni iniziativa che va in questa direzione. Siamo anche convinti che la tecnologia ecologica può essere un vantaggio competitivo per tutta l’industria europea».

Tavares spiega nel dettaglio il piano Renault dell’auto elettrica che vede la casa francese in posizione di vantaggio: «Abbiamo quattro modelli “zero emission” in gamma e in questo settore rivendichiamo la leadership. La nostra azienda ha poco più del 3% di quota mondiale del mercato dell’auto, in quello delle emissioni zero abbiamo il 30%. La nostra missione è quella di produrre veicoli che salvaguardano la mobilità e il pianeta. In Europa la nostra quota è del 9% quella nel settore zero emission del 51%, in Francia le percentuali sono rispettivamente del 25% e del 77%. Lo scorso anno abbiamo venduto 17 mila veicoli elettrici, quest’anno raddoppieremo. Migliaia di persone molto qualificate lavorano in tutto il mondo per incrementare la capacità delle batterie ed aumentare l’autonomia che in pochi anni raddoppierà. In futuro l’auto elettrica non sarà una scelta, ma un obbligo. La motorizzazione ibrida è interessante, ma è un passaggio poiché riduce il problema dell’inquinamento, ma non lo azzera. È vero, le nuove generazioni hanno un rapporto diverso con l’auto, ma solo perché non la considerano più uno status symbol; resta invece insostituibile come strumento di libertà individuale».

Tavares conclude con la sportività, un argomento che può convivere con il rispetto ambientale: «Siamo leader nell’auto elettrica, ma anche in quello delle alte prestazioni ci difendiamo. Stiamo lavorando per rilanciare il marchio Alpine, una sportività accessibile che si affiancherà a Renault, Dacia e Initiale. Abbiamo grande rispetto per i concorrenti tedeschi, ma certo non li temiamo: abbiamo vinto gli ultimi 3 campionati di Formula 1 e conquistato 11 titoli negli ultimi venti anni».

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Sabato 24 Agosto 2013 - Ultimo aggiornamento: 29-08-2013 14:25 | © RIPRODUZIONE RISERVATA