L'affascinante Vanquish, l'ammiraglia della gamma Aston Martin

La rivincita dell'industria italiana:
il tricolore sventola sull'Aston Martin

di Giorgio Ursicino
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ROMA - L’Aston Martin, una delle più prestigiose case automobilistiche britanniche, passa sotto il controllo italiano. Una bella rivincita per la nostra industria dell’auto che vive un momento difficile penalizzata anche da un mercato in forte crisi. La Prestige Motor Holding, controllata dal fondo Investindustrial che fa capo alla famiglia Bonomi, e il fondo Kuwaitiano Investiment Dar hanno annunciato che Investindustrial acquisirà il 37,5% della Aston Martin attraverso un aumento di capitale di 190 milioni di euro. Se l’operazione avrà l’approvazione dell’Antitrust attesa per il primo trimestre del prossimo anno, il fondo di private equity guidato da Andrea Bonomi diventerà il primo azionista del costruttore inglese. La due diligence finanziaria dell’operazione è stata curata da PricewaterhouseCooper, all’intera Aston Martin è stato riconosciuto un valore (enterprise value) di circa 940 milioni.

Un marchio prestigioso.
Proprio Investindustrial in primavera aveva ceduto per una cifra molto più rilevante il controllo di Ducati all’Audi che nel nostro paese è proprietaria anche della Lamborghini. Aston Martin è un marchio di grande prestigio che fra poco più di un mese (il 15 gennaio) festeggerà il suo primo secolo di vita (fu fondata nel 1913 da Lionel Martin e Robert Bamford). Lo scorso anno ha generato un fatturato di 634 milioni e un Ebitda di oltre 100. L’azienda ha sede a Gaydon e nella fabbrica lavorano oltre 1.600 dipendenti.

Attenti a quei due.
Gli attuali uomini di riferimento di Aston Martin, oltre al fondo Investiment Dar che rimane nel capitale azionario, sono il presidente-azionista David Richard e l’ad Ulrich Bez. Il primo è entrato in Aston nel 2007 quando il presidente della Ford Alan Mulally decise di vendere i marchi di prestigio del Gruppo americano (Volvo, Jaguar, Land Rover, Aston Martin) per ristrutturare le attività dell’Ovale Blu. Richard proviene dalle competizioni ed è stato anche campione del mondo rally a fianco di Ari Vatanen. Bez, un ingegnere tedesco, guida la Aston dalla fine degli anni Novanta dopo aver seguito lo sviluppo di numerosi modelli per i coreani della Daewoo (oggi Chevrolet). I precedenza aveva lavorato alla Porsche e alla Bmw. Bez, come Richard, ama le corse e tuttora partecipa alle gare.

Le Mans e 007.
La Aston, insieme a Bentley e Rolls, rappresenta il top dell’industria dell’auto di sua Maestà, è diventata famosa per l’esclusività e le prestazioni dei propri modelli che hanno vinto anche la 24 Ore di Le Mans e sono stati protagonisti in ben 11 film di James Bond, accompagnando l’agente segreto più famoso del mondo in inseguimenti e fughe spettacolari. «Siamo veramente orgogliosi di iniziare in questa avventura ed investire in un’icona globale che è anche uno dei simboli del british style. Non vediamo l’ora di realizzare quello che abbiamo già fatto in Ducati», ha dichiarato Andrea Bonomi. Nei prossimi 5 anni la Aston Martin investirà 625 milioni di euro per realizzare nuovi modelli.

Bonomi, la dinasty della Finanza. Il rampollo di una importante dinasty milanese, il nipote di Anna Bonomi Bolchini, nota anche come Lady Finanza, la più importante donna d’affari italiana del secolo scorso. Andrea Bonomi, figlio di Carlo, fa parte della terza generazione della famiglia di industriali-finanzieri ed è il numero uno di Investindustrial. Bonomi, 47 anni, nei mesi scorsi ha ceduto per 860 milioni di euro la Ducati al gruppo Volkswagen dopo averla ristrutturata. Il finanziere è anche presidente e principale azionista di Bpm e la sua società fondata nel 1990 ha interessi in numerosi paesi con uffici a Milano, Barcellona, Lugano, Londra, New York e Shanghai. Attualmente sta dialogando con Marco Tronchetti Provera per entrare nella Camfin-Pirelli in fase di riorganizzazione dopo i contrasti avuti dall’azionista di maggioranza con i Malacalza di Genova.

Una Lady di ferro.
La storia della famiglia Bonomi parte da lontano. Carlo, il padre di Anna e bisnonno di Andrea, già all’inizio del Novecento era proprietario di numerosi immobili di lusso nel capoluogo lombardo. Ma la vera accelerazione arriva quando muore Carlo (1940) e Anna prende il timone di Beni Immobili Italia fondata nel 1918. L’azienda di Anna Bonomi è attivissima nel settore delle costruzioni.
A Milano costruisce il Pirellone, ma realizza complessi immobiliari anche a Parigi, Montecarlo e Città del Messico. Nel 1955 Anna ottiene l’annullamento del primo matrimonio e sposa l’avvocato Giuseppe Bolchini. L’imprenditrice nel 1959 fonda Postalmarket, poi lega il suo nome a società come Brioschi, Miralanza, Rimmel e Durbans. Quindi gli interessi nelle banche, nelle assicurazioni (Milano, Italia, La Fondiaria) e in Montedison da cui acquisisce la finanziaria Invest che fonde con Beni Immobili facendola diventare Bi-Invest, società che nel 1985 viene sfilata alla famiglia da Schimberni nella prima scalata della borsa milanese. I Bonomi lasciano l’Italia fino al ritorno di Andrea.

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Sabato 8 Dicembre 2012 - Ultimo aggiornamento: 13-12-2012 08:00 | © RIPRODUZIONE RISERVATA