Ernesto Tino Brambilla a Vallelunga

Brambilla: «Con Francisci le sfide più impegnative. Passare Regazzoni all'esterno fu una goduria»

di Franco Carmignani
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Ernesto “Tino” Brambilla ha vinto a Vallelunga gare importanti come il Gran Premio Roma F3 del 1966, quando era uno dei punti di riferimento della categoria, il Gran Premio Roma F2 del 1968 nel giorno dell’apoteosi delle Dino Ferrari, ma è stato anche protagonista tra le moto, in particolare nella 500 Km del 1971, e nei collaudi con Ferrari.

«Vallelunga era un bella pistina, medio-veloce, non molto lunga con i suoi circa tre chilometri, però era divertente. A dire il vero, quando si girava in senso contrario a me piaceva forse di più, con il rettilineo che portava alla Roma. Lì ho sorpassato Regazzoni tre o quattro volte all’esterno in una gara. C’era ancora l’Ing. Taruffi ed è venuto ai box a congratularsi, perché non aveva mai visto sorpassare all’esterno in una curva del genere, e conservo ancora un suo libro con la dedica».

«Ho vinto la prima gara a Roma con un treno di gomme usate, che ho dovuto scanalare con la sgorbia per poter partire. Allora si correva con le gomme con il battistrada, questo veniva misurato e se lo spessore era inferiore ad un dato limite, bisognava cambiare le gomme. Ma i soldi erano quelli… C’erano le Dunlop con il bollino giallo, verde e rosso. Avevo quelle con il bollino rosso che erano le più dure. Le ho scanalate e ho vinto la gara, la prima a Vallelunga».

«Un’altra volta ero a Roma, avevo modificato l’albero a camme e mi buttava fuori l’olio. Il motore andava bene, però c’era questa perdita. Mio fratello che mi faceva da meccanico mi dice guarda non finisci la gara. C’era Pino Pica che correva con noi e aveva una Mercedes spider. Allora ho preso il motore e l’ho messo in macchina, sono venuto su fino a Monza, ho cambiato l’albero a camme, sono ripartito per Roma e sono arrivato al mattino alle 8. Ho montato il motore sulla mia macchina e ho vinto la batteria. In finale ha vinto Regazzoni, io invece ho rotto una valvola di scarico».

«Comunque a Roma combattevo molto di più con Claudio Francisci, perché era l’unico che mi dava battaglia. Io ero molto più veloce degli altri romani, ma il solo con il quale c’era da competere era proprio Francisci, era l’avversario più acerrimo. Io rappresentavo la scuola milanese, lui quella romana. Claudio corre ancora adesso, e andava forte con il F3. Al pari di Vittorio aveva corso con i kart, e con i Tecno K250 con motore Ducati. In pratica ha iniziato lì la sua carriera».

«Poi per tre o quattro anni ho fatto il collaudatore e il pilota per Ferrari. Ho corso con la Dino e ho vinto tre gare a Hockenheim, a Roma e a Buenos Aires. Le piste per i collaudi erano Monza e Vallelunga. Una era velocissima, non c’erano le chicane, e l’altra era medio-veloce, poi si provava anche a Modena sull’aeroporto. E’ cominciata così: un giorno mi telefona Ferrari: mi voleva dare la macchina per correre a Monza, ma non voleva darmela lui direttamente e allora l’ha assegnata all’ANCAI che invece l’ha data a Baghetti. Mi ritelefona e mi dice: “Allora vieni giù che te la do io”, e da lì è cominciata la collaborazione. Abbiamo così costruito la prima vittoria della Dino F2 a Hockenheim. Abbiamo cominciato a fare i collaudi. Siamo venuti a Vallelunga, ho provato sei motori. Ho scelto una soluzione e siamo andati ad Hockenheim. Sono arrivato terzo a Pergusa, avevo vinto una batteria in Olanda, poi in finale s’era rotta la scatola guida, però ho fatto il record della pista, che apparteneva a Jim Clark».

«A Vallelunga, correvamo io e De Adamich. Prima della corsa un po’ di politica su chi doveva vincere. Gethin partì a scheggia, davanti a noi e mi accodai al mio compagno di squadra. Rimasi dietro per quasi un giro, poi ho visto che il mio passo sarebbe stato superiore al loro, li ho passati tutti e due in staccata alla Roma e sono andato via, fino al traguardo. Al lunedì mi presento nuovamente dal “vecchio” a Maranello. “Hai fatto bene Tino”, furono le parole del “vecchio”, era dalla mia parte! Dopo la vittoria di Vallelunga siamo andati a fare la Temporada Argentina. Subito vinsi la prima gara a Buenos Aires. In Sudamerica si stava bene, la compagnia era buona, con tante belle ragazze, Manuel Fangio mi dette le chiavi della sua casa a Mar del Plata e ci rimasi per una settimana».

«Delle moto ricordo che c’erano parecchi iscritti. Nelle 500 Km c’erano trenta-quaranta equipaggi con Gianfranco Bonera, Walter Villa e tutti gli specialisti romani. Ricordo sempre per quanto riguarda le moto, il Vittorio che proprio a Roma vinse il Campionato Juniores nella 175, nel 1958. In quella gara finale arrivò secondo dietro Gatti. Mi sembra comunque che abbiamo fatto lo stesso numero di gare, Vittorio quella del Campionato Juniores e la 500 Km con me, io ho corso due 500 Km. Dopo la 500 Km di Vallelunga siamo andati a Le Mans a correre la 24 Ore, sempre con la Guzzi. Eravamo in testa dopo sette ore, con sette giri di vantaggio sul secondo che era un’altra Guzzi. Ma s’è rotto un tubetto, c’è stata un perdita d’olio Vittorio è andato per terra e s’è rotto sei o sette costole».

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Giovedì 22 Febbraio 2018 - Ultimo aggiornamento: 23-02-2018 09:21 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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