Un concentratissimo Josè Maria Lopez al volante della sua Ds Virgin prima della partenza del ePrix di Parigi

Lopez (Ds Virgin): «In Formula E è tutto diverso, ho dovuto ricominciare da capo»

di Mattia Eccheli
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PARIGI – L'Italia della Formula E è quella di Josè Maria Lopez, che ha corso anche 5 anni nel Belpaese e che è stato ingaggiato dal team Ds Virgin. L'argentino tre volte campione del mondo del Fia World Touring Car Championship (Wtcc) ha il doppio passaporto (i nonni sono siciliani, di Linguaglossa, alle porte di Catania), la licenza italiana e nell'autunno dello scorso anno ha debuttato nell'avveniristico campionato riservato alle monoposto elettriche. Il suo miglior piazzamento è stato finora un sesto posto. In cinque gare ha già collezionato un paio di ritiri, ma è andato a punti tre volte per la scuderia britannica che collabora con il marchio francese e la sua divisione Ds Performance.

«So di non essere ancora al cento per cento - confessa l'asso sudamericano, impegnato anche nel mondiale di endurance (Wec) con un prototipo ibrido di un altro costruttore – ma ho cominciato bene ed anche a Monaco, ad esempio, ho dimostrato di saper essere competitivo».

Debutti a Parigi...
«Qui è tutto diverso...per la scuderia è una gara di casa, anche se Sam è inglese e io argentino. Ma Ds è parigina».

Pressione?
«Abbiamo grandi potenzialità. E abbiamo lavorato duramente. Anzi: credo che non abbiamo mai lavorato così duramente».

Com'è il passaggio dal mondiale turismo a quello elettrico?
«Cambia tutto: è incredibile. Voglio dire, dopo anni di gare automobilistiche è come ricominciare da capo».

Perché?
«Perché ci sono molte cose da capire, a cominciare dalle reazioni della macchina».

Cioè?
«Praticamente tutto perché la monoposto ha un diverso bilanciamento del peso, che è concentrato molto sul posteriore. Ma ci sono anche la gestione dell'energia, il funzionamento dei freni, la risposta degli pneumatici.».

Appunto: la Formula E non ha ancora corsa sul bagnato...
«L'abbiamo fatto nei test. Con le gomme che abbiamo non sarà come avere le slick: l'aderenza sarà diversa. Ci sarà da lavorare di più, ma si può fare».

La preparazione?
«Lavoriamo molto sul simulatore: abbiamo ogni tracciato a disposizione».

La gestione dell'energia?
«Quella è una vera sfida. Perché se bastasse non dover consumare più di uno virgola kilowatt al giro, non sarebbe nemmeno troppo difficile. Il problema è che devi andare anche veloce e superare».

Tocca cercare le traiettorie giuste e sfruttare la scia?
«Devi arrivare con la velocità giusta in curva...».

Insomma: vince chi sa amministrare meglio l'energia, tipo Di Grassi in Messico...
«Lasciamelo dire: in quell'occasione Lucas ha avuto molta fortuna. Perché senza le safety car non sarebbe arrivato in fondo. Ma dopo aver toccato all'inizio ci può stare che si decida per un cambio macchina anticipato: calcoli che possa succedere di girare a basse velocità. Credimi, però: è stato davvero fortunato».
 

 

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Sabato 20 Maggio 2017 - Ultimo aggiornamento: 05-07-2017 16:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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