L'Audi Lunar Quattro

L'auto sbarca sulla Luna, Audi in prima fila nella nuova sfida con il suo Lunar Quattro

di Nicola Desiderio
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INGOLSTADT - Una corsa lunga 384.000 km, con uno sprint di 500 metri, da fare molto lentamente e senza pilota. È quella che si appresta a fare l’Audi in una gara la cui bandiera a scacchi si trova sulla Luna. Non è che a Ingolstadt si siano messi in mente di fare astronavi da corsa, ma c’è una nuova competizione molto particolare che si chiama Lunar Xprize e ha come sponsor unico Google, un nome che tutti associano a Internet e ai motori di ricerca – e non certo a quelli a razzo – e alle mappe terrestri, ma che già da tempo ha alzato lo sguardo: basta pensare a strumenti come Google Earth o ad app come come Sky Map, che permette a tutti di fare gli astronomi sotto un cielo stellato. La sfida del Lunar Xprize è molto semplice: ci sono 30 milioni di dollari in palio per chi riuscirà a far atterrare sulla Luna entro il 31 dicembre 2017 un veicolo semovente in grado di percorrere almeno 500 metri e di inviare sulla Terra foto ed immagini ad alta definizione in tempo reale. Ovviamente sono escluse le grandi agenzie spaziali, anzi il 90% dei fondi deve provenire da fonti non governative.
 

 

Una sfida dunque non solo scientifica e tecnica, ma anche manageriale. In corsa ci sono 16 team da tutto il mondo e ce n’è anche uno italiano, ma quello che ci interessa si chiama Part-Time Scientists e, a dispetto del nome, ha almeno metà delle 70 persone che lo compongono impiegate a tempo pieno e, di queste, 10 presso il quartier generale di Berlino. Tutte sono coordinate da Robert Böhme, un consulente informatico che nel 2009, quando aveva 22 anni, ebbe un incidente automobilistico. L’assicurazione lo indennizzò con 16mila euro e Böhme, piuttosto che aggiustarsi la macchina, ne trasformò parte nei 10mila dollari di iscrizione al Lunar Xprize. In quell’anno l’Audi vinceva la sua ottava 24 Ore di Le Mans con la R10 TDI, un missile spinto da un poderoso diesel a 12 cilindri, proprio quanti gli astronauti che hanno messo piede sulla Luna.

A volte certi numeri rappresentano un destino o, più probabile, un’opportunità. Di immagine certo, ma anche per verificare in condizioni estreme tutte le tecnologie che oggi sono sotto la lente delle case automobilistiche. Da qui nasce la collaborazione tra i Quattro Anelli e il Part-Time Scientists per l’Audi Lunar Rover. Così si chiama infatti il veicolo che il team tedesco vuole mettere in campo per vincere i 30 milioni del Lunar Xprize e sarà un’Audi vera, a cominciare dallo stile, curato in ogni minimo particolare, ma soprattutto perché sarà la massima espressione dell’auto efficiente, a guida autonoma e costantemente connessa.
Ecco perché l’Audi “lunare” è una vera e propria monade della mobilità “terrestre”: è carica del patrimonio che la casa di Ingolstadt ha accumulato negli anni ed è gravida del futuro.

Certo un’A4 ha un compito un tantino più facile perché deve offrire comfort, efficienza e sicurezza mentre il Lunar Rover non troverà traffico e non avrà la necessità di superare i 3,6 km/h, ma deve essere pronto ad affrontare temperature massime fino a 120 gradi ed escursioni termiche fino a 300 gradi e, per di più, facendo tutto da solo. Condizioni che neppure tutte le competizioni vinte da Audi, messe insieme, possono offrire e che rendono il mezzo chilometro sulla Luna la corsa più dura che si possa immaginare.

Eppure le comunanze tecnologiche sono sorprendenti. Come le sorelle targate, l’Audi Lunar Rover sfrutta l’alluminio e il magnesio per limitare il peso (35 kg), e ha la trazione integrale grazie ai 4 motori elettrici, alimentati da una batteria agli ioni di litio la cui ricarica è assicurata da un pannello solare da 300 cm quadrati. Ad essere irriverenti, sembra un carrello con una testa girevole. E in effetti lì ci sono gli occhi: una telecamera per i rilievi scientifici e due stereoscopiche, di quelle che già si trovano sulle auto normali permettendo loro di “leggere” i segnali e le linee di demarcazione, controllare le distanze di sicurezza, individuare i pedoni e gli animali. Sono loro che metteranno il Lunar Rover in condizione di destreggiarsi sul suolo lunare e, tra non molto, anche alle Audi di questo mondo di guidare da sole.

Il primo passo sarà la nuova A8 attesa tra qualche mese e dotata di guida autonoma di livello 3 – secondo la definizione della SAE, Society of Automotive Engineers – poi arriveranno le evoluzioni che porteranno al livello 5, quello dell’auto robot ovvero quello che l’Audi Lunar Rover vuole essere avvicinando la Terra alla Luna e – in definitiva – l’uomo ai suoi sogni. Il Part-Time Scientists ha dunque pronta in garage l’auto da esplorazione, il modulo di navigazione e atterraggio che si chiama Alina, ma manca il vettore per il lancio che la porti nei pressi dell’equatore lunare, proprio dove atterrò nel 1972 l’Apollo 17, ultima missione umana sull’astro dei mari, dei crateri e di tutte le ispirazioni. Anche quelle automobilistiche.
 

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Martedì 17 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 14:40 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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