Il motore del mercato. Per la prima volta la quota delle vetture acquistate da società sfiora il 50%

Il motore del mercato. Per la prima volta la quota delle vetture acquistate da società sfiora il 50%, ma il fisco resta un freno

di Giorgio Ursicino
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ROMA - Il mercato dell’auto va e questo è un messaggio positivo, per tutto il paese. Nel 2017 le vendite nel nostro paese torneranno a sfiorare i due milioni di unità e, con una crescita di circa il 10%, andranno oltre i volumi registrati nel 2010, l’ultimo anno in cui ci furono gli incentivi. Un risultato importante, che rende tutti più o meno soddisfatti, dovuto a fattori diversi. Certamente i segnali non più debolissimi della ripresa economica hanno aiutato, ma il settore si è anche spinto da solo, alimentato dalla necessità di svecchiare un parco circolante veramente obsoleto e dalle corpose offerte commerciali dei costruttori provenienti di nuovo anche dall’estero visto che le case automobilistiche hanno preso atto della dimensione di nuovo rilevante del supermarket tricolore.
Sia come sia, i numeri parlano chiaro, l’incremento proviene totalmente dalle vetture aziendali, quelle del noleggio o intestate a società, visto che gli acquisti dei privati, cioè delle famiglie, da gennaio a ottobre sono stati addirittura inferiori a quelli dello stesso periodo del 2016.

La tendenza, di per sé, non è negativa e porta questo strategico comparto, in grado di garantire una gestione più professionale delle vetture e un rinnovo costante e programmato, vicino come non mai (senza però superarli) ai livelli degli altri grandi paesi dell’UE dove la tassazione è infinitamente più favorevole. Nei primi tre trimestri del 2017 la quota delle vetture intestate a persone giuridiche in Italia ha raggiunto per la prima volta nella storia il 44,1% (ad ottobre c’è stata una leggera inversione di tendenza) ed è ormai a un soffio dalla Francia (48,8%). Sono sopra la metà del totale, invece, la Spagna (50,5%), la Gran Bretagna (55,3%) e la Germania che viaggia addirittura al 65%. In prospettiva un segnale di “maturità”, ma le associazioni di categoria (Federauto e Unrae in prima linea) sottolineano il fatto che questa crescita è in parte dovuta alle autoimmatricolazioni dei dealer e delle case madri.

La pratica, favorevole per chi compra ma non altrettanto per chi vende, penalizza il fatturato e riduce i margini e nel recente passato si è avuta conferma che il mercato è in salute solo quando il business è buono per tutti. Secondo l’Associazione dei Costruttori Esteri, le immatricolazioni del noleggio a breve termine e quelle di vetture intestate a società aumentate nei 10 mesi più del mercato, senza il fenomeno delle autoimmatricolazioni (cioè in gran parte dei Km 0) avrebbero addirittura segno negativo rispetto al 2016.

Ma questo è forse un dettaglio perché i costruttori non hanno certo alcun obbligo di alimentare il flusso e se lo fanno ritengono di avere dei vantaggi. Quello che senza dubbio fa la differenza è invece la spinta data dalle vetture aziendali allo svecchiamento del parco circolante nel quale ci sono ancora oltre 8 milioni di vetture (il 22% del totale) con un’età superiore a 16 anni, cioè Euro 2 o precedenti.

Con la ripresa delle vendite quest’anno le emissioni medie ponderate di CO2 dei nuovi veicoli entrati in circolazione sono scese di quasi 5 grammi al chilometro rispetto al 2015 consentendo nel 2017 di risparmiare 126 mila tonnellate di anidride carbonica in confronto a 3 anni fa. Un segnale da non sottovalutare e da alimentare poiché con la stagione fredda è tornato a salire l’inquinamento delle grandi città e le amministrazioni hanno preso ancora una volta provvedimenti di limitazione o blocco della circolazione penalizzando gli automobilisti. Per le associazioni di settore è questo il punto: la ripresa va agevolata con norme strutturali chiare e stabili che vadano tutte nella stessa direzione garantendo neutralità tecnologica. Ecco quindi la necessità di una cabina di regia che coordini il dialogo fra i protagonisti e soprattutto eviti che i sindaci prendano decisioni contrastanti confondendo gli automobilisti.

Se a livello di Unione Europea le vetture in linea con la normativa Euro 6 b sono considerate le più moderne e virtuose è quantomeno strano che a Roma non abbiano inserito le diesel di questo tipo fra le vetture autorizzate a circolare durante le domeniche ecologiche.

Con questo approccio accade che un’auto appena uscita dallo showroom viene subito fermata perché non ritenuta adeguata. Gli addetti ai lavori continuano a chiedere anche una disciplina fiscale per le vetture aziendali più simile al resto d’Europa, mentre si farà marcia indietro sul superammortamento che dava un aiuto in questa direzione. Un piccolo segnale verso la normalizzazione arriva invece dalla fine del divieto di noleggiare gli autobus; ora lo potranno fare anche le aziende del trasporto pubblico locale e questo sarà un vantaggio per sostituire più rapidamente i veicoli anziani e inquinanti.

 

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Mercoledì 13 Dicembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 17:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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