L'intervista Maurice Turettini

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MILANO
Per i costruttori d'auto di tutto il mondo è “l'appuntamento” per eccellenza. Una qualifica che il Salone di Ginevra si è guadagnato con una lunga storia (quella aperta al pubblico dal 5 al 15 marzo è l'edizione numero 85), con la felice collocazione a inizio d'anno, con la neutralità che solo un Paese senza un'industria nazionale da privilegiare può garantire, con la capacità di mantenere – unico tra i saloni europei di primo livello – la cadenza annuale.
Un'importanza confermata dai numeri citati dal segretario generale del Salone André Hefti: «Quest'anno sono presenti 200 espositori in rappresentanza di 700 marchi e di 30 Paesi del mondo. Le anteprime mondiali o europee sono 131, le vetture esposte 900, tra cui 80 – le cui caratteristiche sono riassunte in un prospetto distribuito gratuitamente ai visitatori – con emissioni di CO2 inferiori ai 95 g/km, limite medio previsto dalla legislazione europea per il 2021».
Proprio nel campo dell'auto ecologica si registra una delle novità di questa edizione: l'addio al Padiglione Verde. Ne abbiamo chiesto i motivi al presidente del Salone, l'Avvocato Maurice Turrettini: «Non abbiamo deciso noi, ma gli espositori. Le vetture a propulsione alternativa sono uscite dalla fase pionieristica per entrare a pieno titolo nei listini. Per questo i costruttori hanno deciso di esporli negli stand assieme al resto della gamma».
Sono previsti altri cambiamenti?
«Nuovi sono il logo, opera di uno studio di Zurigo, e il manifesto, realizzato grazie a un concorso vinto per il secondo anno consecutivo – anche se da un differente gruppo di studenti – dall'Università di Belle Arti sempre di Zurigo. Tra le iniziative collaterali, nel Padiglione 3 – che nel 2014 ospitava la rassegna storica dedicata alla 24 Ore di le Mans – ci sarà la mostra con cui Tag Heuer ripercorre trent'anni di collaborazione con McLaren e una costante presenza nell'automobilismo sportivo, la cui evoluzione viene rievocata da numerose vetture che hanno fatto la storia di ieri o che faranno quella di domani. Non solo Formula 1 e Rally, ma anche la recente Formula E per vetture elettriche e le gare di lunga durata».
Pensa che la decisione di sganciare il franco dall'euro possa incidere sull'affluenza?
«No. Ritengo che il condizionamento potrebbe venire piuttosto dalle condizioni del tempo. Molti visitatori, più dell'anno scorso, hanno acquistato in anticipo i biglietti, e quindi con il vecchio tasso di cambio. E poi sinceramente non credo che il biglietto – il cui prezzo intero è rimasto fermo a 16 franchi per il quinto anno consecutivo – venga a costare l'equivalente di 14 euro al posto dei precedenti 12 possa influire granché sulla decisione degli appassionati di venire al Salone».
E per quanto riguarda gli espositori, avete avuto conseguenze?
«Quest'anno no, perché tutti i contratti erano stati conclusi prima della liberalizzazione del cambio del franco. Vedremo cosa succederà l'anno prossimo, ma non temo conseguenze particolarmente pesanti. Bisogna considerare che il costo di partecipazione a Ginevra è inferiore fino al 40% rispetto agli altri maggiori saloni europei, il che ci lascia un ampio margine di vantaggio. Senza contare che la società organizzatrice redistribuisce tra gli espositori stessi il 20% dell'utile consuntivato a fine manifestazione».
Questa prassi è anomala nel panorama internazionale. Come mai?
«Perché il salone è organizzato da una Fondazione senza scopo di lucro con due soli occupati fissi: il sottoscritto e il direttore generale Hefti. C'è un Consiglio direttivo di 12 membri presieduto da me, che esercita la funzione esecutiva mentre quella per così dire legislativa è affidata un organo di controllo con 50 componenti nominati dagli operatori del comparto, soprattutto gli importatori».
Solo in due per un'organizzazione così complessa?
«Contiamo sull'efficienza e la competenza dei 200 dipendenti del Palexpo, che ci accompagnano con entusiasmo nell'avventura organizzativa in virtù di uno dei due contratti (l'altro riguarda l'affitto della struttura) stipulati con il Consiglio di Stato della Repubblica di Ginevra, con cui abbiamo in essere due distinti contratti, proprietario del quartiere espositivo».
Giampiero Bottino
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Martedì 24 Febbraio 2015 - Ultimo aggiornamento: 21-02-2016 15:13