Un momento della presentazione della 72^ Coppa d Oro delle Dolomiti

72^ Coppa d’Oro delle Dolomiti, Sticchi Damiani: «Grande evento di ACI Storico, su auto d’epoca troppe ingiustizie da sanare»

di Sergio Troise
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ROMA - Si profila come un grande evento la 72ma edizione della Coppa d’Oro delle Dolomiti, gara di regolarità organizzata da ACI Storico in programma dal 18 al 21 luglio con partenza ed arrivo a Cortina d’Ampezzo. La manifestazione, valida come prima prova del campionato italiano Grandi Eventi di ACI Sport (la seconda è la Targa Florio, in calendario a ottobre) è stata presentata a Roma, nella sede dell’Automobile Club d’Italia, dal presidente Angelo Sticchi Damiani e dal direttore di ACI Sport Marco Rogano, presenti il sindaco di Cortina d’Ampezzo Gianpietro Ghedina e alcuni rappresentanti degli sponsor.

Molte le novità previste per questa edizione della storica gara, un tempo riservata ai velocisti, oggi agli specialisti del pressostato (o delle fotocellule, se preferite) in grado di battersi sul filo dei millesimi di secondo al volante di auto prodotte non oltre il 1971. La prima novità sta nell’incremento delle presenze straniere: tra i circa 70 equipaggi iscritti, molti provengono infatti dall’estero. L’Europa è rappresentata, oltre che dai padroni di casa italiani (tra i favoriti per la vittoria gli specialisti Giuliano Canè, su lancia Aprilia del 1938, e Giovanni Moceri, su Fiat 508 C del 1939), da tedeschi, olandesi e svizzeri, mentre altri equipaggi provengono da Cina, Emirati Arabi, Giappone, Messico, Sud Africa.

Sono giapponesi gli equipaggi provenienti da più lontano: uno è formato da Hidetomo Kimura e Tetsu Kurosawa, che gareggeranno con una straordinaria Osca MT4 Frua del 1952; l’altro da Kenji Nakahara e Kohei Hayashida, in gara con una Mini Cooper S. Sempre dall’Asia, ma in questo caso da Hong Kong, è attesa la coppia Marc Mezey-Paul Luca Mezey, in gara con una Austin Healey 100/4 del 1953. Dal Sud Africa arriveranno a Cortina Francesco Lami e Guido Aldo Venturini Del Greco, impegnati con una Giulietta Sprint, mentre gareggerà con una Porsche Speedster del 1955 l’equipaggio formato da Salim Al Rifai Hajjo (Emirati Arabi) e Giuliana Vecchi. Altri stranieri attesi a Cortina sono i messicani Francisco Lopez Guerra–Francisco Lopez Larrea, in gara con una Lancia Aurelia B24S del 1957, splendida GT italiana simile a quella che guiderà Angelo Sticchi Damiani (il presidente ACI ha un passato nei rally e di tanto in tanto ama rimettersi al volante).

Aldilà della gara di regolarità, il programma della 72ma Coppa d’Oro delle Dolomiti prevede alcune novità interessanti, come la Coppa d’Oro Legend, alla quale potranno partecipare, con classifica separata, auto prodotte dal 1972 al 1990. E ancora: ai collezionisti in possesso di vetture Gran Turismo stradali costruite a partire dal 1991 è riservato il Tributo Coppa d’Oro delle Dolomiti, mentre una giuria di esperti presieduta da Corrado Lo Presto (vincitore abituale di concorsi internazionali noto in tutto il mondo) assegnerà a tre auto giudicate meritevoli il Premio Coppa d’Oro del Concorso d’eleganza, altra new entry voluta dagli organizzatori per arricchire il programma della manifestazione.

La gara vera e propria si svolgerà in due tappe per complessivi 450 km (250 la prima, 190 la seconda) lungo un percorso affascinante, che prevede 91 prove cronometrate e il transito nei principali passi dolomitici (Gardena, Sella, Pordoi, Falsarego…), “territori che proprio quest’anno festeggiano il decimo anniversario del riconoscimento Unesco come patrimonio dell’umanità” ha tenuto a ricordare il sindaco di Cortina Gianpietro Ghedina.

Sono del 1929 le vetture più anziane: un’Alfa Romeo 6C 1750 SS, affidata ad Alessandro Gamberini e Arturo Cavalli, e due Lancia Lambda, una 223 VIII Serie di Olindo Deserti-Marco Torlasco, e una 221 Casaro di Alessandro Marzotto e Giulia Siliprandi.

L’edizione 2019 della Coppa d’Oro delle Dolomiti si profila dunque come un evento di grande fascino, capace di esaltare lo spettacolo e di soddisfare come meglio non si potrebbe la passione dei collezionisti in gara. Ne va dato atto ad ACI Storico, mai come in questa fase impegnato in primissima linea per valorizzare l’attività sportiva, ma non solo. “Siamo i primi a batterci per la sostenibilità ambientale – ha detto Sticchi Damiani – ma non condividiamo certi cervellotici provvedimenti delle amministrazioni comunali, mirati a limitare la circolazione delle auto da collezione, ignorando che i veicoli realmente storici sono gioielli conservati in perfetta efficienza, usati molto poco e dunque non necessariamente responsabili dell’inquinamento”. Proprio per dare concretezza alle teorie sostenute dall’ACI, il presidente ha anticipato che “in occasione della Coppa d’Oro verrà misurato l’inquinamento prodotto dalle vere auto storiche, e sottolineo vere”.

Il riferimento del numero 1 dell’ACI è al preoccupante dilagare di “presunte” auto storiche, in realtà soltanto vecchie auto che riescono ad ottenere il fatidico CRS (Certificato di Rilevanza Storica) iscrivendosi ai club privati che si riconoscono nell’ASI (Automotoclub Storico Italiano) e ottenendo sconti sulle polizze di assicurazione e agevolazioni fiscali.

“Una intollerabile assurdità – tuona Sticchi Damiani - che consente a persone di cui lo Stato non conosce neanche l’identità, la preparazione, i titoli, di rilasciare certificazioni non consentite neanche alle case produttrici di quelle auto. E’ il caso persino della Ferrari, che nei suoi archivi dispone di tutta la documentazione necessaria per attestare l’originalità di una macchina prodotta a Maranello, ma non può farlo se non a titolo privato, senza alcun riconoscimento da parte dello Stato. Noi stessi dell’ACI – osserva ancora Sticchi Damiani – da sempre verifichiamo le vetture da competizione, disponendo di tecnici preparati e competenti, e potremmo ovviamente certificare anche le vetture stradali. Ma in Italia può farlo, per legge, esclusivamente un club privato”.

Dell’annosa questione, e della necessità di proporsi alla politica come una forza unitaria a difesa del collezionismo storico, si è parlato recentemente (il 12 giugno a Torino, nella sede “neutrale” di FCA Heritage) dove si sono ritrovati a confronto ASI e ACI (più altre parti interessate) ma a conclusione dei lavori è stato redatto un documento che l’ASI e la FMI (Federazione motociclistica) non hanno firmato, sostenendo che fosse necessario prendere tempo per consultazioni al proprio interno.

“Purtroppo dopo l’incontro a Torino non ci sono stati sviluppi e la situazione è immutata” ha detto, con rinnovato disappunto, Sticchi Damiani, affidando a una nota dell’ufficio stampa di ACI Storico un esauriente quadro della realtà del collezionismo, dal punto di vista economico e culturale. “Una ricerca dell’Istituto Piepoli Visentini – si legge nella documentazione dell’ACI - ha stimato in 2,2 miliardi di euro il valore economico annuo generato dal motorismo storico in termini di spesa di manutenzione e restauro, oltre all’indotto determinato dalla partecipazione ad eventi, con un forte contributo nel produrre lavoro per migliaia di artigiani con competenze esclusive che pongono l’Italia ai vertici mondiali. È quindi fondamentale – sostiene l’ente - tutelare e salvaguardare il mondo del motorismo storico, ma anche razionalizzarlo, per effettuare un’azione mirata sugli eventi e i veicoli di reale interesse storico-collezionistico”.

Sticchi Damiani ha colto dunque l’occasione della presentazione della Coppa d’Oro delle Dolomiti per sottolineare, una volta di più, la posizione critica dell’ACI. “Non è accettabile – ha ricordato - ciò che oggi è consentito dalla legge, e cioè che qualsiasi auto con più di vent’anni può diventare vettura d’epoca; per una Punto qualsiasi – protesta il numero 1 dell’ACI - basta aprire una pratica da circa 150 euro, farsi rilasciare il certificato di rilevanza storica dall’ASI e il gioco è fatto. Senza veri controlli di qualità – aggiunge - si può godere di un notevole risparmio sul bollo e si sarà incoraggiati a non cambiare automobili che il più delle volte non hanno un reale valore storico”.

Che fare, allora? Secondo Sticchi Damiani “è necessario stringere le norme per le iscrizioni al registro delle auto storiche, perché solo 380.000 dei 3,8 milioni di autoveicoli dai 20 ai 29 anni oggi circolanti in Italia hanno un reale valore storico. Gli altri 3,4 milioni circa sono solo auto vecchie, poco sicure, che girano tutti i giorni, inquinano e vanno rottamate”.
 

 

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Venerdì 5 Luglio 2019 - Ultimo aggiornamento: 19:15 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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