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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Auto in attesa di essere vendute

Crolla il mercato dell'auto. In particolare difficoltà le vetture con la spina indispensabili per la transizione ecologica

di Giorgio Ursicino

Nuvoloni neri sul settore dell’auto. I dati di vendita di agosto divulgati ieri mostrano una decisa contrazione delle consegne che sono crollate addirittura del 13,4% incidendo anche sul cumulato in lenta, ma costante ripresa. E la crisi della Volkswagen non fa che confermare un quadro difficile. Il colosso tedesco ha fatto sapere che è pronto a chiudere uno stabilimento a causa del calo delle vendite. A rischio ovviamente i posti di lavoro. Le associazioni di settore puntano il dito sulla fine delle risorse stanziate dagli incentivi. Cosa vera, ma non sufficiente a spigare il tracollo.

Nell’ultimo mese che di solito pesa solo il 5% sul totale dell’anno sono state immatricolate 69.121 rispetto alle 79.787 dello stesso periodo del 2023 che registrò una crescita del 12% rispetto al 2022. Di conseguenza l’aumento nei primi otto mesi dell’esercizio ripiega su un poco vigoroso 3,8%, con un totale di 1.080.447 esemplari che rappresentano il 18,5% in meno in relazione al 2019, l’anno prima della pandemia. Sono in diversi a fare riferimento sui quei volumi, considerandoli fisiologici per un paese come il nostro che ha uno dei parchi circolanti più vasti ed anziani del Continente, ma è molto improbabile che si torni su quei livelli perché lo scenario è cambiato è non basta annullare la variabile covid.

In Europa c’è la guerra e la Germania, da sempre locomotiva d’Europa specialmente nel settore automotive è entrata in crisi con forti ripercussioni sull’intero continente. I dati resi noti dall’Acea a livello continentale sono ancora fermi a luglio, ma quello che manca rispetto al 2019 è ancora superiore rispetto al nostro paese. La cosa nella Penisola, però, è particolarmente preoccupante se si accendono i riflettori sul comparto delle vetture poco o nulla inquinanti, quelle con la spina, le elettriche pure (Bev) e le ibride plug-in (Phev) che possono rifornirsi di energia pulita e quindi contribuiscono al drastico abbattimento delle emissioni di CO2 che è considerata il climalterante per eccellenza. Queste due categorie, insieme, danno vita alle Ecv.

Ebbene le ECV sono il termometro per valutare la velocità della transizione ecologica dal punto di vista della mobilità e le performance di questo comparto è decisamente insufficiente. Un segnale sul quale, prima o poi, bisognerà fare i conti, al di la dell’aspetto economica e sociale della perdita delle vendite totali. Le Ecv ad agosto hanno totalizzato un misero 7,3% del mercato totale. Il confronto con il 9,1% dello stesso mese del 2023 segna un passo del gambero per nulla promettente: invece di andare avanti, regrediamo dal punto di vista ambientale, nonostante un cospicuo numero di nuovi modelli siano arrivati negli showroom con prezzi, sempre cari, ma più competitivi.

Le Bev sono al 3,7%, le Phev addirittura al 3,5. In tutti gli altri quattro grandi paese europei la somma di queste due entità è a doppia cifra, alcuni addirittura oltre il 20%. L’aspetto più allarmante è che gli ecobonus per i veicoli zero emission partiti all’inizio di giugno sono rimasti disponibili per meno di un giorno, praticamente nulla. E il settore chiede a gran voce che vengano rimpolpati per dare almeno ossigeno a questa fondamentale nicchia. Le emissioni medie delle nuove vetture immesse sulle strade erano al 113,7 grammi al chilometro a gennaio 2022, sono al 119,2 adesso. Un mezzo disastro.

Fra le motorizzazioni sono tutte in calo (benzina, diesel, elettrica, plug-in, scomparso è il metano); vanno meglio delle altre solo il GPL (arrivato oltre il 10%, molto più delle Ecv) e le ibride senza spina. Quest’ultimo andamento è del tutto normale perché fra non molto tutte le vetture termiche avranno almeno il recupero di energia come già lo sfoggiano le citycar al vertice della classifica delle vendite. Gran parte delle perdite sono da addebitare alle performance di Stellantis anche se i dati di un singolo mese non sono significativi e vendite troppo spinte potrebbero poi incidere sui risultati economici. Il costruttore transatlantico ha perso in ogni caso il 32% e le ottomila vetture in meno quasi coincidono con la perdita dell’intero mercato.

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Martedì 3 Settembre 2024 - Ultimo aggiornamento: 08:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA