• condividi il post
MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Da sinistra, Oscar Piastri, Max Verstappen e Lando Norris in lotta per il Mondiale 2025

F1, un finale di stagione entusiasmante: lotta a tre per il titolo, era dal 2010 che non accadeva

di Giorgio Ursicino

Di gran premio in gran premio, le gerarchie vanno in testacoda. Se non fosse per la Ferrari, che quest’anno non è proprio riuscita a soddisfare le aspettative, si può affermare con certezza che quello 2025 è un Campionato veramente entusiasmante. L’assenza del Cavallino dalle sfide che contano non è un vuoto solo per i tifosi italiani. Il brand della Motor Valley è un’eccellenza planetaria che vanta tifosi in tutti i continenti e sfila a Wall Street con numeri finanziari da favola. Questi contribuiscono ad una leggenda fatta di imprese sportive e supercar stradali altamente prestazionali da essere considerate, non auto ma, capolavori esclusivi. Il GP del Messico ha ancora una volta rimescolato le carte proponendo un finale di stagione al cardiopalma come non si vedeva da anni. La scala di valori è completamente ribaltata rispetto a qualche settimana fa.

Il gelido Piastri che, complice un’affidabilità non proprio perfetta della monoposto del compagno, pareva lanciato verso il titolo, per il secondo weekend di fila ha corso con il braccino muovendosi quasi da comprimario. Agli antipodi un Norris che appariva veloce, ma insicuro, molto titubante, ha tirato fuori il costume da super eroe realizzando una gara in “altura” veramente sensazionale. Ha rifilato oltre mezzo minuto ad un diabolico Leclerc e a Sua Maestà Verstappen, scavalcando in classica di un punto Oscar l’australiano che, con una papaya identica alla sua, ha beccato oltre 40 secondi. Proprio super Max, che sembrava finalmente di poter contare su una Red Bull come si deve, è riatterrato fra gli umani, anche se si è avvicinato alla vetta dalla quale ora dista solo 36 punti. Insomma, una corona per 3 moschettieri perché, con 4 GP e 2 Sprint ancora da disputare, ognuno può conquistare 116 gettoni così che parte un esplosivo mondialito.

Ad inserirsi nella zuffa ed infiammare l’atmosfera senza ambizioni personali i 4 piloti di Ferrari e Mercedes che dispongono di vetture un po’ bizzose ma si stanno giocando la piazza d’onore del Mondiale Costruttori dove Maranello ha riscavalcato Stoccarda di una sola lunghezza. Sia come sia, erano 3 lustri che 3 piloti non sognavano in grande ad un tiro di scoppio dalla fine. La F1 del terzo millennio, infatti, ha vissuto i vari “cicli tecnici” con la superiorità di un team e del suo condottiero: la Red Bull con Verstappen, la Mercedes con Hamilton e ancora il team austriaco con il giovane Vettel.

L’ultima volta che ci fu scontro a 3 fino all’ultimo passaggio fu nel 2010 quando Alonso, all’esordio in Ferrari, si presentò alla corrida finale di Abu Dhabi con il titolo in saccoccia, doveva solo tenere a bada la coppia della rampante RB Webber-Vettel che per la prima volta aveva già vinto il titolo Costruttori. Il bicampione del mondo spagnolo aveva 246 punti, Mark 238, Seb 231. Sembrava fatta. Invece ecco il ribaltone con una regia che ha dell’incredibile. Alla Ferrari marcano l’esperto australiano, trascurando lo sbarbato tedesco. Fernando precede Webber, ma i due sono settimo e ottavo intruppati dietro all’anonimo Petrov, mentre Vettel, zitto zitto, va a vincere e diventa il più giovane campione del mondo. Altra curiosità: Seb per tutta la stagione non era mai stato in testa al Campionato. 

Un’altra battaglia a 3 allo sprint finale entrata nella storia si disputò nel 1986 fra piloti che sono fra i più titolati. La coppia della Williams Mansell-Piquet e lo scaltro Alain Prost che era campione in carica con la McLaren. La Williams, motorizzata Honda, aveva una marcia in più, era riuscita a mettere in bacheca 9 GP contro gli appena 3 del duo di Woking Prost-Rosberg (Keke, il papà finlandese di Nico). Alla gara finale in Australia (all’epoca si correva ad Adelaide) il baffuto inglese della Williams si presentò per ritirare il suo primo titolo: aveva 70 punti contro i 63 del compagno Piquet e del “Professore”.

A quel tempo il primo posto regalava solo 9 punti ed il secondo 6, agli inseguitori non sarebbe bastato nemmeno arrivare secondi per mettere le mani sulla corona. Al contrario a Nigel bastava un misero quarto posto per essere matematicamente campione. Il diavolo ci mise lo zampino con l’aiuto della Goodyear: garantì che con le gomme si poteva fare l’intera gara. Non fu così. Mansell acchiappò con autorità la pole e la prima fila fu tutta Williams. Prost forò e quella iella fu la sua fortuna perché cambiò tutti e 4 i pneumatici. I Goodyear non erano in grado di fare tutta la gara, a Nigel esplose una copertura e addio sogni di gloria.

 

  • condividi l'articolo
martedì 28 ottobre 2025 - Ultimo aggiornamento: 29-10-2025 10:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA