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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Lewis Hamilton con la SF-23 durante i suoi primi giri con la Ferrari sulla pista di Fiorano

Hamilton al volante della Ferrari: «Un sogno che s'avvera, un'emozione speciale»

di Giorgio Ursicino

Prosegue la “full immersion” del Baronetto nel mondo Ferrari. Ieri, al terzo giorno di permanenza a Maranello, Hamilton ha fatto quello che è il massimo per un pilota: ha guidato. La prova in sé aveva un importanza relativa. Per fare questo tipo di test possono essere usate monoposto vecchie almeno di un paio d’anni e i tecnici avevano preparato di tutto punto una poco gloriosa SF-23. L’auto, quando era in servizio, ha vinto una sola gara rimasta negli annali per la strategia perfetta. Nel gran premio di Singapore Sainz riuscì a partire in testa e a rimanerci nonostante in gara non fosse il bolide più veloce. Per Lewis ieri è stato certamente un momento di alto valore emotivo.

L’esordio al volante della Ferrari, il sogno di una vita per il pilota più titolato di tutti i tempi. E la prima volta da quando corre in Formula 1, ormai quasi due decenni, che non utilizza un motore Mercedes. Di tempi neanche a parlarne. Al di là della Rossa vecchiotta, il sette volte campione del mondo non conosceva il circuito peraltro bagnato da una foschia padana ed aveva gomme specifiche. Sicuramente invece ha familiarizzato con suo nuovo “ufficio” per verificare che il sedile, il volante e la posizione di giuda fossero quelli che ha “suggerito” lui. Sulla Rossa c’era il numero 44, vero marchio di fabbrica per il fenomeno. Altri due particolari più emozionali che sostanziali sono stati la tuta e il casco, sempre giallo ma più acceso.

Può sembrare una sciocchezza, ma è un impatto forte vestirsi tutto di rosso per uno abituato a tinte tenui come il grigio o il nero. Anche perché quel colore è abbinata da sempre alla Scuderia più vincente nei tre quarti di storia della F1. Hamilton si è vestito all’interno della casa-ufficio che fu di Enzo Ferrari, poi ha percorso le poche decine di metri per entrare nel piccolo, ma affascinante box all’interno della pista di Fiorano. La nebbia, quando Lewis ha acceso la power unit poco dopo le nove, era abbastanza fitta e i meno giovani hanno subito ricordato il 16 novembre del 1995 quando Michael Schumacher debuttò al volante della Ferrari.

Hamilton ha fatto i pochi giri di istallazione per vedere che tutto fosse a posto con le gomme rain, poi e rientrato e, mentre parlava con il suo nuovo ingegnere di macchina Riccardo Adami, gli sono state montante le slick. Poi tre run di una decina di giri ciascuno, con l’ultimo un po’ più corto. Il Baronetto ha saggiato la scarsa aderenza, qualche volta ha staccato forte, una è finito addirittura lungo. Al box il team principal e regista del prestigioso ingaggio Frédéric Vasseur ed il suo vice con cui il pilota ha già lavorato in Mercedes, l’ex pilota Jerome d’Ambrosio. Ma la scena più tenera è stata la presenza dei due genitori separati di Lewis che lo hanno accompagnato in questo giorno speciale. A godersi lo spettacolo anche Piero Ferrari che a Fiorano ne ha viste tante.

«Fin qui nella mia carriera ho avuto la fortuna di poter vivere molte “prime volte” ha commentato un emozionato Hamilton - il primo test, la prima gara, il primo podio, la prima vittoria e il primo campionato. Quindi non ero sicuro di quante altre “prime” speciali avrei potuto ancora vivere, ma guidare per la prima volta una monoposto della Ferrari è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Quando ho messo in moto e sono uscito dal garage, avevo il mio sorriso più grande stampato sul volto. Mi ha ricordato la primissima volta che ho testato un’auto di Formula 1, un momento così emozionante e speciale. Oggi, quasi vent’anni dopo, ho provato di nuovo quelle stesse emozioni».

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Giovedì 23 Gennaio 2025 - Ultimo aggiornamento: 24-01-2025 13:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA