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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Eddie Jordan

Jordan, ci ha lasciato l'ultimo dei piloti-costruttori: per la F1 finisce un'epoca

di Giorgio Ursicino

La F1 a Shanghai sta per riaccendere i motori con un velo di tristezza nel cuore. Questa mattina alle 8.30 (diretta su Sky) si disputeranno le qualifiche della gara sprint in programma questa notte. Intanto dal Sudafrica è arrivata la notizia che Eddie Jordan ha perso la sua battaglia contro un male parecchio ostile e, proprio all’inizio di primavera, dalla bella Città del Capo, è salito in cielo. Eddie aveva 76 anni e, all’inizio del 2024, aveva scoperto di avere un cancro alla prostata che aveva già aggredito la vescica. Era troppo tardi perché in poco tempo si è esteso al bacino ed anche alla colonna vertebrale.

Jordan era uno degli ultimi personaggi di un’epoca che non esiste più, un “self made man” che era partito dal nulla costruendo una favola. Sempre istrionico, profondamente umano e dalla grande inventiva. Era nato a Dublino, il 30 marzo del 1948. In età non proprio giovanissima, all’inizio degli anni Settanta, comprò un kart ed iniziò a correre. Negli anni successivi passò in Formula Ford e poi in Formula 3 dove si ruppe una gamba. Guarito vinse tre gare in Formula Atlantic nel 1977 e, la stagione successiva, il campionato nazionale della stessa categoria. Insieme al più talentuoso Stefan Johansson, poi pilota di F1 con Ferrari e McLaren e vincitore della 24 Ore di Le Mans, prese parte alla F3 britannica, gareggiò in F2 e fece alcuni test per la McLaren di F1 prima di appendere il casco al chiodo a trent’anni.

Proprio nel 1979 fondò il suo team che iniziò con la F3 molto prestigiosa in Inghilterra. Nel 1983 il suo pilota Martin Brundle arrivò secondo in Campionato preceduto solo dall’invincibile Ayrton Senna, mentre l’anno successivo vinse Herbert con una monoposto del Jordan Racing. Quindi il passaggio in F3000 dove nel 1988 vinse il Titolo per team con la coppia Donnelly-Herbert e nel 1989 quello Piloti con Jean Alesi. Era il momento del grande salto, la squadra cambiò nome in Jordan Grand Prix ed Eddie esordì in F1 nel 1991. Fu subito gloria. Al Gran Premio del Belgio di quell’anno Jordan mise in macchina, al posto di Gachot e a fianco a De Cesaris, uno sconosciuto tedesco che correva nel Mondiale Sport Prototipi con la Mercedes. Il rampollo si chiamava Michael Schumacher è riuscì a partire in settima posizione.

Un trionfo, una mossa da vero talent scout. Schumi la gara successiva passò alla Benetton di Flavio Briatore, ma sembra che il furbo Eddie monetizzò abbastanza per il suo esordiente team. Nel 1998, sempre sulla pista di Spa, l’ex Campione del Mondo Damon Hill ed il fratello di Schumi Ralf, ottennero il primo e secondo posto con la Jordan. L’anno successivo Frentzen vinse due gran premi e chiuse sul podio il Campionato. L’ultima vittoria nel 2003 in Brasile con Giancarlo Fisichella, poi alla fine del 2005 il ritiro. La Jordan Grand Prix passò di mano diventando prima Spyker, poi Force India quindi Racing Point.

Attualmente, quello che fu il team di Jordan, è diventata l’Aston Martin di Silverstone e proprio la squadra inglese ha mandato un messaggio: «Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di Eddie Jordan. Il suo impatto sarà sentito in tutta la comunità del motorsport per le generazioni a venire. I nostri pensieri sono rivolti alla sua famiglia, ai suoi amici e ai suoi colleghi in questo momento». In Cina lo ha ricordato il capo della F1 Domenicali: «Siamo profondamente tristi nell’aver appreso della perdita di Eddie Jordan. Con la sua inesauribile energia ha sempre saputo come far sorridere la gente, rimanendo genuino e brillante in tutte le occasioni».

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venerdì 21 marzo 2025 - Ultimo aggiornamento: 22-03-2025 09:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA