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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Romain Grosjean avvolto dalle fiamme

L'incubo del fuoco torna in F1: Grosjean esce dall'inferno, l'Halo e la dea bendata l'hanno salvato

di Giorgio Ursicino

Per alcuni secondi l’incubo della tragedia ha stretto alla gola la Formula 1. Sono ripassate davanti agli occhi le immagini della primavera 1994 quando, in un solo weekend, la dea delle velocità si portò via la vita da eroe ignoto dell’austriaco Roland Ratzenberger e quella del Maradona dei piloti, il divino brasiliano Ayrton Senna. Ad impietrire tutti davanti alla tv sono state le fiamme, il fuoco. Violento e sconosciuto perché da decenni non si vedeva più in F1. Da quando le scocche sono in carbonio indistruttibile, e il serbatoio di sicurezza è fra il pilota e il motore, non si era mai più vista una scena del genere.

Anche nei crash più violenti e devastanti, a 300 km/h. Il semaforo si era spento da poco, il solito Re Nero era già andato in fuga. Nelle retrovie, all’inizio di un tranquillo rettilineo, due piloti considerati “focosi”, si sono toccati. Roman Grosjean ha scartato a destra, Daniil Kyvat si trovava lì. Una manovra che nelle retrovie accade spesso e che, di solito, finisce con un pesante danno dal carrozziere. Di chi è la colpa? Poco conta. Dalle numerose immagini mandate più volte, l’errore sembra del pilota della Haas che ha avuto la peggio e, solo per miracolo, è uscito quasi indenne dal rogo.

La monoposto del team americano ha toccato con la ruota posteriore destra l’anteriore sinistra dell’Alpha Tauri ed è partita per le tangente andando a picchiare, quasi perpendicolarmente, sul guardrail. È stato un attimo. Anche perché in quel punto non c’è via di fuga e le monoposto erano in accelerazione. L’urto è stato tremendo, la decelerazione devastante: in un lampo la Haas è passata da oltre 200 all’ora a zero, spezzandosi in due e disintegrando il serbatoio che si trova proprio sul punto della frattura. L’auto si è accesa come un cerino anche perché, essendo la corsa appena partita, aveva a bordo almeno un quintale di benzina.

La parte posteriore è rimasta quasi intatta. Quella anteriore, con Romain dentro, è esplosa, miscelandosi con le barriere completamente divelte. Le fiamme hanno avvolto tutto. Impossibile resistere più di una manciata di secondi in un inferno del genere. Appena divampate le fiamme sono state tolte le immagini. Di solito accade così quando non c’è più nulla da fare. Torna alla mente il botto di Niki Lauda al Nurburgring nell’agosto del ‘74 anche se il vigore di quel rogo era senz’altro inferiore perché la vettura prima di arrestarsi aveva percorso un centinaio di metri perdendo parecchio carburante.

Invece, come per magia, dopo un minuto Grosjean è ricomparso nella Mercedes del medico di gara, con il volto di chi ha visto la morte in faccia, ma incredibilmente illeso. Acciaccato, ma illeso. Poi sono andati in onda replay da tutte la angolazioni. Chi ha tirato fuori il pilota dagli inferi? Sembrerà strano, ma Romain, alla terzultima gara della sua onorevole carriera (non ha mai vinto, ma è salito dieci volte sul podio) è uscito da solo. Anche perché nessuno poteva avvicinarsi ad un calore del genere. Come abbia fatto nessuno lo sa. Ha impiegato poco più di una decina di secondi per lasciare il rottame incandescente.

Un terno al lotto. Deve ringraziare la cellula che ha tenuto, l’halo che ha svolto il suo compito il maniera encomiabile e di aver trovato un pertugio fra l’ammasso di rottami dell’acciaio del guardrail e del carbonio della scocca aggrovigliati in un abbraccio mortale. In più, può accendere un cero che l’impatto non gli ha tolto le forze come normalmente accade. Grosjean è stato portato all’ospedale per controlli più accurati, ha bruciature ai piedi e alle mani e sospette fratture alle costole. Ma la cosa importante è che è vivo.

Certo, vedendo la scena quando è stato spento l’incendio fa ancora più paura e non si spiega come su un circuito di F1, pure moderno, possa esserci un rail di quel tipo anche se in un punto non ritenuto pericoloso. Infatti, per far riprendere la corsa, è stato sostituito da una barriera indeformabile in cemento. La gara è stata senza storia. Hamilton, dopo la pole numero 98, si è portato a casa anche la vittoria numero 94, comandando le danze dall’inizio alla fine.

Manco non avesse vinto il suo settimo titolo mondiale pochi giorni fa. Alle sue spalle il solito Verstappen, l’unico a dare qualche pensierino a Lewis, poi l’altra Red Bull di Albon. Il podio, però, era di Perez tradito a pochi chilometri dal traguardo dal suo motore Mercedes che accompagna l’inglese nei suoi infiniti trionfi. Per la Ferrari solo un punticino, Leclerc ha chiuso decimo per il ritiro del messicano.

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Lunedì 30 Novembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 02-12-2020 21:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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