Gli auguri non sono dei più allegri. Con il virus ancora in piena attività e al termine di una stagione da dimenticare. Mattia Binotto, però, è sereno. Pure rilassato. Invece del comandante di un vascello appena uscito dalla tempesta, sembra il condottiero dal polso fermo di un Cavallino rimasto senza amministratore delegato. Mattia è sicuro. Si vede che ha la totale fiducia del presidente Elkann che gli ha dato l’ok di lavorare sul futuro perché in F1 si possono fare più danni se si cerca di recuperare in fretta. Per i resto è il solito Mattia. Schietto. Simpatico. Obiettivo. E sembra pure molto sincero nell’argomentare come è andata è come potrebbe essere la stagione che verrà.
Ingegnere un 2020 difficile.
«Per noi è andata maluccio, ma lo sport di cui siamo la realtà principale ha messo in piedi una grande stagione con 17 GP altamente spettacolari. C’è da essere orgogliosi».
Un po’ meno dei vostri risultati.
«Certo, non è un segreto per nessuno. Siamo andati peggio di quanto sperassimo, una media decisamente insufficiente. I risultati parlano da soli: abbiamo chiuso sesti fra i costruttori, non avveniva dal 1980. La vettura non dico che era nata bene, ma la pandemia ha complicato la situazione e noi abbiamo accettato cose sfavorevoli per il bene comune».
A cosa si riferisce?
«Bisognava prendere decisioni drastiche per affrontare il covid e, come è giusto che sia, ci siamo comportati sempre responsabilmente. Rimandare le nuove regole al 2022 e congelare molte evoluzioni penalizzava noi che dovevamo recuperare, favorendo chi era in vantaggio».
Quali sono le aree dove vi siete trovati più in difficoltà?
«Ci è mancata troppo la velocità di punta. Ci siamo impegnati con la Federazione a rispettare le nuove direttive che non erano in linea con la strada da noi intrapresa e ci sono mancati tanti cavalli senza alcuna possibilità di recupero. Anche l’aerodinamica non era valida. C’era più carico, ma troppa resistenza. È difficile correre così, ma siamo sicuri che miglioreremo con gli sviluppi di questo inverno».
Cosa state cambiando?
«Il motore è tutto nuovo, sta girando al banco e sembra molto promettente. Il telaio, invece, non si può toccare. Pensiamo invece di migliorare la configurazione aerodinamica».
Come si chiama la nuova monoposto? Quando la presenterete?
«Un nome semplice, abbiamo deciso per SF21. Faremo una presentazione della nuova squadra qui a Maranello a febbraio, ma non si vedrà la nuova vettura che verrà svelata all’inizio di marzo a Barcellona prima dei test».
Pensate di tornare a vincere?
«Sinceramente annullare il ritardo dalla Mercedes credo sia impossibile in breve tempo. Dobbiamo però tornare a lottare per posizioni che ci competono. Il 2020 deve essere una parentesi anomala, nei 5 anni precedenti siamo arrivati 4 volte secondi e una volta terzi lottando anche per la vetta della classifica. Questo è il nostro obiettivo».
Cosa spera dalla nuova formazione?
«Abbiamo sangue fresco, era dal 1968 che non schieravamo due piloti tanto giovani. Tutti conoscono il talento di Leclerc, siamo noi che dobbiamo dargli una macchina all’altezza. Puntiamo molto su Sainz, sono convinto che sia la scelta giusta. Speriamo di aprire un ciclo con loro».
Charles ha un contratto più lungo di Carlos, ci sono delle gerarchie nel team?
«Assolutamente no, partono alla pari. Ognuno è libero di correre. Poi terremo conto della situazione, l’interesse della Ferrari è prioritario».
Per Vettel è stata una stagione pessima. Vi accusano di trattare male i piloti.
«Non scherziamo, Seb ha avuto delle difficoltà. Non è facile correre con uno come Leclerc. Ma il rapporto con lui è sempre stato ottimo, lo consideriamo ancora uno di noi e riconosciamo il suo impegno e la sua dedizione fino all’ultimo».