Alla vigilia di un uragano, c’è sempre un po’ di incertezza. E sul mondo dell’auto, sono tutti concordi, si sta per abbattere la “tempesta perfetta”. Un evento dopo il quale nulla sarà più come prima. Non avrà la forza di un terremoto che si scatena in pochi secondi. Sarà un processo che durerà venti, forse trent’anni, alla fine del quale avremo una mobilità tutta nuova. E un mondo diverso. Sicuramente migliore. Nel “d day” i veicoli saranno tutti zero emission e la maggior parte di essi si guiderà da solo. Saranno totalmente connessi e, soprattutto, si riforniranno da fonti rinnovabili, realizzando la tanto attesa “decarbonizzazione”.
Sarà come arrivare nella terra promessa, dopo quasi due secoli trascorsi a scorrazzare con il motore termico, tanto affascinante, ma inquinante poiché sprigiona energia solo dalla combustione. Da ora ad allora ne vedremo delle belle, conviveranno le alimentazioni più diverse per bilanciare nel modo migliore le esigenze ambientali con quelle dei costi, dell’occupazione e sociali. Un costruttore, c’è da dirlo, ha iniziato prima degli altri a porre questi temi in cima alla lista delle priorità e, non è un caso, oggi si ritrova in vantaggio sui rivali. È la giapponese Toyota che curava al massimo la qualità non percepita quando i più esaltavano il design e le performance, le cose che si vedono a prima vista.
Gli ingegneri di Nagoya furono i primi ad accorgersi che un’auto genera e spreca una grande quantità di energia e recuperarne una parte era d’obbligo, una sfida che bisognava vincere in fretta. Ecco la rivoluzione ibrida già negli anni Novanta, una mossa che fa scendere i consumi e le spese di gestione, oltre ad avere un forte impatto ecologico. Forse per questa genialità e questa determinazione, oggi il brand delle tre ellissi è una delle prime case mondiali in termini di volumi e, fra i giganti, non ha avversari dal punto di vista della capitalizzazione: vale quasi il triplo della seconda in classifica. Abbiamo parlato di questi argomenti con Mauro Caruccio, numero uno di Toyota e Lexus in Italia.
Qual’è la sua “vision” da un osservatorio privilegiato. Che tipo di auto dovrebbero comprare ora gli italiani?
«Non ci sono molti segreti. L’obiettivo è realizzare vetture sempre migliori che rispettano l’ambiente e che hanno qualità, livelli di sicurezza e affidabilità in grado di aumentare la soddisfazione dei consumatori durante tutta l’esperienza di utilizzo. Il mercato decide e i clienti sono più preparati di quanto si creda: sanno scegliere il prodotto migliore, il più adeguato ai tempi».
Mai come ora c’è stata una scelta tanto ampia. Come indirizzare i consumatori fra ibrido, elettrico, benzina, diesel, Gpl, metano?
«La Toyota ha una sua visione, molto chiara. Il tema era già molto sentito a Nagoya un quarantina d’anni fa. Adesso la road map ecologica è stata definita nei dettagli, sappiamo benissimo cosa fare e cerchiamo di concentrarci su quello. In questa fase, dove ancora convivono vari tipi di alimentazione, privilegiamo quella migliore per il cliente. Quella che ha più chance di incidere e affermarsi sul mercato. C’è vero progresso quando una nuova tecnologia diventa disponibile per tutti, un approccio poi sintetizzato in «democratizzazione della tecnologia».
Qual è attualmente?
«Noi crediamo sia il “Full Hybrid”. Una vettura elettrica a tutti gli effetti, il cui motore elettrico ad alta potenza lavora in coppia con un propulsore termico che è lo stato dell’arte del momento. Siamo convinti che ciò si traduce in un forte vantaggio per i clienti».
Ora c’è un ulteriore aspetto. Dobbiamo ripartire dal lockdown che ha generato problemi innescando un’atmosfera di incertezza.
«Si apre una nuova fase in cui i consumatori saranno ancora più attenti a valutare come investono i loro soldi, soprattutto nei beni durevoli».
Cosa privilegeranno?
«Vorranno essere sicuri che il bene duri nel tempo e, soprattutto, mantenga un elevato valore col passare degli anni».
Quindi che caratteristiche deve avere?
«Innanzitutto, una tecnologia all’avanguardia che sia valida anche in futuro. Le normative e anche gli automobilisti sono sempre più attenti al rispetto ambientale. Serve un prodotto facile da utilizzare, ma che tenga in grande attenzione i consumi e le emissioni».
Voi cosa offrite?
«Pensiamo che tutte le nostre vetture ibride siano messe benissimo da questo punto di vista. La nuova Yaris, che abbiamo appena lanciato e sta avendo un successo incredibile, è un esempio concreto».
Quali sono le aree di eccellenza»?
«Diverse. Ha il 16% di potenza in più del precedente modello e il 25% in meno di consumi ed emissioni. Con soli 64 g/km di CO2, e gli NOx del 90% più bassi rispetto ai limiti di legge, è la migliore vettura senza spina. In città va per l’80% in elettrico e in autostrada raggiunge i 130 km/h a zero emission».
L’automobilista percepisce tutti questi vantaggi?
«Sembra proprio di si. Insieme ad una affidabilità superiore ben consolidata, queste doti danno reputazione e credibilità, i principali asset per mantenere un valore elevato negli anni, superiore a quello della concorrenza».
Non puntate sull’auto elettrica, la considerate acerba? In alcuni paesi già la usano.
«Abbiamo lanciato la prima Lexus zero emission, non è intenzione di Toyota trascurare le vetture a batterie. Trattiamo con grande attenzione l’argomento da quasi mezzo secolo, siamo stati i primi a farlo nell’era moderna e crediamo di essere in vantaggio su tutti. Pensiamo solo che ora ci sia un sistema migliore per rispettare l’ambiente e permettere ai clienti la massima facilità di utilizzo oltre che un’ampia diffusione perché alla portata di tutte le tasche».
Ce lo spiega meglio?
«Nei mesi scorsi abbiamo consegnato la nostra vettura ibrida numero 15 milioni, 300 mila delle quali circolano in Italia dove lo scorso anno il 70% delle nostre vendite sono state di questo tipo. Un fatto enorme per il pianeta. Non è difficile dimostrare quanto Toyota e Lexus abbiano abbiamo contribuito più di tutti gli altri costruttori all’abbattimento della CO2. La nostra è una produzione milionaria».
D’accordo sfruttare questo vantaggio, ma l’impressione è che non spingete sull’acceleratore dell’elettrico.
«È solo un’impressione. Vorrei fare alcuni esempi. Lo sa quale è il brand che nella seconda decade del nuovo millennio ha realizzato l’elettrica più performante? In due posti mitici del motorsport come Pikes Peak e il Nurburgring è stata una nostra vettura 100% a batteria a detenere il record per lungo tempo. Quasi tutti, invece, hanno scoperto l’elettrico solo da qualche anno».
E gli altri esempi?
«La prima plug-in commercializzata è stata la nostra Prius nel 2012. E poi, c’è la Mirai, quello sì che è il futuro. O meglio sarebbe il presente se ci fosse una rete di distribuzione dell’idrogeno. Mirai funziona perfettamente, è un’auto vera introdotta nel 2014, ha un’autonomia di oltre 600 chilometri e siamo già alla seconda generazione. Ebbene la Mirai ha una powertrain completamente elettrica soltanto che l’energia è accumulata in un serbatoio di idrogeno allo stato gassoso che si trasforma in elettrica venendo a contatto con l’ossigeno. Dallo scarico esce solo vapore acqueo».
A proposito di motorsport, il ceo Akio Toyoda è sempre un entusiasta appassionato?
«Sempre. Tutti quanti noi abbiamo imparato quanto importanti siano i valori dello sport. Siamo partner dei Comitati Olimpico e Paralimpico Internazionali. E i prossimi Giochi si disputeranno proprio in Giappone, a Tokyo. Una vetrina anche per l’industria dell’auto e per la nostra azienda che potrà far vedere al mondo l’avanguardia tecnologica della mobilità sostenibile».
Lo sport è solo passione?
«È anche qualcos’altro. Insegna a vincere, a fare squadra. Ma insegna anche a perdere, senza abbattersi, riconoscendo i meriti degli avversari. Alcune volte le sconfitte più clamorose possono essere le tappe più significative di un virtuoso percorso di crescita. È la metafora della vita, simbolo dall’arte giapponese del Kintsugi: si cresce superando le difficoltà, diventando migliori e più forti».
Ma c’è una ricaduta anche sulla produzione di serie?
«Il nostro ceo ripete sempre che corriamo per produrre auto migliori. Da poco abbiamo presentato le versioni GR, cioè Gazoo Racing, delle nuove Supra e Yaris: prestazioni superbe, piacere di guida allo stato puro».
Ci sintetizza quali sono i vantaggi del full hybrid?
«Provate a chiederlo ai milioni di nostri clienti. Provate a chiederlo a coloro che fanno un uso più severo dell’auto, ai tassisti che già 10 anni fa si sono innamorati della nostra tecnologia. Nel 2010 una Prius era già in grado di percorrere in città oltre 20 km con un litro, quasi il doppio di un’auto tradizionale di pari categoria. Ecco perché i clienti scelgono questa motorizzazione».
Una doppia alimentazione non penalizza l’affidabilità?
«Le nostre ibride hanno una garanzia unica sul mercato: fino a 10 anni se fanno assistenza presso la nostra rete. E poi c’è un altro particolare non da poco: hanno tutte il cambio automatico. Siamo il primo brand in questa speciale classifica, oltre i due terzi delle vendite in Italia sono dotate di serie di questa tecnologia che migliora il comfort e alza i livelli di sicurezza. La nostra trasmissione automatica può percorrere mezzo milione di km senza problemi, è addirittura più affidabile di una manuale e non ha la frizione e altre componenti soggette ad usura e a costose sostituzioni».
Lexus è un riferimento in America. Come sta andando da noi?
«È il nostro brand di prestigio, la punta di diamante del Gruppo. È stata la prima casa ad avere una gamma tutta ibrida e ora fa da apripista anche nell’elettrico con la UX, la nostra “piccola”. Lexus è status, tecnologia, qualità e sicurezza, ma c’è un’area nella quale non teme confronti ed è in testa alle classiche in tutto il mondo: l’affidabilità. Sono i clienti ogni anno a confermarlo con indici di soddisfazione elevatissimi.