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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La sindaca di Roma Virginia Raggi

Roma caput Raggi: per ridurre l'inquinamento fermare le auto più ecologiche

Finalmente Roma torna ad essere caput mundi. Ha ragione la sindaca Raggi, si era proprio stufata: la capitale del primo impero della storia ridotta nelle zone basse della classifica da tutti i punti di vista, sia quello economico sia di qualità della vita. Ci sarà pure qualcosa in cui essere ancora i migliori, purché se ne parli. Ecco l’anticiclone amico, con l’alta pressione accovacciata sul Bel Paese a ringhiare alla prima nuvoletta all’orizzonte. Così, dopo un novembre amazzonico, la pioggia è diventata solo un ricordo, le polveri sottili hanno pian piano intasato l’atmosfera, mandando fuori di testa le centraline che misurano l’inquinamento. Ecco l’occasione, l’allarme rosso può diventare amico.

E la sindaca, per salvare i romani, tira fuori la geniale soluzione che fa della Città Eterna un enclave più avanzato di Palo Alto, il cuore della Silicon Valley. Fermare tutte le auto diesel, anche le Euro 6, quelle appena uscite dal concessionario, alcune delle quali costose più di centomila euro e considerate da tutti lo stato dell’arte della tecnologia, autentici capolavori per quanto riguarda le emissioni nocive. Un’originale soluzione al problema, fermare le auto che non inquinano per migliorare la qualità dell’aria. Come tentare di spegnere gli incendi australiani con lo spray o azzerare il debito pubblico italiano impegnandosi a lavorare di più. Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere.

Ma è avvenuto veramente e la geniale idea, oltre a far parlare di noi in mezzo mondo, non ha chiaramente portato il minimo beneficio anche perché possono tranquillamente girare le Euro 3 a benzina che hanno quasi venti anni e, alcune della quali, sono delle vere bombe ecologiche. Paragonare queste vecchie carrette con un Euro 6 diesel è una follia per chi è sobrio, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello non meno importante della sicurezza. Provate a pensare a quante vite umane siamo riusciti a risparmiare nel nuovo millennio solo per il progresso delle vetture.

Alla prima cittadina, mentre covava il trappolone al diesel, gli è sfuggito che la sua Municipale aveva appena ritirato dagli showroom centinaia di macchine provenienti della fabbrica, manco a dirlo a gasolio. Eppure finora i romani di pazienza ne hanno avuto da vendere, soprattutto in fatto di mobilità. La libertà e il diritto di muoversi, un asset fondamentale nella vita tutti i giorni. Ricordare che le buche hanno preso il posto del Colosseo come simbolo della città è come sparare sulla croce rossa e poi, suvvia, molte voragini (ma non così tante) c’erano anche prima che Virginia salisse il Campidoglio.

Più difficile è comprendere perché due fermate strategiche dell’unica vera metropolitana romana siano rimaste chiuse quasi un anno ciascuna per sistemare le scale mobili. Nell’ultimo periodo, prendere l’autobus è diventata un’impresa eroica, come farsi una passeggiata a Baghdad. Prendono fuoco come cerini e, quando funzionano, fumano come ciminiere. Uno addirittura si è incendiato davanti alla Rinascente appena ristrutturata e quando è esploso ha fatto saltare le penne sulle scrivanie del vicino palazzo Chigi. Non è certo possibile dire al proprietario di una diesel Euro 6 costretto a lasciare la sua auto nuova fiammante casa che sono cose che succedono, che serve pazienza, che stanno lavorando per migliorare la situazione.

Quando l’inquinamento sale c’è un modo meno cervellotico e più efficace di imporre lo stop alle vetture a gasolio appena immatricolate: durante la notte lavare le strade e rimuovere il particolato, una cosa che a Mosca fanno tutti i giorni. Ma se la sindaca tante cose non le sa, non si riesce a capire perché qualcuno non gli dà una mano, un consiglio, un suggerimento. Eppure si tratta della capitale d’Italia, la città più antica e famosa del mondo. Il premier Conte, fra crisi libica, situazione dell’Ilva, caos Autostrade e rilancio Alitalia, ha il suo bel da fare ma, visto che anche lui vive a Roma, dire a Virginia che non si risolve un problema delicato e complesso riguardante la salute dei cittadini fermando le auto migliori che abbiamo.

Forse un po’ più di tempo di occuparsi della situazione lo poteva avere Paola De Micheli che per lavoro adesso fa il Ministro dei Trasporti e della Infrastrutture ed è la responsabile della motorizzazione nel nostro paese. Sembra una persona tanto sensata, avrebbe potuto suggerire alle sindaca di evitare di fare un buco nell’acqua. In fondo qualche esperto nel suo ministero ce l’ha a disposizione. Luigi Di Maio, infine, è un po’ più coinvolto. Non guida lui il partito di cui fa parte la Raggi? Evitando certe scellerate decisioni forse fermerebbe l’emorragia di parlamentari che affligge il movimento.

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Giovedì 16 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 18:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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