A Bruxelles i tavoli dell’automotive rischiano di intasarsi di lettere e dossier. Si sa, i temi incandescenti per la mobilità sono tanti e portano tutti nella stessa direzione: le vendite ristagnano, le fabbriche non lavorano, la filiera soffre è molti posti di lavoro vacillano. Le motivazioni che mettono ansia ai diversi protagonisti del comparto sono molteplici. Dalla scadenza del 2035, ai dazi sulle elettriche cinesi, fino alla riduzione delle emissioni di CO2 che entrerà in vigore già il prossimo anno portando miliardi di multe ai costruttori. La transizione genera cambiamenti e le antiche posizioni non sono affatto definite. Così, possono trovarsi su sponde diverse entità andate a lungo a braccetto.
Ieri hanno preso carta e penna le associazioni dei concessionari Stellantis ed hanno scritto direttamente ad Ursula von der Leyen, il presidente della Commissione Europea. Il solito grido di allarme sulla mobilità green che non è apprezzata come dovrebbe dal mercato e quindi crea attriti non assorbibili dal sistema. In poche parole chiedono tempo, di rinviare alcuni paletti temporali che la UE stessa ha piantato. Fin qui nulla di strano, se non fosse che la tesi sostenuta dai dealer è più o meno contraria a quella sbandierata da Carlos Tavares, Ceo del gruppo transatlantico. Il manager portoghese, che in questo periodo non è perfettamente allineato con governi e sindacati, ha più volte dichiarato che «l’azienda ha fatto notevoli sforzi con ingenti investimenti ed ora è pronta a raccogliere i frutti con una gamma moderna ed ecologica».
Un modo per prendersi la rivincita sulla situazione di esplicita difficoltà attuale. I concessionari, invece, hanno apertamente preso le distanze dal loro costruttore nella missiva: «In qualità di distributori, siamo in contatto quotidiano con clienti finali che spesso rifiutano le auto elettriche a causa di preoccupazioni su prezzo, autonomia e accessibilità. Ciò ci pone in una posizione contraria a quella del produttore che rappresentiamo, che rimane ottimista circa il rispetto di queste severe normative Ue. Tuttavia, dal nostro punto di vista, è chiaro che il settore non è ancora pronto a raggiungere il volume necessario di vendite di veicoli a batteria. Questa crescente divergenza tra obiettivi normativi, prontezza del mercato e aspettative del produttore è motivo di preoccupazione.
Non è stata quindi una sorpresa quando la maggior parte dei costruttori europei, tramite Acea, ha chiesto un rinvio di questi obiettivi, una proposta che sosteniamo pienamente». Come si vede dalle parole il distacco è chiaro anche se i toni non sono totalmente polemici. Ma per Tavares, che ha il contratto in scadenza fra poco più di un anno, non è un punto a suo favore non essere in sintonia con i concessionari, cosa avvenuta sia in America che in Europa anche se per motivi parzialmente diversi. Le quattro associazioni dei dealer Stellantis, Aecp (Peugeot), Accde (Citroën e DS), Adefca (Fiat, Lancia, Abarth, Alfa Romeo, Jeep e Fiat Professional) ed Euroda (Opel e Vauxhall), hanno volutamente fatto notare che altre Case si stanno muovendo in direzioni diverse vista la lettera inviata alla Commissione da Luca de Meo presidente dei costruttori europei.
Il fatto che gli interessi di una casa e quelli dei propri partner non siano più coincidenti è facilmente spiegabile. Tavares è convinto che una percentuale di vendite elettrico-termico alla portata di Stellantis può portare sul giusto binario l’azienda e farla premiare dai mercati finanziari. Per far ciò bisogna alzare le vendite delle prime e abbassare quelle delle seconde cosa che il gigante ha già cominciato a fare. Per i dealer, invece, l’operazione è indigesta: vendere modelli “zero emission” è indubbiamente più impegnativo e la mancanza dell’endotermico riduce notevolmente il perimetro del business.