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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Jean-Philippe Imparato numero uno di Stellantis in Europa

Stellantis, Imparato rassicura: «Non lasceremo l'Italia, gli stabilmenti non si toccano. Il nostro piano è credibile»

di Giorgio Ursicino

Le acque restano molto agitate nel settore dell’auto. Anche a dicembre le vendite di vetture non corrono e chiudere l’anno con un segno negativo rispetto al 2023 appare una possibilità sempre più concreta. Grande attesa c’è per il nuovo appuntamento del tavolo al Mimit in programma per il 17 dicembre. Sarà il primo incontro del governo con Stellantis dopo le dimissioni di Tavares ed il ministro dello Sviluppo Economico Adolfo Urso, che aveva chiesto impegni precisi ed un nuovo piano industriale, attende per vedere come la posizione della multinazionale sia cambiata con lo strappo al vertice.

Ieri sera il numero uno europeo del Gruppo è intervenuto alla trasmissione “XXI Secolo” cercando di tranquillizzare: «L'Italia e al centro della strategia di Stellantis, è un punto assolutamente chiave di sviluppo. Darò un piano industriale per fabbrica, che sto valutando in questi giorni, per dare una risposta al ministro Urso ed essere molto chiaro. Non ci saranno promesse non mantenute. Quello che dirò all’incontro sarà basato su cose concrete, su auto e motori che arriveranno e ci sarà massima chiarezza per quanto riguarda la componentistica e anche lato motori perché ovviamente in questi tempi di incertezza dobbiamo coprire tutti i segmenti. L’Italia nel 2029 sarà il secondo mercato europeo per Stellantis, non chiuderemo alcuno stabilimento. Ci può essere un’alleanza con i fornitori per rendere il cambiamento un’opportunità».

Imparato nei giorni scorsi ha incontrato le associazioni dei dealer, che avevano scritto alla Commissione Europea prendendo le distanze dall’azienda, e sembra sia riuscito a ricompattare le posizioni. Intanto nel nostro paese si lavora per l’indotto in modo da salvare i circa 300 lavoratori che hanno ricevuto la lettera di licenziamento per Natale. Oggi c’è il tavolo su Transnova, ma in una situazione simile si trovano anche lavoratori di Logitech. Sindacati e opposizione puntano il dito sul governo per aver azzerato in un momento di crisi come questo il fondo automobilistico.

Ieri sulla crisi è intervenuto anche l’ex presidente di Fiat e della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo: «Quello che è importante, avendo stabilimenti eccezionali e avendo fornitori fantastici, è riuscire ad attrarre qualche produttore nei nostri stabilimenti. Francesi, inglesi americani o cinesi, per me è la stessa cosa. Dobbiamo prima di tutto pensare ai lavoratori eccezionali che abbiamo, esperti competenti, bravi, quindi quello è il primo obbiettivo che uno dovrebbe avere». Se in Italia c’è brutto tempo, in Germania imperversa la tempesta. Ieri c’è stato a Wolfsburg, sede del più grande gruppo automotive d’Europa, il quarto round delle trattative fra i vertici aziendali e i rappresentati dei lavoratori, meeting che è stato accompagnato da un secondo sciopero, questa volta di quattro ore, di tutti i dipendenti dei nove stabilimenti Volkswagen in patria.

La crisi è pesante, le due parti non sembrano disposte a concedere molto, nonostante le posizioni si siano avvicinate. Secondo i manager il taglio dei costi raggiunto con alcune rinunce non è sufficiente per ripartire e sullo sfondo rimane l’ipotesi di chiudere alcuni impianti. Thorsten Groger, il capo delegazione dell’IG Metall, ha minacciato che la battaglia sarà durissima e le astensioni dal lavoro aumenteranno. Che le posizioni siano molteplici è evidente. Ieri è intervenuto anche il presidente della BMW Oliver Zipse che ha ribadito il punto di vista della sua azienda che sembra molto simile a quello di Tavares che Stellantis non ha ancora ufficialmente cambiato.

Innanzi tutto c’è da dire che il costruttore bavarese fa parte della Acea e che è allineato a quanto sostenuto dell’Associazione presieduta dall’italiano Luca de Meo numero uno del Renault Group: rivedere il taglio alla CO2 media dei veicoli nel 2025, da 115,1 grammi a 93,6 grammi (-19%), per evitare le pesanti multe della UE. Premesso questo, Zipse ha dichiarato: «Conosciamo gli obiettivi per il 2025 dal 2019. Abbiamo allineato la nostra politica modello di conseguenza e aumentato ulteriormente l'efficienza dei sistemi di trasmissione. Non vediamo alcun motivo per posticipare gli obiettivi di CO2 per il 2025. Nella nostra azienda, tutti gli aspetti sono progettati per l'efficienza: freni, sistemi di trasmissione, aerodinamica. L'e-mobility rimarrà il nostro più forte motore di crescita per i prossimi anni».

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Martedì 10 Dicembre 2024 - Ultimo aggiornamento: 19:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA