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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Tesla Y

Tesla Y, è elettrica l'auto più venduta d'Europa. La transizione energetica sconvolge il mercato

di Giorgio Ursicino

A settembre è stata un’elettrica l’auto più venduta d’Europa. Sorprendente forse, ma qualcuno lo aveva pronosticato. Una vettura ad emissioni zero in grado di ribaltare la classifica assoluta dell’automotive continentale, facendo leva sulla coscienza ecologica dei consumatori. La Tesla Y, indubbiamente, ha fatto un sorpasso bruciante, ma il profondo cambio di paradigma della mobilità pulita porta con se altre sorprese. Finora la regina non era mai stata un Suv, per di più “premium”, cioè di lusso e di conseguenza dal prezzo importante. Ebbene, a conferma che lo scenario sia profondamente stravolto, questa esclusiva principessa nell’ultimo mese ha fatto polpette di mezzi con motore termico di costruttori “generalisti”, di dimensioni più contenute e dal listino accessibile. Storicamente la regina d’Europa è quasi sempre stata la Volkswagen Golf del segmento C (lunghezza poco più di quattro metri) o addirittura una “piccola” della categoria B.

Ora si cambia musica e l’inedita star, oltretutto, ha dominato la contesa commerciale niente affatto sul filo di lana. Il secondo modello più gettonato, infatti, è stata la Peugeot 208 con meno di 20mila esemplari, mentre il nuovo fenomeno ha sfiorato le 30mila unità (29.367, +227%), circa il 50% di volumi in più. Lo sport utility sotto i riflettori, inoltre, è anche un veicolo a stelle e strisce che, storicamente, non hanno mai avuto ambizioni troppo elevate su questa sponda dell’Atlantico. L’orgoglio di Elon Musk è un’agile signora lunga 475 cm, dal peso di quasi due tonnellate che costa, nella sua interpretazione più economica, 50mila euro. Supera i 70mila nella versione “Performance” che vola a 250 km/h, accelera come un fulmine (da 0 a 100 in soli 3,7 secondi) e sfoggia un’autonomia di oltre 500 chilometri (usandola in città si può fare anche meglio).

Inoltre, da quest’anno, è prodotta nel cuore della Germania, nella gigafactory di Berlino che può sfornare mezzo milione di esemplari l’anno. Dopo la compatta del Leone, seguono in classifica altri modelli abbastanza “popolari”: Dacia Sandero, Skoda Octavia, Toyota Yaris, Volkswagen T-Roc e Golf, Renault Clio, Nissan Qashqai e Fiat 500. Nella Top ten assoluta non c’è traccia di altri modelli premium. Nella graduatoria riservata alle 100% a batterie i distacchi sono ancora più abissali: il primo modello non Tesla (seconda è la “Model 3” della casa californiana) è a poco più di 6mila unità (VW ID.4). Segue la Fiat 500 a 5mila esemplari e un gruppetto di emergenti a 4mila. La considerazione più immediata da fare è che il mercato del lusso, specialmente in Nord Europa, risente molto meno del folle caro-energia che sta attanagliando tutto il Continente.

La seconda è che i clienti con budget per muoversi al centro del mercato sono molto più “confusi” di quelli d’élite. È sicuro, infatti, che i veicoli “zero emission” sono il futuro e manterranno alto il loro valore nel tempo. Esistono altre sfaccettature niente affatto trascurabili, che potrebbero aver influito parzialmente sul panorama. Senza però alterare il responso finale. La crescita del mercato totale del 7,9% a settembre è in gran parte dovuta al cambio al vertice del Gruppo Volkswagen (da Diess a Blume) che ha sicuramente influito sulle strategie di vendita. Dopo la pandemia e con la “transizione” in atto, i costruttori tutti hanno deciso di far guidare il mercato dall’offerta e non più dalla domanda (le automobili, di tutti i tipi, sono diventate merce rara). Delle 70mila auto consegnate in più nei paesi UE, UK ed Efta, oltre 40mila (ben più della metà) sono state del colosso di Wolfsburg. Il più grande costruttore europeo è cresciuto nel mese di oltre il 20%, mentre i tre gruppi che seguono hanno tutti segno negativo: Stellantis, Hyundai e Renault.

Ultima, ma niente affatto trascurabile, è la spinta data dal visionario al comando di Tesla alla fine dei trimestri per soddisfare Wall Street. Tornando alle elettriche, settembre è stato un mese ottimo. Le oltre 160mila immatricolazioni di vetture silenziose rappresentano una crescita del 15% e una percentuale simile ormai rappresenta la quota di queste vetture sul mercato europeo. La Germania, con una crescita del 29%, ha una “share” del 27% del supermarket continentale. Seguono Regno Unito (24% del mercato, +16% delle vendite) e Francia (rispettivamente 14% e +32%). Quanto pesino i grandi paesi è evidenziato dal fatto che queste tre nazioni da sole rappresentano il 60% delle vendite BEV (vetture solo ad elettroni).

Una volta, non molto tempo fa, fra i colossi europei dal punto di vista automotive c’era anche l’Italia. Il Belpaese è uno dei pochi che fa il passo del gambero nelle immatricolazioni ad “emissioni zero”: a ottobre ha perso quasi la metà dei volumi rispetto allo stesso periodo del 2021, con una quota sul mercato totale veramente insignificante (3,1%). Siamo molto lontani dal ritmo di crescita imposto da Bruxelles per arrivare nel 2035 al pensionamento definitivo di tutti i propulsori benzina e diesel. D’accordo, siamo in ritardo nelle infrastrutture di ricarica (le colonnine) ed il prezzo più elevato delle auto a batterie ci ha certamente penalizzato. Ma è necessario fare in fretta per non perdere il treno veloce della transizione energetica e della mobilità sostenibile. 

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Martedì 15 Novembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 18-11-2022 09:29 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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