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ROMA - Il fascino nascosto di ciò che è in penombra, le capacità misteriose che non possono essere descritte a parole. Questo il significato del termine ‘yugen’ in giapponese. Caratteristiche che si ritrovano tutte nella nuova Suzuki GSX-S750 Yugen Carbon, una naked sportiva e aggressiva nell’aspetto, che una volta in sella rivela i suoi aspetti ‘in penombra’: una moto facilissima, intuitiva, per nulla impegnativa, che si adatta con impressionante flessibilità agli usi più diversi, dal commuting urbano casa-lavoro all’uscita ‘sportiva’ sui passi di montagna. Ma allo stesso tempo una moto che non tradisce il suo dna sportivo, grazie al telaio perimetrale in alluminio e, soprattutto, al marchio di fabbrica di casa Suzuki: il motore 750 di derivazione GSX-R. Una garanzia, quasi un pedigree, se si parla di moto sportive.
In questa versione Yugen Carbon, la GSX-S si arricchisce di un cupolino fumè e di un sellino monoposto, ovviamente sostituibile in pochi secondi con quello adatto ad ospitare il passeggero. Ma soprattutto guadagna uno scarico in carbonio SC Project che, nello spirito della moto, si rivela quasi provvidenziale: oltre a pesare la metà dell’originale, regala alla Yugen un timbro di voce cupo, rauco e aggressivo e permette al quattro cilindri in linea di Hamamatsu di tirare fuori tutta la sua grinta. E di mostrare il carattere: se la moto fino ai seimila giri di strumento rimane docile e fluida, del tutto priva di effetto on-off, insistendo con il gas e portandola nella zona alta del contagiri, rivela la sua discendenza sportiva. Non parliamo solo di sensazioni alla guida: grazie allo scarico SC Project la moto guadagna quattro cavalli e mezzo, passando dai 114cv della versione standard fino ai 118,5 della Yugen Carbon.
L’abbiamo provata a lungo, utilizzandola in tutte le situazioni per cui una moto del genere è stata pensata. E la moto ha confermato in pieno le aspettative. All’apparenza rigida di sospensioni, è in realtà ben bilanciata: sulle strade cittadine sconnesse, o addirittura sui micidiali sampietrini romani, la riposta è secca ma non compromette mai la guidabilità, garantendo precisione e controllo anche nelle situazioni meno congeniali a una moto sportiva. Sull’asfalto liscio delle strade extraurbane, e soprattutto nelle curve anche impegnative, l’assetto scelto da Suzuki si rivela eccellente: la Yugen scende in piega come una vera sportiva, accettando di buon grado anche qualche eccesso di esuberanza imposto dal pilota. In percorrenza l’assetto resta solido, quasi granitico, ma allo stesso tempo non manca il feeling con l’anteriore, addirittura superiore ai modelli sportivi grazie al manubrio largo.
Il telaio è un doppio trave in alluminio accoppiato a un forcellone, sempre in alluminio, con un ammortizzatore regolabile nel precarico della molla. Si può intervenire sul precarico anche sull’anteriore, dove lavora una forcella Kayaba a steli rovesciati da 41 millimetri. Il reparto frenante, ovviamente assistito dall’ABS, può contare su due dischi da 310 all’avantreno, con pinze ad attacco radiale, e un disco singolo da 240 millimetri al posteriore. Non manca la dotazione elettronica: il controllo di trazione, disinseribile e regolabile su tre posizioni, è sempre morbido nell’intervento e si rivela provvidenziale per domare l’esuberanza del quattro cilindri sui fondi sconnessi o scivolosi. Ma c’è anche qualche chicca, come il Low RPM Assist, che permette al motore di salire automaticamente di giri quando si rilascia la frizione per partire da fermi. O l’Easy Start System, un sistema che avvia il motore con un semplice click sul pulsante, senza obbligare il guidatore a tenere il dito sul comando. La GSX-S Yugen Carbon è disponibile anche in versione depotenziata a 35Kw.