Xavier Martinet, Svp, Dacia Brand, Marketing, Sales & Operations

Dacia, il nuovo “corso” del brand è una modernità fedele al cliente

di Patrizia Licata
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Design, tecnologia, sostenibilità: c’è anche questo nel nuovo “corso” di Dacia inaugurato a giugno 2022 con un nuovo logo (le 5 lettere del nome in stile minimalista) e un nuovo emblema, una D e una C unite, simbolo del legame di fiducia tra la casa automobilistica e i suoi clienti. Che la premiano: in Europa Dacia è salita nel 2022 a una quota del 7,2% sul mercato privato e al 3,4% del mercato complessivo, per un totale di oltre 573.000 immatricolazioni (+3,7%). In Italia Dacia ha venduto 67.300 autovetture nel 2022, con un aumento del 9,2% rispetto al 2021, in un mercato che ha segnato -9,7%. Le vendite ai privati sono cresciute del 12% dando al brand rumeno della galassia Renault uno share dell’8,3% e posizionandola come terzo costruttore straniero più venduto nel nostro Paese. La berlina Sandero, per il sesto anno consecutivo, è il modello più venduto ai privati in Europa (è prima anche in Italia) e la seconda più venduta su tutti i canali di vendita. Dacia Duster è il Suv più venduto ai privati in Europa (in Italia è nella Top 5). Nel segmento delle elettriche Dacia Spring nel 2022 è la più venduta in Europa con 48.900 unità, +75% rispetto al 2021. E la monovolume Jogger, nel suo primo anno di commercializzazione, è al secondo posto sul segmento C, Suv esclusi (56.800 unità vendute lo scorso anno). 

Sì, c’è anche il prezzo accessibile a trascinare i risultati: i modelli Dacia costano meno dei modelli analoghi di altri costruttori. Ma il claim di Dacia parla di value for money, non di low-cost. E non è una mera formalità: come spiega Xavier Martinet, Svp, Dacia Brand, Marketing, Sales & Operations, “Se dico low-cost evidenzio solo un elemento della proposta: il prezzo. E non è corretto, perché Dacia è più di questo, è anche tecnologia, design, qualità dei motori. Come il GPL”.

Dacia crede fortemente nella sua motorizzazione GPL bi-fuel ECO-G 100, che descrive così: -11% di emissioni di CO₂, +10% prestazioni, -40% spesa di carburante rispetto ai benzina. E gli automobilisti, ancora una volta, le danno ragione. Racconta Martinet: “Nel 2017, quando fu introdotta la Sandero, si trattò di decidere con quali motori. Una sfida non banale, perché dire no è più difficile che dire sì”. Allora, per ridurre la questione all’essenziale, su quale, tra tutte le possibili alimentazioni, puntare? Benzina e GPL: così è stato deciso per la Sandero immaginando quello che il cliente di Sandero avrebbe voluto. Nel 2022 il 34% delle vendite di Dacia in Europa è rappresentato dalla motorizzazione GPL e in Italia si raggiunge il 70%. Nel nostro Paese Dacia ha immatricolato l’anno scorso 44.699 GPL, pari a un market share di oltre il 36%. La scommessa è più che vinta.

Nel 2023 fare la scelta vincente è più complicato. Per esempio, ci sono da mettere in conto i nuovi requisiti Euro7. “Noi speriamo di poter continuare con il GPL, per noi ha davvero senso”, afferma Martinet. “Ma i requisiti non sono tutti chiari, soprattutto sulle RDE” o Real drive emission. E l’incertezza normativa rende più difficile capire come orientare la produzione e più costoso sbagliare. “Non possiamo aspettare i tempi della politica. Noi prendiamo decisioni di strategia commerciale e dobbiamo investire”, evidenzia Martinet. Perciò, alla domanda se ci sarà una Sandero con powertrain full hybrid, lo stesso della nuova Jogger (il crossover familiare 7 posti è offerto da quest’anno anche in versione hybrid 140), Martinet risponde: “Tecnologicamente è possibile, abbiamo la piattaforma CMF. Ma al momento non crediamo che chi compra un’auto di segmento B come la Sandero voglia spendere di più per averla full hybrid. Diverso è se una norma ci impone di andare in una certa direzione”.

Difficile perciò mettere dei numeri alle previsioni di vendita del 2023. L’ambizione è di continuare a crescere più della media del mercato, in Italia e in Europa, dice Martinet. Anche perché le novità in arrivo sono tante. Nel 2024 (probabilmente nel primo semestre) è previsto il nuovo Duster, che completerà il cerchio del rinnovamento strategico e di immagine iniziato a metà 2022. Poi si aprirà un nuovo capitolo, con Dacia che intende aggredire il segmento C e lanciare in media un nuovo modello all’anno, tra cui, nel 2025, l’attesa Bigster, il Suv con dimensioni a metà tra un segmento C e un segmento D, progettato e costruito ancora sulla piattaforma CMF che è condivisa con altri modelli sia di Dacia (Sandero, Duster e Jogger) che di Renault.

In tutto questo percorso Dacia vuole modernizzarsi rimanendo fedele a sé stessa. Lo fa continuando a mettere il cliente al centro dello sviluppo e del marketing. Questo, al tempo stesso, modernizza il brand, perché le esigenze del cliente possono cambiare. I giovani, per esempio, sono molto sensibili alle tematiche green – e hanno apprezzato, infatti, la 100% elettrica Spring (quest’anno in concessionaria con la novità della versione Extreme da 65 cavalli, che si affianca a quella da 45). I clienti sono anche più attenti al design, una componente sempre più rilevante per Dacia. “L’auto deve rispecchiare il nostro modo di essere, è anche per questo che la compriamo. La vogliamo efficiente, affidabile e bella. Per Dacia la bellezza coincide con l’essenzialità”, afferma Martinet. Anche con la leggerezza, potremmo aggiungere, visto che il direttore marketing non manca di sottolineare che la tecnologia Dacia ha permesso di far dimagrire la nuova Jogger e avere “meno acciaio, meno cavalli, meno consumi. Un circolo virtuoso”. Lo stesso vale per la Spring, che ha un peso di 970 kg. “A che cosa servono motori elettrici di più tonnellate in un’auto di segmento A che circola per lo più in città e a una media di 30 km orari?”, puntualizza Martinet.

Anche questo è sostenibilità. Anzi, Dacia vuole andrà oltre nel suo percorso green, che non è fatto solo di motori sempre più efficienti, ma anche di riuso dei materiali. I materiali provenienti da riciclo saranno una caratteristica della nuova Duster, che ne userà circa il 24% contro l’attuale 12% di materiali riciclati nei diversi modelli Dacia (comunque sopra la media del mercato, che è dell’8%, sottolinea Martinet).

Il prezzo accessibile resta un pilastro della proposta, ma con la consapevolezza che è una variabile volatile in un mondo dominato dall’incertezza economica e politica. L’inflazione spingerà, per tutti i costruttori mondiali, aumenti compresi tra 500 e 2000 euro sui prezzi di vendita a seconda dei modelli, e anche Dacia dovrà fare qualche ritocco verso l’alto. Il brand rumeno riesce comunque a portare sul mercato un’offerta che resta competitiva grazie alla condivisione delle piattaforme e all’appartenenza a un gruppo come Renault con cui si mettono a fattor comune le tecnologie e si aumentano le economie di scala. “Il prezzo è opportunità”, dice Martinet. “Al Salone dell’Auto di Bruxelles la nostra Jogger era l’unico crossover ibrido sotto i 40mila euro. Bene per noi”.

Ma, ancora una volta, non c’è solo il money. “Un brand deve avere anche la personalità”, afferma Martinet. Deve saper scegliere ciò che va incontro alle necessità del cliente. C’è una molteplicità di motorizzazioni sul mercato, il consumatore può essere confuso. E le regole non aiutano, per ora, a fare chiarezza. Dacia vuole essere il marchio che interpreta la direzione che i suoi clienti vogliono prendere e renderla la loro storia. Un discorso coerente al prezzo più giusto.

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Venerdì 17 Marzo 2023 - Ultimo aggiornamento: 16:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA