BRUXELLES - Il Pacchetto Mobilità pulita, oltre ai nuovi limiti per le emissioni di CO2, contiene una serie di provvedimenti supplementari (tra cui tre direttive, un Piano d’azione e un’Iniziativa), che vanno da misure a favore dello sviluppo delle batterie per le auto elettriche sino a direttive riviste per promuovere il trasporto passeggeri su pullman a lunga percorrenza e quello intermodale per le merci, combinando rotaia e acqua con gomma. Una prima direttiva, quella sui veicoli puliti, punta sugli appalti pubblici (dalle auto in dotazione alle pubbliche amministrazioni sino ai mezzi per la nettezza urbana) per stimolare una domanda ‘certà di vetture a zero o basse emissioni per i produttori auto.
La direttiva sul trasporto combinato, invece, crea incentivi per un trasporto merci più ‘pulitò che metta insieme oltre a quello su camion anche l’utilizzo di treni, chiatte e navi. Infine, la direttiva sui servizi passeggeri per pullman, mira a sviluppare connessioni via bus sulle lunghe distanze per ridurre il numero di persone che viaggiano in macchina. Il pacchetto di Bruxelles è «tecnologicamente neutro», ovvero non intende favorire, almeno sulla carta, una tipologia di veicolo verde rispetto a un’altra. Questo prevede un Piano d’azione per lo sviluppo di un’infrastruttura transeuropea di carburanti alternativi, mettendo a disposizione una nuova combinazione di strumenti finanziari Ue già esistenti per 800 milioni di euro complessivi d’investimenti. Viene poi lanciata una Iniziativa autonoma sulle batterie per le auto elettriche, con a disposizione ulteriori 200 milioni di euro per il periodo 2018-2020. «Troppo onerosa» e «al di là del livello di ambizione» della politica climatica Ue.
È la prima valutazione dell’associazione dei produttori auto europei dell’Acea al Pacchetto Mobilità pulita presentato dalla Commissione europea, che fissa l’obbligo di ridurre le emissioni medie di CO2 della flotta di ogni casa automobilistica del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2021. Per l’Acea, infatti, se da un lato è «coerente» la scelta dell’orizzonte temporale del 2030, in linea con gli impegni sul clima, dall’altro l’introduzione di un target intermedio di riduzione del 15% entro il 2025 «non lascia abbastanza tempo per fare i necessari cambiamenti tecnici e di design ai veicoli». Per questo ora l’associazione «lavorerà con i suoi membri per valutare tutti i dettagli delle proposte prima di continuare a impegnarsi con le istituzioni europee su questo dossier».