
L’imprenditore delle auto: «Tradizione di famiglia». Roberto Scarabel racconta l’ascesa dell’azienda fondata dal padre nel 1973
«Sono stato progettato per fare questo». Il “questo” di cui parla con il sorriso Roberto Scarabel è stare nel business dell’automobile, una tradizione famigliare che ha radici lontane nel tempo, ma vicinissime nello spazio. «La nostra azienda – ricorda il titolare del gruppo omonimo – è stata fondata nel 1973 da papà che era stato direttore commerciale di Audi Italia, che allora si chiamava Compagnia Italiana Automobili e che si trovava qui a Padova prima che ci fosse la fusione con Autogerma. Fu allora che mio padre decise di diventare imprenditore e, mentre ero già in azienda, ho studiato all’Università di Ca’ Foscari discutendo la mia tesi di laurea con Giuseppe Volpato, grande esperto della distribuzione territoriale delle automobili. Oggi abbiamo 15 sedi e un fatturato di circa 200 milioni di euro vendendo circa 5mila auto nuove e 2.500 di remarketing (usato, ndr). Rappresentiamo Audi, Volkswagen anche per i veicoli commerciali, Seat e Cupra». Il gruppo ha anche le moto (Ducati, Moto Guzzi, Aprilia e Royal Enfield) e le microcar Aixam con le quali sta ottenendo buoni risultati.
«C’è uno spazio di mercato perché le citycar nuove sono sempre di più merce rara» afferma Scarabel che negli anni ha visto quella che definisce «la selezione darwiniana» del mondo dei concessionari. «Eravamo più di 4mila e oggi siamo meno di mille, ma questo ci ha portato ad essere molto più strutturati e ha attirato investimenti di qualità che ci permettono di essere pronti per il futuro. Oggi i dealer sono, molto più di prima, brand di sé stessi e siamo “a trazione integrale”, nel senso che siamo molto più dedicati all’assistenza mentre prima eravamo più concentrati sul salone. Siamo diventati il punto di riferimento della mobilità sul territorio perché i clienti si fidano di noi prima che delle case automobilistiche».
Una visione del business basata dunque sul concessionario classico e che, in modo pragmatico, giudica poco praticabile il modello di agenzia. «Non sta dando i risultati sperati e, considerati i problemi legati alla transizione ecologica, noi concessionari facciamo comodo alle case perché stiamo facendo per loro da banca per prodotti che faticano sul mercato. Io penso che il modello di agenzia e la vendita diretta funzionino solo se la domanda è superiore all’offerta così come è accaduto durante la pandemia, la crisi dei semiconduttori e quella energetica all’inizio della guerra in Ucraina, ma non ora». Scarabel tuttavia crede nell’elettrico ed è sicuro che l’usato riprenderà quota. «È un’equazione certa: se aumentano i prezzi delle auto nuove e diminuisce il mercato, l’usato cresce, dunque avremo bisogno di fare una buona manutenzione e revisioni più severe per garantire mobilità e sicurezza. L’elettrico preoccupa ancora per i valori residui, ma il nostro ruolo è essere suggeritori di mobilità e per questo suggeriamo sempre il noleggio per questo tipo di auto». L’imprenditore padovano crede anche nel ruolo della digitalizzazione, soprattutto per Audi e suoi nuovi modelli a emissioni zero come la Q6 E-tron. «Sta ottenendo risultati molto buoni in rapporto agli obiettivi perché piace e affascina per la possibilità di aggiornare e completare la vettura nel tempo, ma anche perché è un’automobile in tutto e per tutto e non un tablet. Penso che la Q6 piaccia proprio per questa sua grande concretezza».