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Il settore automobilistico si prepara ad affrontare le ricadute dei nuovi dazi minacciati da Donald Trump, che il prossimo 20 gennaio entrerà alla Casa Bianca. Secondo le stime di S&P Global Ratings, "nello scenario peggiore, dazi del 20% sulle importazioni di veicoli leggeri statunitensi dall'Ue e dal Regno Unito e del 25% sulle importazioni dal Messico e dal Canada potrebbero costare alle case automobilistiche europee e statunitensi coinvolte fino al 17% del loro Ebitda annuale combinato". Come si legge in un report dell'agenzia di rating, la previsione è che i produttori di apparecchiature originali (original equipment manufacturers, Oem) "possano sopportare una parte significativa di un eventuale aumento delle tariffe, il cui effetto potrà essere ridotto da misure" varate appunto per mitigare gli effetti dei dazi.
"Particolarmente esposti a dazi potenzialmente più elevati sono i produttori Oem premium Volvo Cars e Jlr, data la loro forte dipendenza dalla produzione europea, ma anche Gm e Stellantis a causa del volume di auto che assemblano in Messico e, in parte, in Canada. I rischi per Bmw e Mercedes sono più contenuti", ha detto Lukas Paul, credit analist di S&P. L'agenzia di rating, inoltre, prevede che "le azioni di mitigazione renderanno gestibili le tariffe potenzialmente più elevate, ma l'effetto combinato dei dazi, di una più rigida regolamentazione delle emissioni di Co2 in Europa a partire dal 2025 e della pressione sugli utili dovuta alla maggiore concorrenza in Cina e in Europa potrebbero aumentare il rischio di declassamenti".