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Filiera auto chiede cautela su addio a motori a combustione. Pichetto (Mise), occhio a esigenze Paese. Sindacati, avviare confronto

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Forte preoccupazione nel settore auto dopo l’annuncio del Cite sullo stop per i motori a combustione in Italia dal 2035. A far sentire la propria voce è l’Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), che invita ad un «ripensamento», chiedendo anche al governo di chiarire la propria posizione su un tema che avrà un impatto importante sull’intera filiera dell’automotive, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Timori espressi anche dai sindacati e da Confindustria con il presidente Bonomi che ha sottolineato il rischio di «chiudere interi pezzi di filiera». «A nome di tutte le imprese della filiera, degli imprenditori italiani e dei lavoratori del settore automotive, auspichiamo un ripensamento, o comunque un chiarimento», afferma Anfia.

«E, soprattutto, chiediamo al governo italiano di fare quello che i governi degli altri Paesi hanno già fatto: dare delle certezze alla filiera e definire al più presto la road map italiana per la transizione produttiva e della mobilità sostenibile», sottolinea l’associazione, denunciando poi che «la transizione produttiva di un settore chiave per l’economia dell’Italia non può essere fatta di annunci sulla stampa». Anche il viceministro allo Sviluppo economico, Gilberto Pichetto, esprime timori per le conseguenze che si avranno in futuro su tutto il settore. «L’annuncio del Cite è un passaggio necessario al fine di garantire una Unione europea a impatto climatico zero.

Tuttavia quando si prendono decisioni a livello globale bisogna farlo non solo da un punto di vista ideologico ma tenendo ben presenti gli interessi reali del Paese», afferma il viceministro, sottolineando che «le grandi scelte e gli impegni che si stanno prendendo per il futuro dell’ambiente devono innanzitutto essere condivisi da tutto il mondo oppure l’Europa su questo fronte perde da subito la competizione con Paesi come la Cina, la Russia e India». Al tempo stesso questo obiettivo «non può pregiudicare la sopravvivenza di un settore che dà lavoro a tante persone e crea un importante indotto diretto e indiretto», aggiunge Pichetto, facendo presente che sono «circa 70 mila i posti a rischio» solo nella produzione mentre non sono stimabili le conseguenze occupazionali sui rimanenti 800 mila delle attività connesse al settore automotive.

Nella legge di bilancio «è previsto un fondo di 150 milioni», a partire dal 2022, per accompagnare il settore dell’ auto nella riconversione all’elettrico, ha precisato il viceministro, auspicando che «vada a buon fine» la richiesta di «rendere strutturale le risorse su incentivi e ecobonus». E la Fim Cisl chiede l’avvio con Federmeccanica e le altre associazioni di settore per un confronto che condivida gli interventi necessari, anche sul piano contrattuale, che possano tutelare il lavoro e le produzioni nelle transizioni. «È necessario costruire un’alleanza tra sindacato e imprese, per definire un patto condiviso che individui nel dettaglio le richieste di intervento finanziario da avanzare al Governo Draghi».

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Lunedì 13 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 16-12-2021 08:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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