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Trump brinda al nuovo Usmca, anche il settore auto festeggia l’intesa commerciale

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NEW YORK - Per Donald Trump, si tratta di un accordo commerciale «storico», il «più grande mai siglato dagli Stati Uniti» e che chiama in causa 1.200 miliardi di dollari di scambi. Per Justin Trudeau è un’intesa che porterà «benefici profondi» a un’economia, quella canadese, «che resterà robusta». Sia il leader americano sia quello canadese hanno brindato allo United States-Mexico-Canada Agreement (Usmca), l’accordo commerciale che andrà a sostituire il North American Free Trade Agreement del 1994 e frutto di intensi e non facili negoziati che si sono conclusi tra Washington e Ottawa in extremis nella notte. Il rischio era che l’America tirasse dritto senza il Canada nell’attuare l’intesa annunciata a fine agosto con il Messico.

Il conservatore Trump si è vantato di avere mantenuto un’altra promessa elettorale dopo quella riguardante la riforma fiscale approvata prima dello scorso Natale e ha garantito una «nuova alba» per il comparto delle quattro ruote. E con ciò spera di favorire le candidature repubblicane alle elezioni di metà mandato che si terranno tra poco più di un mese in Usa. Dal canto suo il liberal Trudeau ha ammesso di avere dovuto fare concessioni, «alcune più difficili di altre». Tuttavia sia lui sia Trump hanno dovuto fare passi indietro per raggiungere un’intesa che mette fine a un lungo periodo di incertezza e rincuora i mercati. Lo dimostra la reazione dell’azionario americano, con Dow Jones Industrial Average e S&P 500 vicini ai livelli record del 21 e 20 settembre scorsi.

Il Canada ha dovuto sì concedere una maggiore apertura al suo settore caseario in linea al Comprehensive Economic and Trade Agreement siglato con la Ue, ma ha strappato agli Usa il mantenimento - tanto difeso - di un sistema di risoluzione delle dispute commerciali che nel vecchio Nafta era previsto nel Chapter 19. Ottawa ha preferito proteggere il settore auto dalla minaccia di dazi imminenti da parte degli Usa e a vincere sono i produttori di Detroit rappresentanti dall’ Auto Alliance, secondo cui lo Usmca rappresenta uno «sviluppo incoraggiante». E infatti i titoli di Ford, General Motors e Fiat Chrysler Automobiles corrono a Wall Street. Le nuove regole prevedono che il 75% - e non più solo il 62,5% - di un veicolo sia prodotto in Nordamerica. Inoltre, almeno il 40% di un veicolo è libero da dazi se realizzato da lavoratori che guadagnano almeno 16 dollari all’ora.

Questo significa che parte della produzione potrebbe passare in Usa e Canada dal Messico, a meno che questa nazione alzi gli stipendi. In una vittoria per Ottawa e Città del Messico, l’accordo non avrà solo 5 anni di vita come chiedeva Washington. La cosiddetta «sunset close» ci sarà tra 16 anni; le tre nazioni rivedranno tuttavia l’accordo ogni sei anni per valutare se rinnovarlo teoricamente all’infinito. Come ampiamente atteso, nell’intesa restano fuori i dazi che gli Usa hanno voluto dal primo giugno sull’acciaio e sull’alluminio in arrivo su suolo americano da Canada e Messico. Mentre christine Lagarde, il d.g. del fondo monetario internazionale, SI È detta incoraggiata dallo Usmca ma ha fatto capire che l’istituto taglierà le stime di crescita globale anche per colpa delle tensioni commerciali in corso, gli Usa vogliono usare il nuovo Nafta come «modello» per accordi commerciali futuri. «È troppo presto trarrare con la Cina», ha detto Trump minacciando i dazi da 267 miliardi di dollari che ha promesso sulle importazioni cinesi in agginta a quelli da 250 miliardi fino ad ora adottati.

Lui è fiducioso che le trattative con la Ue finiscano bene ma c’è sempre il rischio che Washington imponga dazi del 25% sulle auto (da cui Canada e Messico sarebbero teoricamente esclusi). Ad esserne colpiti sarebbero soprattutto i produttori tedeschi e giapponesi. Non a caso Shinzo Abe la settimana scorsa ha deciso di avviare trattative commerciali con Trump. Mentre i parlamenti di Canada, Usa e Messico si preparano ad approvare l’accordo Usmca prima della fine di novembre, gli osservatori guardano a una sua novità: sono previste regole pensate per scoraggiare i Paesi dall’indebolire artificialmente le loro valute. Canada e Messico non sono accusate di farlo ma visto che lo Usmca è un «modello», il pensiero va alla Cina.

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Sabato 13 Ottobre 2018 - Ultimo aggiornamento: 18:19 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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