Unrae, in Italia elettriche quattro volte meno degli altri Paesi UE
«L'accordo commerciale Ue-Usa sui dazi apre uno scenario complesso: se da un lato offre stabilità al commercio internazionale, dall'altro impone all'Italia di vigilare sugli effetti che potrebbero ricadere sulla nostra componentistica, cuore pulsante delle esportazioni verso gli Stati Uniti». Lo afferma Andrea Cardinali, direttore generale dell'Unrae. «Parallelamente, l'Italia deve colmare il gap che ci separa dall'Europa sulla mobilità elettrica: oggi la quota di Bev è quasi quattro volte inferiore alla media degli altri Paesi, e il ritardo nell'attivazione degli incentivi sta anche congelando il mercato. È fondamentale che le misure diventino subito operative, senza introdurre ulteriori paletti che ridurrebbero la platea dei modelli incentivabili e la capacità di utilizzare efficacemente i fondi disponibili.
In questo contesto, diventa ancora più urgente un intervento sulla fiscalità delle auto aziendali in ottica di decarbonizzazione: chiediamo con forza una revisione complessiva, ancorché graduale, sfruttando la Delega fiscale già prorogata, per aumentare la detraibilità dell'Iva, la deducibilità dei costi e ridurre i tempi di ammortamento». «Lo sviluppo capillare dell'infrastruttura di ricarica rappresenta un fattore determinante per l'espansione della mobilità elettrica nel nostro Paese», conclude Cardinali. «Gli ultimi dati Eafo aggiornati al 30 giugno 2025 posizionano l'Italia al sedicesimo posto nel ranking europeo con 13,2 punti di ricarica ogni 100 chilometri di rete viaria, significativamente sotto la media continentale di 19,5 punti. Inoltre, per sostenere efficacemente il processo di transizione, risulta fondamentale garantire costi di ricarica più accessibili, su scala europea come raccomanda l'Acea ma in particolar modo in Italia dove il problema è particolarmente acuto».




