Parlando ai cronisti, al Meeting di Rimini, il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, era stato chiaro: alla luce della situazione attuale, con la cassa integrazione in scadenza nel 2025 e, se non prorogata, il rischio di «perdere 25.000 posti di lavoro, Stellantis è chiamata a dare risposte e il Governo non può pensare di fare la finta o la figura del Ponzio Pilato». Giusto qualche giro di lancetta d'orologio e sull'onda delle parole del sindacalista arriva la sferzata dell'esecutivo che di 'lavarsi le mani' mostra di non averne proprio voglia. «Tocca alla Fiat assumersi la responsabilità sociale - scandisce appena arrivato alla kermesse di Cl il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso - tocca a Stellantis rilanciare l'auto in Italia e noi aspettiamo una risposta da tempo. Il Governo ha fatto la sua parte, Stellantis no». Parole nette. Cui, a sera, di un giorno passato sul filo del rasoio, giunge la replica diretta della multinazionale torinese. "È essenziale che tutti gli attori della catena del valore, compreso il Governo, contribuiscano a creare le giuste condizioni per la competitività, la dinamica del mercato e anche per la tranquillità, indispensabili per realizzare la transizione epocale che la mobilità sta vivendo».
La casa automobilistica, viene evidenziato in una nota «rimane concentrata sull'esecuzione del piano per l'Italia per i prossimi anni, già comunicato ai partner sindacali, che include progetti importanti come quello per Mirafiori 2030». Un botta e risposta serrato fra 'duellanti' che non lesinano affondi e stoccate. «Nel primo incontro con Tavares - racconta Urso - lui mi chiese due cose per progettare lo sviluppo dell'auto italiana per raggiungere l'obiettivo di un milione di veicoli. La prima di rimuovere l'ostacolo dell'Euro 7, e ci siamo riusciti, per questo Stellantis ha annunciato il prolungamento di alcuni modelli. Poi ci chiese un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia e abbiamo fatto il più grande piano incentivi sull'auto, un miliardo di euro». Così facendo, argomenta Urso, «abbiamo raggiunto questi obiettivi, ma quello del sostegno della produzione italiana non è stato raggiunto. Perché era Stellantis che doveva aumentare la produzione nel nostro Paese per rispondere alle richieste sollecitate dagli incentivi. Quindi - chiosa - il Governo ha fatto la sua parte, l'azienda no». Azienda che, difendendosi dalla 'frustata' governativa, prova a chiarire. «Il nostro obiettivo - spiega Stellantis - è quello di lavorare insieme a tutte le parti interessate per affrontare i principali impatti dell'elettrificazione e della crescente concorrenza nel contesto di un mercato europeo che è ben al di sotto dei livelli pre-pandemia e che non consentirà alla produzione di tornare a crescere immediatamente come la nostra industria sta affrontando a livello globale in Europa».
Attacchi e contrattacchi, che toccano anche il nervo scoperto della gigafactory di Termoli. Su questa, osserva Urso «Stellantis deve dare una risposta a breve, perché se non risponde positivamente sul progetto le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore». L'Acc in terra molisana, è la replica di Stellantis, «attualmente sta potenziando il progetto della gigafactory, oltre a quella in Germania, al fine di introdurre una nuova tecnologia per la produzione di celle e moduli, in modo da essere in linea con l'evoluzione del mercato. Da parte di Stellantis, sono state prese diverse decisioni per aumentare il carico di lavoro dei componenti ibridi a Termoli».