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Dopo lo shock, l'incontro che forse solo in Germania si sarebbe potuto organizzare: il direttore finanziario della Volkswagen, Arno Antlitz, e soprattutto l'amministratore delegato Oliver Blume, hanno spiegato nella grande fabbrica di Wolfsburg i motivi per i quali il gruppo ha ipotizzato per la prima volta nella sua storia la chiusura di stabilimenti nel Paese. La domanda di automobili in Europa non si è ripresa dalla pandemia Covid, con le consegne in calo di circa due milioni di pezzi, e la Volkswagen da sola ha perso vendite per circa «500mila auto, l'equivalente di circa due stabilimenti», conferma Antlitz, fischiato dai dipendenti assieme agli altri manager. Il gruppo ora si appresta a un duro confronto con i sindacati, che avevano firmato un accordo che escludeva un calo dei posti di lavoro fino al 2029. Daniela Cavallo, leader del Consiglio di fabbrica della Volkswagen, ha già definito il nuovo piano «un attacco all'occupazione, ai posti di lavoro e ai contratti collettivi che mette in discussione la stessa Volkswagen e quindi il cuore del gruppo».
E ora chiede che i colloqui con i vertici aziendali inizino «il prima possibile». Non sorprende quindi che il governo Scholz, dopo il taglio degli incentivi che ha provocato una brusca frenata del mercato, stia pensando a vantaggi fiscali per l'acquisto di nuove auto superiori a 500 milioni l'anno prossimo, che potranno salire fino a 650 milioni entro il 2028. Con il Consiglio dei ministri che dovrebbe decidere sul provvedimento a breve, anticipa il quotidiano Handelsblatt. «La chiusura in Sassonia di due stabilimenti della Volkswagen vuol dire che forse le scelte fatte fino a oggi non sono andate nella via giusta», commenta Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, facendo riferimento al provvedimento europeo che ferma l'endotermico dal 2035. Preoccupante anche in ottica italiana, dove «abbiamo una filiera di 70mila persone».
E Volvo intanto abbandona l'obiettivo di diventare completamente elettrica entro il 2030 per le mutate condizioni di mercato. Il gruppo svedese punta al 90-100% delle vendite globali da auto elettrificate, cioè un mix di modelli completamente elettrici e ibridi plug-in. «Siamo fermamente convinti che il nostro futuro sia elettrico», sottolinea il Ceo Jim Rowan, ma sia «chiaro che la transizione verso l'elettrificazione non sarà lineare e che i clienti e i mercati si muovono a velocità diverse».