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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Bonus-malus, il governo fa retromarcia: non ci saranno nuove tasse sull'auto

Una manovra azzardata. Una mezza follia finita in testacoda. Quasi peggio che guidare usando lo smartphone. Non è facile uscire dal pantano, ma una soluzione bisognerà pur trovarla. La patata bollentissima è nelle mani del vicepremier e ministro per lo Sviluppo Economico Luigi Di Maio che, fra le tante grane, mai avrebbe immaginato di dover risolvere un pasticcio causato dai suoi. L’incubo “bonus-malus”, l’ecotassa come è stata subito chiamata da tutti, sta generando più turbolenze del braccio di ferro con Bruxelles per individuare lo zero virgola con cui l’Italia potrà sforare il rapporto deficit-pil.

Che la situazione sia imbarazzante lo confermano le continue dichiarazioni del leader dei 5 Stelle che ribadisce «niente tasse» riferendosi ad un provvedimento considerato all’unanimità un’imponente manovra fiscale sul settore dell’auto. Un comparto strategico che genera occupazione e Pil e che è già schiacciato dalla pressione dell’erario visto che dà un contributo vicino al 20% delle intere entrate dello Stato. «Ci sono contatti costanti tra il Ministero e tutti i soggetti interessati e mi pare si stia andando verso una soluzione che garantirà bonus fino a seimila euro per le auto elettriche e al tempo stesso consentirà di non tassare le vetture delle famiglie», ha dichiarato di nuovo ieri Di Maio a margine dell’audizione della commissione di Vigilanza Rai.

Una posizione che cozza totalmente con quanto approvato finora perché non parla di quel “malus” che nel 2019 colpirebbe quasi il 90% delle auto vendute quest’anno. Quello che appare più comico, però, è che, se l’emendamento approvato alla Camera passasse così com’è anche al Senato, un’iniziativa nata per rispettare l’ambiente causerebbe un danno ecologico rilevante come evidenziato dai Verdi e pure da Legambiente. La forte tassazione farebbe infatti crollare il mercato dell’auto e le vetture nuove che non finiranno sulle strade bloccheranno il rinnovo di una parco circolate fra i più vecchi d’Europa con conseguenze negative per l’aria che respiriamo e la sicurezza stradale. Di più.

In un momento in cui servono risorse, le casse dello Stato perderebbero almeno mezzo miliardo per il calo del gettito Iva causato dalle quasi 200 mila immatricolazioni in meno come stimato dalla maggior parte delle associazioni di settore. Una tempesta perfetta. Una mossa per far saltare il banco che non sarebbe così esplosiva nemmeno se fosse stata studiata a tavolino. Non è certo il caso di accanirsi su chi ha fatto la frittata. Non dovrebbe, ma a quanto pare può succedere. E poi in Commissione c’erano parecchi distratti (o poco interessati al tema...) visto che i consensi con cui è stato approvato l’emendamento sono stati consistenti. Fra questi ci sono anche quelli che ora rendono granitico il fronte della critica.

Che lo strampalato provvedimento abbia sul fronte ecologico una falla simile ad una voragine lo conferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ieri ha parlato solo di bonus e di una rivisitazione dell’ecotassa per non far soffrire i cittadini. Nella situazione attuale la tassazione legata alla CO2 non appare appropriata, al limite si potrebbe dare un piccolo segnale di bonus per indicare la direzione futura. Tutti i protagonisti del settore, quali siano gli interessi di parte, sperano che l’emendamento venga cancellato (della serie facciamo finta di aver scherzato...) e che il governo non si occupi dell’auto. È vero che le vetture più sono piccole e meno emettono CO2, ma non si possono vendere solo citycar perché i consumatori devono soddisfare esigenze diverse, quelle delle famiglie. E acquistare un’auto di medie dimensioni non è certo un’ostentazione di lusso, ne una mossa per distruggere il pianeta.

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Domenica 16 Dicembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 15:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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