Dal turbodiesel all'auto elettrica. Il futuro è “zero emission” ma i motori tradizionali hanno ancora un ruolo chiave

Dal turbodiesel all'auto elettrica. Il futuro è “zero emission” ma i motori tradizionali hanno ancora un ruolo chiave

di Giorgio Ursicino
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Quando si fa una rivoluzione si generano sempre turbolenze. Impossibile evitare strappi. È sempre stato così. Stabilito il nuovo ordine, lo scenario è di solito migliore, ma il brusco cambiamento può causare danni collaterali e purtroppo anche lasciare vittime sul terreno. Il quadretto è un’istantanea perfetta di quanto accadrà nel mondo dell’auto. O meglio di quanto sta già succedendo perché la svolta di quello che sarà un ribaltone è già partita. Ormai tanto tempo fa le vetture con motore a scoppio hanno mandato in pensione carrozze e cavalli, un modo di muoversi e di spostare le merci che risaliva agli antichi imperi, quello persiano e quello romano.

Da allora (era la fine dell’Ottocento), la mobilità si è solo evoluta pur registrando negli anni progressi anche enormi. Tecnologie affinate, l’invasione dell’elettronica, i veicoli con i propulsori a scoppio più ecologici e silenziosi, più performanti e sicuri, più confortevoli e piacevoli da guidare. Un’evoluzione costante e poderosa che non ha però sconvolto l’impostazione di base: al volante c’è sempre stato qualcuno e per proseguire il viaggio è stato sempre necessario fermarsi al distributore e mettere nel serbatoio i frutti del petrolio (benzina e gasolio) estratto in gran parte dai deserti degli sceicchi. Bene, in futuro non sarà più così.

Tutti i veicoli saranno (in parte già lo sono) connessi e condivisi, soprattutto ad emissioni zero e a guida autonoma. Ad abolire il tubo di scarico e consentire di sfrecciare in città senza fare danni alla salute delle persone ci penserà l’auto elettrica, a batterie o ad idrogeno che sia. Questa soluzione finale ci consentirà anche di liberarci dai combustibili fossili perché, se saremo in grado di organizzarci bene, tutta l’energia di cui avremo bisogno la potremo generare da fonti rinnovabili. La tempesta perfetta al contrario. Uno scenario da sogno. Ma dovremo arrivarci e certamente non accadrà girando un interruttore.

C’è quindi da gestire una fase di transizione e sarà necessario farlo con più attenzione possibile per cercare di evitare quello che sta accadendo in questi giorni in Italia e che, col passare del tempo, potrebbe addirittura peggiorare. Le auto elettriche risolveranno qualsiasi problema (in realtà superato un problema ne nasce un altro, ma si spera più piccolo) poiché l’azzeramento delle emissioni consentirà di non dover più accapigliarsi sulla CO2 che è un climalterante e sui veleni che possono minare la salute (il particolato e gli ossidi di azoto in particolare).

Ma prima che tutti i nuovi veicoli siano elettrici passeranno anni o forse decenni e qui serve il buon senso per avere rispetto delle attuali motorizzazioni che, ulteriormente evolute, devono per forza accompagnarci nella fase di transizione. Sarà ancora utile il diesel e, soprattutto, resterà indispensabile il motore a benzina, meglio se entrambi ibridizzati in modo da recuperare energia. Invece in molti paesi, Italia in testa, come spesso avviene l’abbiamo presa male per ora causando più danni che benefici.

Il primo errore è stato quello di non aver preparato il cambiamento e, quindi, siamo in evidente ritardo. Ancorati alla nostalgia non abbiamo completamente afferrato il potenziale della mobilità elettrificata, non abbiamo messo in risalto e magari incentivato i plus dei veicoli a batterie. In aggiunta, cosa ancor più grave, non è stato adeguatamente preparato il network per la ricarica affidandone l’implementazione a protagonisti del settore di buona volontà e parecchia lungimiranza (vedi l’Enel) che hanno scommesso sul domani affrontando numerosi ostacoli, non ultimi quelli burocratici. Poi ce la siamo presa con il piatto nel quale mangiamo, da anni e con notevole soddisfazione: le vetture tradizionali, quelle alimentate con motori benzina e diesel di ultimissima generazione che tanti vantaggi garantiscono dal punto di vista dell’efficienza e del rispetto ambientale rispetto a modelli di appena qualche anno fa. Un errore madornale, per alcuni un autentico suicidio.

Tanto è certo che la mobilità del futuro sarà elettrificata, altrettanto sicuro è che per arrivarci servirà tempo. Quanto? Rispondono gli esperti: quello che servirà. E nel frattempo dovremo continuare a gestire e a rispettare i propulsori classici poiché un’industria complessa come quella automotive ha i suoi cicli ed andare troppo rapidi può comportare rischi enormi per il Pil, l’occupazione e, soprattutto, per le modalità di utilizzo.

Sarebbe insomma necessario fare il contrario di quello che il governo ha fatto recentemente in Italia. Ha infatti attaccato il diesel bloccandone la circolazione nelle città, in alcune circostanze anche di quelli di ultima generazione, quando ci sono le domeniche ecologiche. Caso emissioni, PM10, NOx: difficile difendere una macchina che consuma pochissimo e quindi emette poca CO2. Ne emette di più il motore a benzina dove si sta spostando il mercato: un attacco a quest’ultimo vuol dire dare un po’ di problemi alle famiglie. Ecco quindi il bonus-malus: per incentivare le elettriche, ecco la tassa per chi emette più di 160 grammi al chilometro di CO2. Anche l’Europa, in nome del futuro, sembra accanirsi contro il presente. Bruxelles sul finire dell’anno ha deciso: le emissioni di CO2 dovranno diminuire del 37,%5 nel decennio che va dal 2021 al 2030. Un target molto ambizioso, i costruttori hanno già detto che sarà un disastro.
 

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Venerdì 21 Dicembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 24-12-2018 23:54 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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2 di 2 commenti presenti
2018-12-22 12:08:24
Condivido totalmente questo articolo compilato con buon senso e conoscenza della realtà italiana.
2018-12-22 12:13:15
Articolo totalmente condivisibile e che tiene conto della realtà italiana.