Carlos Ghosn, ex ceo Nissan e presidente di Renault

Ghosn verso dimissioni da presidente Renault. Giovedì Cda casa francese potrebbe nominare successore

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TOKYO - Carlos Ghosn si appresta ad abbandonare l’incarico di presidente e amministratore delegato della Renault, nel tentativo di allestire il lungo processo di difesa che lo vede imputato da oltre due mesi a Tokyo. Lo anticipano i media giapponesi, indicando che le speranze di una conferma del suo ruolo di vertice nell’imminente Cda della casa auto francese, sono comunque ridotte al lumicino. Con il perentorio rifiuto delle autorità giapponesi di concedere la libertà su cauzione per l’ex tycoon 64enne, Parigi, è di fatto costretta a cambiare rotta, e dopo due settimane dalle smentite per mezzo del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, si appresta a nominare la nuova dirigenza a capo dell’azienda transalpina, il cui 15% del capitale è in mano al governo.

La riunione del Cda di giovedì potrebbe vedere nel ruolo di presidente il 65enne Jean-Dominique Senard, attuale Ceo della Michelin, mentre il direttore operativo della Nissan, Thierry Bollore, sarebbe pronto a ricoprire la posizione di amministratore delegato. Il fermo di Ghosn, con le accuse di aver sottostimato i suoi compensi e di abuso di fiducia aggravata, non ha scoraggiato Parigi nel suo tentativo di esercitare una sempre maggiore autorità. Con il suo 43,4% in Nissan, la Renault deriva gran parte dei suoi utili dai dividendi della casa auto nipponica, e dipende da quest’ultima per la sua tecnologia avanzata dei motori elettrici. Le vetture Nissan, inoltre, vengono prodotte negli stabilimenti in Francia contribuendo all’occupazione.

Sotto il profilo societario, Nissan, ha il 15% di Renault ma è priva di diritti di voto in assemblea, malgrado una capitalizzazione di mercato quasi doppia rispetto alla partner francese. I media giapponesi descrivono nei particolari il processo “mirato” della casa d’oltralpe di consolidare la posizione di predominio all’interno dell’alleanza. Già nel 2015, l’attuale presidente francese e allora ministro dell’Industria, Emmanuel Macron, aveva puntato a rafforzare la posizione di Renault attraverso la ‘legge Florangè, una norma anti-speculazione che garantiva diritti di voto doppi per gli azionisti di lungo termine. Ghosn fu inizialmente contrario alla decisione interventista di Macron, ma i due raggiunsero un compromesso sullo scopo di esercitare i diritti nelle questioni strategiche della società.

La successiva richiesta del governo di Parigi a Ghosn, all’inizio del 2018, di rendere il processo di integrazione “irreversibile”, si è scontrata con il brusco arresto dell’ex top manager, avvenuto a metà novembre a Tokyo. Le nomine al Cda potrebbero diventare un altro punto di scontro, fa notare la stampa giapponese. Una manovra di fusione tra le due aziende con il governo francese al posto di comando, ridurrebbe ulteriormente le aspirazioni della Nissan di riequilibrare l’intesa strategica, esacerbando i rapporti già tesi tra le dirigenze.

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Mercoledì 23 Gennaio 2019 - Ultimo aggiornamento: 19:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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