
Andrea Bertolini (Ferrari): «Lo sviluppo della 296 GT3 Evo mi ha arricchito anche a livello professionale»

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SPA-FRANCORCHAMPS – Visibilmente emozionato, Andrea Bertolini osserva con soddisfazione e orgoglio la “sua” Ferrari 296 GT3 Evo. Nonostante l’enorme esperienza nel campo delle vetture Gran Turismo, il Ferrari Development Driver ha tenuto a precisare l’importante mole di lavoro che è stata effettuata nello sviluppare la nuova vettura del Cavallino Rampante. Un percorso che è stato incentrato principalmente sull’ottimizzazione del pacchetto con test specifici degni di un progetto di una monoposto di Formula 1.
Vedere una Ferrari nuova è sempre emozionante?
«Quando devi migliorare un progetto già importante non è più complicato rispetto a sviluppare una macchina da zero ma, allo stesso tempo, è diverso perché cerchi subito la finalizzazione. Non è un lavoro di sgrossatura ma lavori già sul dettaglio e sull’ottimizzazione. Questa volta a fare la differenza è stata la cura e lo sviluppo del dettaglio».
Come sono stati svolti i test?
«Anche i test che abbiamo fatto a livello aerodinamico sono stati incredibili come attività. Abbiamo utilizzato più vetture per cercare di simulare il vero traffico. Siamo scesi in pista io, Alessio Rovera e Alessandro Pier Guidi provando a guidare in scia a diverse distanze e velocità per studiare le turbolenze alle alte velocità con delle celle di carico montate sulle sospensioni. Avevo fatto qualcosa di simile diversi anni fa con la Formula 1, quando si potevano fare tanti test, ma mai con la GT3».
Su quali circuiti avete provato?
«A Vairano era un aero-test e abbiamo provato principalmente sul lungo rettilineo. Monza ti permette di provare la vettura alle alte velocità e osservare le turbolenze. Al Mugello inizi a percepire anche la perdita di carico nelle curve a lunga percorrenza. Il risultato che abbiamo portato a casa è stato molto importante tanto da avermi anche arricchito a livello professionale. È incredibile la percezione che hai immediatamente della velocità e quando corri in aria sporca».
L’aerodinamica è la cosa che è cambiata di più?
«No ci sono tante cose che sono cambiate. Ovviamente la carrozzeria è la cosa più lampante ma c’è stata una cura del dettaglio. Il cambio, ad esempio, è stato accorciato nei rapporti. Era un punto in cui dovevamo intervenire, perché in alcuni circuiti soffrivamo per le spaziature troppo lunghe. Poi i piloni dell’ala per fare interventi rapidi e cambiare l’angolo di incidenza. Anche quanto fatto sul diffusore fa parte di questo lavoro sulla pulizia dei flussi. Siamo intervenuti anche sui freni, nonostante non abbiamo mai avuto problemi, abbiamo lavorato per abbassare le temperature di esercizio, così come anche per il servosterzo».
Si è lavorato anche sugli pneumatici?
«Correndo in campionati dove ci sono diversi fornitori, si è fatto un lavoro per ottimizzare il lavoro delle sospensioni per poter trovare un assetto più vicino alle proprie esigenze e ridurre l’usura. Il lavoro fatto è stata di renderla più prevedibile e per un pilota gentleman può fare la differenza. Quando una macchina è facile e prevedibile da guidare si riesce a portare anche a un livello di performance più elevato. Se la macchina è impegnativa si fa fatica».
Anche l’abitacolo ha subito alcune modifiche?
«No. L’abitacolo aveva già un bel comfort e un’ottima visibilità. Non è stata fatta nessuna modifica anche a livello di disposizione dei comandi o di ergonomia perché già molto buona. Abbiamo semplicemente aumentato la portata d’aria all’interno per consentire di abbassare le temperature all’interno dell’abitacolo».
Quando si effettua lo sviluppo qual è il focus?
«Per noi di Ferrari l’attività GT3 è molto importante. Quando facciamo lo sviluppo siamo molto mirati sul lato cliente».