Loïc Duval, in un'immagine di repertorio, alla 24 Ore di Le Mans del 2016. Il francese è l'unico dei 7 piloti di Peugeot Sport ad aver già vinto nel WEC e alla 24 Ore di Le Mans

Duval (Peugeot Sport): «La 9X8 rappresenta la nuova era delle Hypercar»

di Nicola Desiderio
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Loïc Duval è il figliol prodigo di Peugeot. Il pilota di Chartres infatti ha già corso per il Leone nel 2010 e 2011 ed è l’unico dei 7 piloti scelti per salire sulla nuova 9X8 ad aver già vinto nel WEC e alla 24 Ore di Le Mans. A dispetto di ogni scaramanzia, l’anno buono fu il 2013 e fu con due leggende come Alan McNish e Tom Kristensen. Il 2014 invece fu l’anno buio. Nel pieno della sessione di qualifica a Le Mans, la sua Audi R18 sbatté a 272 km/h contro i muretti che costeggiano le due lunghe curve Porsche. Il buon Loïc uscì illeso sulle sue gambe, ma i medici gli dissero che il giorno dopo non avrebbe potuto correre. E da allora non è più riuscito ad andare oltre il terzo posto sul circuito di Le Sarthe. Con la Peugeot ha di nuovo la possibilità di lottare per il vertice.

Quali sono le tue prime impressioni sulla 9X8 e che paragone si può fare con tutte le altre vetture con cui hai corso?

«Beh, la prima volta che l’abbiamo vista ci siamo detti: qual è il davanti e qual è il didietro?! Scherzi a parte, sono sorpreso dal design, è sicuramente qualcosa di completamente nuovo. Ci aspettavamo qualcosa di simile alla Toyota, che è stata la prima Hypercar, invece è proprio un’altra cosa! Comunque sia, è bellissima, molto aggressiva e abbiamo grande fiducia nella capacità tecnica di Peugeot. La scelta di non usare l’ala posteriore è rischiosa, ma sono state fatte ricerche e non credo siano stupidi del tutto se hanno intrapreso questa strada per sviluppare una vettura competitiva. Come pilota, non posso che essere ansioso di guidare una vettura così bella, innovativa e diversa dalle altre».

Che cosa ti ha sorpreso visivamente di più della 9X8 rispetto a tutti i prototipi che hai guidato?

«Nulla in particolare. Sono rimasto affascinato da come è stato interpretato il regolamento LMH che vuole rappresentare una nuova era nelle competizioni di durata. Per anni abbiamo visto auto molto simili tra loro, la 9X8 appartiene invece chiaramente ad un altro tempo. Noi dobbiamo viverlo e bene ha fatto Peugeot ad afferrare al volo questo spirito e a farlo proprio con l’obiettivo di fare un’auto capace comunque di vincere, come hanno già fatto la 908 e la 905 in passato. Penso che possiamo essere fieri e fiduciosi per il futuro».

Hai guidato molte LMP1, ma non ancora una Hypercar. Ti sei fatto già un’idea sullo stile di guida che è necessario per sfruttarle al meglio?

«Da un lato, ci sono cose simili come il fatto di avere sistema ibrido e di essere sempre prototipi con abitacolo chiuso. Le Hypercar sono però più pesanti, hanno minore deportanza e anche gli pneumatici sono un po’ diversi, ma alla fine penso che la cosa importante sia la voglia del pilota di comprendere il mezzo che ha a disposizione trovando il giusto bilanciamento per sfruttarne tutte le prestazioni».

Guiderai a Le Mans anche quest’anno?

«Sì, guiderò la vettura con il numero 70, una Oreca LMP2 della Realteam Racing, insieme a Norman Nato (pilota Venturi in Formula E e secondo l’anno scorso a Le Mans con la Rebellion, ndr) e Esteban Garcia, un pilota amatoriale. Mi servirà per vedere che evoluzione c’è stata tra le vetture in vista dell’anno prossimo. E comunque Le Mans è sempre un’esperienza affascinante».

Tu hai guidato anche nell’Imsa. Che differenze vedi con il WEC e le corse europee?

«È tutto molto differente, anche il modo di guidare è diverso così come il modo di intendere le corse. Il regolamento sportivo, ancora di più di quello tecnico, è differente. Penso comunque che rappresenti un’esperienza interessante. Le Dpi sono vetture belle da guidare e chissà che, con la convergenza dei regolamenti, non ci sia la possibilità di andare a correre nell’Imsa, come Peugeot o con un altro marchio del gruppo Stellantis. Credo che sia una prospettiva interessante e, in ogni caso, che sia utile per un pilota confrontarsi in contesti diversi».

Il team Peugeot comprende 7 piloti, uno cura lo sviluppo della vettura gli altri corrono in pista. Avete già deciso la composizione degli equipaggi?

«No, non ancora. Dobbiamo ancora fare delle scelte considerando le nostre taglie, il set up della vettura da condividere e altro ancora. Abbiamo bisogno ancora di tempo per approfondire insieme questi aspetti. Conosco alcuni dei piloti del team e sono molto amico con Jean-Éric Vergne. Questo sicuramente conta, ma quello che conta di più è la possibilità di conoscersi e confrontarsi per formare un equipaggio unito e ben affiatato».

Ma Jev (soprannome di Vergne, ndr) è più alto di te…

«Sì, ma ci conosciamo sin da quando eravamo bambini. Ripeto: dobbiamo conoscerci e confrontarci tra di noi, poi decideremo».

Nel prologo e nelle prove delle prima gare del WEC abbiamo visto spesso le LMP2 essere più veloci della LMH. Che cosa pensi di questo?

«È difficile fare una lettura corretta. Al momento c’è solo una Hypercar ibrida che è completamente nuova mentre le LMP2 sono le stesse da molti anni, dunque i piloti sanno come utilizzarle al massimo del loro potenziale. Ala fine, le LMH prevalgono in prova, anche se di poco, e in gara fanno qualche giro in più rispetto alle LMP2. Non sono preoccupato delle prestazioni delle Hypercar e penso che dobbiamo preoccuparci solo di noi stessi, di fare un buon lavoro e di fare della 9X8 una macchina vincente».

Tu sei l’unico pilota Peugeot ad aver trionfato alla 24 Ore di Le Mans. Che cosa ci vuole per vincere questa corsa?

(Ride) «Ci vuole tanto lavoro, tanta passione e anche la capacità di mettere da parte il tuo ego, che è molto importante da parte di tutti: piloti, tecnici, meccanici, ingegneri… È uno sforzo che coinvolge tutti. E anche se alla fine sono i piloti a salire sul podio, questo avviene grazie a tutti gli altri, e non solo quelli che sono ai box. Ci vogliono poche cose, ma devono incastrarsi bene. E ovviamente c’è bisogno di una macchina competitiva, ma da sola può non bastare. Spesso abbiamo visto vincere non l’auto più veloce e abbiamo visto perdere gare già vinte all’ultimo giro dopo 24 Ore. Sono sicuro che in casa abbiamo tutti questi elementi e spero davvero che insieme saremo capaci di raggiungere i nostri obiettivi».

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Lunedì 9 Agosto 2021 - Ultimo aggiornamento: 11-08-2021 18:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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