Ian Cartabiano, americano, lavora in Toyota dal 1997 e dal 2018 è amministratore delegato del centro stile ED2 che la casa giapponese ha dal 2000 in Costa Azzurra

Ian Cartabiano (Toyota): «La nuova Aygo sarà sempre accessibile, ma avrà uno stile forte e audace»

di Nicola Desiderio
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Non è un americano a Parigi, ma in Francia ci è arrivato 3 anni fa quando la sua azienda l’ha preso dal Calty a Newport Beach, in California e spedito a Sophia Antipolis, alle spalle di Nizza per fare l’amministratore delegato di ED2, il centro stile che Toyota ha dal 2000 in Europa. Dopo quasi 20 anni sulle rive dell’Oceano Pacifico, Ian Cartabiano è stato chiamato a guardare il Mediterraneo e la sua opera prima è la Aygo X Prologue, il concept che prefigura la Aygo di terza generazione, nuova non solo nello stile, ma soprattutto nell’identità, per affrontare il segmento A che molti costruttori stanno abbandonando e dove invece Toyota intende rilanciarsi con forza.

Qual è la sfida principale quando si disegna un’auto piccola?

«Sicuramente è fare un’auto che sia accessibile ma, allo stesso tempo, audace, forte e di grande personalità. Abbiamo voluto la Aygo X Prologue proprio così: dotata di un design più forte e coraggioso, capace di spiccare in qualsiasi contesto, in città così come in campagna. Nel segmento A c’è il vincolo di lavorare all’interno di dimensioni compatte e guardando alle esigenze del cliente. Noi designer, insieme con gli uomini del marketing, abbiamo lavorato con l’obiettivo di fare un’auto di segmento A che fosse davvero “cool”, una vettura che, appena la guardi, ti vien voglia di entrarci e guidarla. Vogliamo offrire al cliente qualcosa di insolito per questo tipo di vetture: la sensazione di possedere qualcosa di speciale».

Che cosa rende la Aygo X Prologue così speciale per voi come designer e per il cliente?

«Per me, che amo le automobili e ne ho fatto il mio lavoro, il desiderio è dare al cliente una vettura della quale siano orgogliosi, anche se è compatta e accessibile. Secondo me, la Aygo X Prologue ha qualcosa di speciale perché è diversa dalle concorrenti. Non è un segreto che molte di loro stanno abbandonando il segmento, ma il mercato deve sapere che ci sono altri costruttori che vogliono rimanerci realizzando qualcosa di nuovo, differente e che appaia tale sin dal primo sguardo mostrando la propria vocazione. Prima di fare il primo schizzo sapevamo da dove partire: avremmo avuto la piattaforma GA-B, ruote più grandi, maggiore altezza da terra per essere più simile ad un crossover con un punto anca che aiuta ad entrare ed a uscire e una visibilità molto migliore in città per tenere sotto controllo la strada, il traffico, gli incroci e infine uno stile più coraggioso ed iconico. Volevamo un’auto che, più che ad un uovo, facesse pensare ad un diamante. E devo dire che l’abbiamo disegnata in un modo particolare: siamo partiti dal tetto, poi siamo andati verso la coda e poi alla linea di separazione posteriore della portiera posteriore disegnando un oggetto che era pronto a saltare. Il profilo nero del concept riproduce tale percorso. Credo che lo stile di questo concept si differenzia nettamente da quello della concorrenza e spicca nel contesto urbano».

Come ha detto, molti concorrenti stanno abbandonando questo segmento. È diverso disegnare un’auto con molti concorrenti da una che ne ha pochi?

«Domanda molto interessante. Ci sono due cose da dire. A volte, quando hai molte concorrenti è più facile perché hai più punti di riferimento e sai quello che non devi fare. Quando invece ve ne sono pochi, il team che deve disegnare una vettura ha più difficoltà a spiegare le scelte stilistiche che riguardano quel veicolo. Può essere una sfida affascinante oppure un rischio terribile. E penso che in questo caso, l’opportunità di cambiare è stata un vantaggio per noi perché abbiamo potuto cambiare radicalmente partendo anche dall’Aygo».

In questo concept si vedono elementi già visti, ad esempio, su Corolla, RAV4, C-HR e anche iQ che una volta era la visione dell’auto cittadina anche secondo Toyota… nel frattempo il contesto delle city car è cambiato radicalmente. L’immagine dell’auto per la città è più quella di iQ o della Aygo X Prologue?

«Come city car, è evidente che noi crediamo nelle idee portate dalla Aygo X Prologue perché appare forte e attiva e guarda anche fuori della città. Questa vettura parla di divertimento di guida in qualsiasi ambiente o situazione».

Da americano, lei è abituato a vetture ben più grandi. Che sapore ha per un americano disegnare un’auto così piccola?

(ride) «È divertente! Quando sono arrivato 3 anni fa in Europa all’ED2, mi fu subito mostrato il concept di questa vettura e quando lo vidi pensai: mamma mia quanto è piccola questa macchina! Ironia della sorte, l’ultimo progetto al quale ho lavorato quando ero al Calty in California è stato un vero grande Suv americano. Per me dunque è stato un autentico shock professionale. Nei primi tempi usavo auto di dimensioni americane, ma presto le ho graffiate di lato lungo le strade strette che mi portano a casa. Allora ho capito perché qui le auto sono più piccole e mi sono abituato. Io comunque amo le auto italiane, la mia famiglia ha posseduto Fiat e Alfa Romeo. Alla fine, credo che il mio occhio americano mi ha aiutato a pensare un’auto che fosse sì piccola, ma che non scomparisse all’interno del suo ambiente. Insomma, è stata per me un’esperienza istruttiva e penso che piacerà molto in Italia».

Questa è l’unica Toyota che avrà un propulsore non elettrificato. È diverso disegnare un’auto che non sarà neppure ibrida da una che invece lo è? E in futuro potremo distinguere le Toyota dal tipo di motore che le spinge?

«Penso che ci siano tre cose da dire. La prima è che quest’auto è concepita per avere un motore a combustione interna, almeno inizialmente. È stata immaginata così per renderla accessibile quanto più possibile. Nel futuro potranno essere considerate altre forme di propulsione. La seconda è che la maggior parte della nostra gamma in Europa è in qualche modo elettrificata: ibrida, ibrida plug-in e tra poco anche elettrica. Che la vettura sia elettrificata o no, io penso che debba apparire comunque avanzata e al passo dei tempi, persino futuristica. In terzo luogo, presto vedremo la prima Toyota elettrica che sarà presentata a Shanghai e penso che la prossima sfida sia trovare un modo per differenziare le auto elettriche dalle altre forme di elettrificazione».

Abbiamo visto l’esterno della vettura. Potrebbe dirci qualcosa sull’interno che non è stato ancora mostrato?

«Per la prima apparizione, ci siamo concentrati sull’esterno per dare un’anticipazione di come sarà la vettura. Più avanti faremo vedere anche l’abitacolo. Per ora posso dire che sarà ampio e ben utilizzabile. Abbiamo posto la nostra attenzione sull’esperienza dell’utilizzatore con l’obiettivo di farlo sorridere quando si trova all’interno della vettura. In futuro, quando lo vedrete, ne riparliamo e mi direte se quanto vi dico è vero».

In ED2 lavorano persone di molte nazionalità e Toyota è presente in tutti i mercati mondiali. Pensa che lo stile delle vostre auto sarà globale o legato ai singoli mercati così che vedremo Toyota americane, europee e giapponesi?

«Penso che sarà un mix. Anche questa vettura è disegnata e concepita per l’Europa, ma ha comunque un’identità giapponese. Anche alcune auto come la C-HR o la Yaris Cross che sono state disegnate con gusto europeo, ma sono globali perché il design europeo è apprezzato in tutto il mondo. Di sicuro, continuerà la specializzazione dei vari centri di design per i vari mercati: in Nordamerica disegniamo minivan e truck e in Giappone berline e auto piccole. Ogni mercato ha il suo gusto e le sue regole, ma tendiamo comunque ad un design globale. Ad esempio, Lexus è un brand globale e cerchiamo di darle un design globale».

Noi siamo europei e italiani e pensiamo che lo stile europeo ed italiano sia il migliore. Questo è ancora vero o vi sono altre tendenze che risultano sempre più importanti per lo stile di un’automobile?

«Ho avuto una lunga discussione su questo argomento 2 settimane fa. Penso due cose. La prima è che lo stile europeo è senza tempo, c’è una grande attenzione ai dettagli, alla qualità, alle proporzioni e alla presenza. Penso che questo sia dovuto al fatto che i brand europei hanno una lunga storia e hanno potuto raffinare il loro stile nel tempo. Lo stile europeo è sinonimo di bellezza, eleganza, raffinatezza. Anche noi all’ED2 cerchiamo questi valori, ma esprimendo comunque le radici giapponesi di Toyota. La seconda è che non vogliamo essere come le tedesche, le francesi o le italiane. Noi vogliamo essere diversi e penso che la Yaris sia un ottimo esempio di tale mescolanza: qualità, cura delle superfici e presenza sono europee mentre dinamismo e parte frontale sono più giapponesi. Sembra europea, sembra giapponese: è la combinazione di questi aspetti che la rende unica».

Quali sono gli elementi di questo concept che vedremo anche in altri futuri prodotti Toyota?

«Penso che vedremo sempre di più un design che io definisco “focalizzato sulle ruote”, più tinta bitono interpretata in modi diversi, una cura delle superfici che noi chiamiamo “precision organic” che consiste nella transizione tra le forme morbide della parte anteriore a quelle più spigolose del posteriore, infine una faccia dalla personalità forte».

Quanto è vicino al modello di serie?

«È molto molto vicino al modello di serie. Certo non avrà le maniglia a scomparsa, luci lampeggianti e altri particolari scenografici, ma sarà lei. Assolutamente!»

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Domenica 18 Aprile 2021 - Ultimo aggiornamento: 19-04-2021 08:51 | © RIPRODUZIONE RISERVATA