Strage di Casteldaccia, cinque operai morti intossicati: nelle fogne senza maschere. Fatali le esalazioni

L'incidente durante un intervento per rimuovere un'ostruzione

Strage di Casteldaccia, cinque operai morti intossicati: nelle fogne senza maschere. Fatali le esalazioni
di Riccardo Lo Verso
5 Minuti di Lettura
Lunedì 6 Maggio 2024, 23:54 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 09:00

I corpi senza vita di tre operai erano tra i liquami. Altri due riversi su una soletta di cemento armato. Volevano salvare i compagni di lavoro. Un gesto tanto disperato, quanto inutile. Sono andati incontro alla morte senza indossare la mascherina di protezione.

L’ennesima tragedia sul lavoro ha le proporzioni di una strage: cinque morti e un sesto operaio in condizioni disperate. Stavano lavorando in un impianto di sollevamento delle acque nere a Casteldaccia, paese ad una manciata di chilometri da Palermo. Una cisterna, a sei metri di profondità, è diventata una camera a gas.

Le vittime sono Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl, che aveva vinto l'appalto dell’Amap, la società che gestisce il servizio idrico a Palermo e in una cinquantina di Comuni della provincia; gli operai Giuseppe Miraglia, 47 anni originario di San Cipirello (Palermo), Roberto Raneri, 51 anni di Alcamo (Trapani) e Ignazio Giordano, 59 anni (Palermo).

Palermitano era anche e Giuseppe La Barbera, 26 anni, lavoratore interinale dell’Amap. I liquami sprigionano idrogeno solforato che non lascia scampo, specie se si respira senza alcuna protezione. Alla cisterna, che misura 5 metri per 5 e conteneva 80 centimetri di liquami, si accede scendendo per due rampe di scale attraverso un tombino.

Strage di Casteldaccia, cosa sappiamo? L'indagine sulla Quadrifoglio Group, gli operai sotto inquadrati e l'assenza di maschere

L’ALLARME

«Correte, correte…»: a lanciare l’allarme e a chiedere l’intervento dei soccorsi, verso l’ora di pranzo, è un collega delle vittime. Ha sentito le urla provenire dall’impianto. Poco dopo le 14 tre squadre dei vigili del fuoco giungono sul posto, lungo la strada statale 113. Fanno in tempo a strappare alla morte il sesto operaio, che viene trasferito in elisoccorso al Policlinico. Lo intubano, i suoi polmoni sono segnati dal gas. «Ce n’era una quantità dieci volte superiore al limite di tollerabilità. Se fossero state prese tutte le precauzioni del caso tutto questo non sarebbe successo», spiega il comandante dei vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandra.

I lavori erano iniziati il 29 aprile scorso. C’erano state ripetute segnalazioni di anomalie alla rete fognaria dovute a un’ostruzione. L’Amap ha affidato la commessa alla Quadrifoglio Group. Si tratta di un’impresa con un discreto bagaglio di esperienze, 24 dipendenti e un fatturato di un milione di euro, fondata nel 2005. Negli ultimi anni si era aggiudicata appalti pubblici e commesse in un settore altamente specializzato. Uno dei soci era Epifanio Alsazia, che avrebbe compiuto 71 anni il 15 maggio prossimo, anche lui morto nell'incidente. Al fianco degli operai esterni ce n’erano altri due assunti con contratti interinali dall’Amap. L’azienda non ha le figure professionali necessarie e in attesa di nuove assunzioni si affida ad una società interinale per reclutarli all’occorrenza.

La Procura di Termini Imerese ha aperto un’inchiesta. I poliziotti della squadra mobile di Palermo hanno interrogato il direttore dei lavori dell’Amap. Bisogna accertare di chi fosse la responsabilità di controllare il rispetto delle norme di sicurezza. A cominciare dall’utilizzo delle mascherine di protezione. «È una cosa assurda - spiega il presidente di Amap Alessandro Di Martino -. L'odore era tale che non è comprensibile come non si siano protetti».

Non si è fatta attendere la reazione dei sindacati: «Siamo sconvolti, proviamo un senso profondo di dolore e di sconfitta ogni volta che accadono questi gravissimi episodi, e oggi ad essere sconfitto è tutto il sistema che dovrebbe occuparsi della prevenzione e della tutela della salute dei lavoratori – dicono i segretari generali di Cgil e Cisl Palermo, Mario Ridulfo e Leonardo La Piana, ed Ignazio Baudo della Uil -. Il mondo del lavoro palermitano paga oggi un altissimo e carissimo prezzo nella battaglia per la sicurezza sul lavoro. Non possiamo credere che altri cinque lavoratori non faranno rientro a casa, questa tragedia immane ci lascia sgomenti».

LA PROTESTA

La risposta alla strage di Casteldaccia è lo sciopero generale per le prime quattro ore ad inizio turno di oggi (8 ore per il comparto degli edili) in provincia di Palermo e un sit in che si terrà contestualmente dalle 9 davanti alla Prefettura. «Ogni azienda, ogni realtà produttiva, deve porre come prioritaria - rispetto a qualunque altro obiettivo - la vita dei lavoratori», aggiungono.

LE ISTITUZIONI

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita a New York, ha espresso il suo cordoglio: «Auspico che sia fatta piena luce sulle dinamiche dell’incidente. Ma l’ennesima inaccettabile strage sul lavoro - a pochi giorni dal Primo maggio - deve riproporre con forza la necessità di un impegno comune che deve riguardare le forze sociali, gli imprenditori e le istituzioni preposte».

«Sconvolge la notizia degli operai coinvolti nel tragico incidente avvenuto a Casteldaccia, nel palermitano - dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni -. Alle famiglie delle vittime il mio profondo cordoglio, unitamente al sentimento di vicinanza verso il lavoratore che si trova attualmente nel reparto di Rianimazione all’ospedale Policlinico di Palermo. Sia fatta piena luce su questa tragedia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA