Giampaolo Dallara

Giampaolo Dallara: «É mezzo secolo che per lavoro mi occupo di Le Mans»

di Giampaolo Dallara
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VARANO MELEGARI - I miei ricordi su Le Mans affondano nel tempo. Ero un giovane ingegnere, subito dopo la laurea, dal 1959 avevo lavorato alla Ferrari sotto la direzione tecnica di Carlo Chiti. Mi ero occupato principalmente di Formula 1. Ma nei primi anni Sessanta, passato alla Maserati, ebbi anche il compito di lavorare sui prototipi accanto a Giulio Alfieri. E quello fu il mio primo approccio diretto con la 24 Ore francese. L’azienda aveva progettato e costruito la Tipo 151 che era una vettura con carrozzeria chiusa a ruote coperte. Mi ero occupato in particolare delle sospensioni posteriori che necessitavano di alcune modifiche per migliorane il comportamento.
 

 

Nelle prove la macchina era andata bene, ma il nostro era un programma a basso costo, autofinanziato con due vetture vendute a un team francese e a uno americano. Si trattava di una coupé a coda tronca. Era piuttosto veloce ma avemmo non pochi inconvenienti dovuti all’affidabilità e anche alla non elevata disponibilità di mezzi. E, alla fine, i risultati non furono all’altezza delle aspettative.

Quell’approccio comunque fu sufficiente per capire un po’ come funzionava quel mondo del tutto particolare. Successivamente sono andato a Le Mans anche come spettatore, perché la gara mi attirava: è una sfida sportiva e tecnologica. Siamo sempre stati attenti a ogni novità che si presentava. E bisogna riconoscere che gli organizzatori della gara stanno con la Federazione per quanto riguarda la sicurezza e fuori per ciò che concerne i regolamenti che impongono, studiati anche per cercare di pareggiare le forze in pista e rendere lo spettacolo attraente e allo stesso tempo incerto.

Eravamo entrati nel mondo di Le Mans anche professionalmente avendo lavorato con la Lancia per LC1 nel 1982. Si trattava di uno sport prototipo di gruppo 6 per il quale avevamo realizzato un telaio monoscocca in alluminio molto leggero. Purtroppo prima dell’inizio del campionato vennero cambiati i regolamenti, aprendo il Mondiale alle vetture di gruppo C e B per il Mondiale Costruttori e Piloti, riservando alle altre categorie soltanto la sfida per il titolo iridato dei corridori.

Fu un anno in cui le vetture delle Lancia guidate da campioni del calibro di Alboreto, Patrese, Ghinzani e Fabi ai quali per la 24 Ore si aggiunsero Heyer e Stommelen furono ragionevolmente competitive. Ma proprio nella corsa più importante, quella francese, furono subito rallentate da imprevedibili problemi di alimentazione, e si esibirono poi in un inutile inseguimento in una gara dominata dalle potenti Porsche di gruppo C. Già allora si faceva gara sul consumo, con una grande attenzione a limitare l’utilizzo del carburante, perché al massimo delle prestazioni non avresti finito la gara.

Più recentemente la nostra azienda è stata coinvolta nelle ricerche aerodinamiche. Abbiamo lavorato con il Gruppo Volkswagen e anche per la Porsche per la costruzione componenti in carbonio e di telai, con notevoli soddisfazioni.
Le Mans è sempre Le Mans, perché tutti i giorni ti chiede di fare ricerca e attenzione ad aspetti nuovi, dalla trazione integrale al diesel, sino al recupero d’energia che è persino superiore a quanto è stato comunicato. Quindi è sempre una scuola importante. Anche la Formula 1 sul piano dell’innovazione è andata molto avanti, insieme con l’endurance ha giocato su un futuro lungimirante.

La 24 Ore non è soltanto una competizione sportiva, ma anche una kermesse che coinvolge centinaia di migliaia di appassionati. Il weekend è lungo e c’è una coreografia del tutto particolare capace di attrarre tanti giovani che magari vedono partenza e arrivo poi si divertono con musica, concerti e locali d’intrattenimento. È un evento non soltanto una gara, è il grande Le Mans. Che ha il merito da tanti anni di richiamare i maggiori Costruttori del mondo che in diversi periodi si sono sfidati nel circuito della Sarthe.

E la Dallara partecipa con tre, potrebbero essere anche quattro, nuovissime P217 nella LMP2, la categoria definita anche dei baby prototipi, che sarà anche la più rappresentata fra le 60 macchine iscritte alla corsa, con ben 25 partecipanti. Sono vetture nostre dotate dei motori aspirati di Gibson, il piccolo costruttore inglese che ha vinto l’asta per la fornitura. È una sfida doppia perché tutto il programma ha un prezzo prefissato e devi mantenerlo per quattro anni.

Abbiamo una squadra della Villorba Corse con tre italiani, Belicchi, Sernagiotto e Lacorte, poi c’è il Racing Team Olanda che manda in pista Rubens Barrichello con Jan Lammers e Van Eerd, più una formazione russa della SMP che si avvale di Aleshin, Sirotkin e Shaitar. Una versione modificata di questa macchina ha già vinto per la Cadillac la 24 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring, segnando una doppietta e un podio intero. Saremo in tanti a Le Mans, i miei uomini in forza in un mondo dove staremo per molto tempo. Da quando ho fondato l’azienda abbiamo costruito almeno 2000 macchine da corsa, forse di più. Faccio persino fatica a pensarlo.
 

 

 

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Venerdì 16 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 17-06-2017 20:51 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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