Gaza, la battaglia dei campus americani: dalle tende alla violenza, 900 arresti

Gli studenti chiedono lo stop dei rapporti economici e accademici con Israele. E alla columbia rischiano di perdere l’anno

Gaza, la battaglia dei campus americani: dalle tende alla violenza, 900 arresti
di Anna Guaita
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Martedì 30 Aprile 2024, 06:55

Era l’ultimo giorno di lezioni ieri alla Columbia University, ed era anche l’ultimo giorno che la presidente dell’ateneo, Minouche Shafik, aveva concesso agli studenti accampati nel pratone centrale per protestare contro il sostegno degli Stati Uniti alla guerra di Gaza. Shafik aveva emanato un ultimatum, chiedendo ai manifestanti di lasciare l’accampamento se non volevano rischiare di essere sospesi e perdere l’anno accademico. Ma allo scadere dell’ultimatum, gli studenti hanno visto le loro file ingrossarsi anche grazie alla partecipazione di vari professori, mentre le tende rimanevano al loro posto.

La presidente dell’ateneo si trova oramai da vari giorni fra l’incudine e il martello, fra le pressioni degli studenti e quelle dei politici. Gli studenti le chiedono che Columbia disinvesta completamente da Israele, sia nel settore economico sia negli scambi accademici. I politici l’attaccano per non aver fermato subito le manifestazioni antisemite. Nei giorni scorsi, è stata sottoposta a un’audizione ostile alla Camera a cui hanno fatto seguito visite di politici nel campus, incluso lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson. Ieri anche un folto gruppo di democratici moderati si è unito al coro per chiederle di sgomberare l’accampamento o dimettersi.

 

La Casa Bianca

È chiara la preoccupazione dei democratici che la possibile espansione delle proteste crei un panorama di caos e danneggi la figura del presidente Biden alle elezioni. Sono in realtà solo una ventina i campus dove sono sorti i “Gaza Solidarity Encampments”, ma resistono e anzi si allargano, nonostante le pressioni delle autorità. Da quando Columbia ha dato il via alle proteste, il 18 aprile scorso, il Paese ha assistito a reazioni delle più diverse. Alcune università hanno chiamato la polizia, altre hanno usato i servizi di sicurezza del campus, alcune sono ricorse ad arresti e accuse penali, altre a semplici sospensioni degli studenti. Quasi 900 sono stati gli arresti.

Ci sono stati momenti di grave tensione, quando, ad esempio, due poliziotti hanno buttato per terra e ammanettato una docente che stava civilmente difendendo uno studente alla Emory University di Atlanta.

Ma abbiamo visto anche momenti in cui la ragione ha avuto la meglio, come quando la polizia ha arrestato un manifestante alla UCLA e, dopo averlo bloccato, lo stava portando via. A quel punto la folla si è serrata intorno all’automobile, bloccandone l’avanzata. E i poliziotti hanno scelto di aprire la porta e liberare il ragazzo che, a sua volta, ha parlato accoratamente alla folla perché si calmasse. Ma non sempre è andata così e non sono mancati gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti.

Mentre tutti si chiedono se il movimento durerà anche durante l’estate, Columbia continua a rimanere la vetrina a cui tutti guardano, sia per la sua tradizione di leader impegnati nella lotta per i diritti civili, sia proprio per le pressioni politiche alle quali è sottoposta la presidente Minouche Shafik, una nota economista, egiziana e islamica di nascita, cittadina britannica e già presidente della London School of Economics.

Toni antisemiti

In realtà nonostante le manifestazioni si allarghino, i toni antisemiti delle proteste si sono attenuati, ma gli studenti che protestano sono accusati di usare «messaggi di odio» e di aver creato un’atmosfera di paura e intimidazione nei confronti dei compagni di religione ebraica.

Va sottolineato anche che i manifestanti cominciano a registrare un certo risentimento da parte dei compagni che devono laurearsi e che vogliono partecipare alla solenne cerimonia di laurea che dovrebbe tenersi nelle prossime settimane, e che le tendopoli potrebbero impedire. Coloro che si laureano quest’anno hanno già perso la cerimonia di diploma al liceo, cancellata nel 2020 per via della pandemia, e non vogliono perdere anche questa, un momento che in genere gli studenti americani vivono con grande emozione.

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