Gli Usa bloccano l’invio di armi per evitare il blitz a Rafah. Israele:«Così negoziati a rischio»

Tensione tra Tel Aviv e Washington. E Hamas minaccia di interrompere le trattative

Gli Usa bloccano l’invio di armi per evitare il blitz a Rafah. Israele:«Così negoziati a rischio»
di Raffaele Genah
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Maggio 2024, 09:28

Le pressioni crescenti sull’alleato di sempre mostrano le preoccupazioni ma anche l’insofferenza degli Stati Uniti verso le scelte del governo israeliano. Una morsa che non si allenta e che l’amministrazione americana stringe sempre di più muovendo diverse leve. Del resto il presidente Biden lo aveva ripetuto a Netanyahu fino allo sfinimento di non approvare l’operazione di terra su Rafah. E non sono evidentemente bastate le precisazioni da parte di molti esponenti del gabinetto di guerra israeliano che assicuravano che quella avviata nella notte di domenica era una «operazione limitata» con lo scopo di esercitare una forte pressione su Hamas e che poteva essere fermata in qualsiasi momento, «al rilascio del primo ostaggio».

Israele, gli Usa: niente più armi se invaderà Rafah. La replica: Biden deludente

Chiusura dei valichi di Rafah

Ma la chiusura contemporanea dei valichi di Rafah, dopo l’ingresso dei blindati dell’Idf nella parte controllata dai palestinesi, del check point di Kerem Shalom, dopo che un missile sparato proprio da quella zona aveva ucciso domenica 4 soldati israeliani, e di quello di Erez, nel nord della Striscia, aveva delineato uno scenario estremamente preoccupante per quanto riguarda l’afflusso degli aiuti.

Una decisione «inaccettabile» l’aveva bollata la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre. E così di prima mattina l’esercito faceva sapere che il varco di Kerem Shalom era stato riaperto e il coordinamento per la sicurezza nei Territori (Cogat) precisava che tutti i carichi di aiuti sarebbero stati ammessi solo dopo una ispezione da parte degli uomini dell’Autorità per i valichi. Ma qualche ora dopo l’agenzia per le nazioni unite per i rifugiati (Unrwa) ha denunciato che sia Rafah, sia Kerem Shalom - dove nel pomeriggio sono risuonate le sirene di allarme per possibili attacchi missilistici - sono rimasti chiusi. Soltanto da Erez sarebbero passate le derrate alimentari e gli altri aiuti, ma i 60 camion transitati rappresentano un numero comunque al di sotto degli standard abituali.

L'intervento degli Stati Uniti

Il pressing degli Usa era cominciato da qualche settimana, e tra un bastone e una carota (l’approvazione dell’ultima tranche di aiuti militari per 827 milioni di dollari) aveva portato alla ritardata spedizione delle armi promesse. In particolare di 3.500 bombe, 1.800 delle quali da 200 libbre, e 1.700 da 500 libbre nel timore che potessero essere usate nell’operazione di Rafah. Bloccato anche l’invio di 6500 kit “JDAM” che trasformano le normali bombe aeree in bombe “intelligenti” a guida di precisione. Notizia che il segretario della Difesa Austin ha confermato nell’audizione di ieri al Congresso: «Gli Stati Uniti stanno rivedendo alcuni degli invii di aiuti militari a breve termine».

E quello dell’uso di armi di provenienza americana rappresenta un altro deterrente su cui l’amministrazione Usa sta spingendo per “convincere” Israele a fermare la propria offensiva: per i prossimi giorni era infatti prevista la consegna di un Rapporto dettagliato al Congresso che dovrà poi valutare l’eventuale interruzione delle forniture “agli eserciti stranieri che vìolino i diritti umani e quelli previsti dal diritto internazionale”. Nei giorni scorsi Blinken aveva avuto rassicurazioni da Netanyahu ma in ogni caso avrebbe deciso di rinviare la consegna del Rapporto. Anche se nell’ufficialità delle dichiarazioni il portavoce dell’esercito esalta il «coordinamento senza precedenti tra Israele e Stati Uniti», in privato, rivela la Cnn, funzionari israeliani avrebbero espresso ai loro omologhi americani «profonda frustrazione» per la decisione adottata e la preoccupazione che possa mettere a repentaglio i negoziati sugli ostaggi. Hamas ha già minacciato di interrompere le trattative accusando Netanyahu di «riportare tutto al punto di partenza» e rivolgendosi ai famigliari degli ostaggi ha consegnato un inquietante messaggio: questa «potrebbe essere l’ultima opportunità per riavere i loro figli».

Le indiscrezioni

A questo proposito sono circolate altre indiscrezioni che certamente non spegneranno il disagio israeliano. Secondo quanto ipotizzato dalla stessa stampa americana, gli Usa sarebbero stati informati in anticipo delle modifiche che Hamas aveva apportato unilateralmente al testo di accordo egiziano (approvato da Israele) e non lo avrebbero rivelato al governo di Netanyahu che, senza alcun preavviso, si è visto recapitare quattro fogli con le nuove clausole vergate dall’organizzazione jihadista. Nel sud della Striscia continua la fuga di migliaia di civili. Evacuato l’ospedale Abu al Najjar di Rafah scambi di colpi nei quartieri est con i miliziani della brigata Qassam,. Ucciso in un raid il comandante della forza navale di Hamas Ahmed Alì, considerato responsabile di diversi attacchi. Nuove fosse comuni affiorate nel complesso ospedaliero di Al Shifa restituiscono 49 corpi che vanno ad aggiungersi all’orrore dei quasi 400 recuperati in altre tre fosse individuate nelle scorse settimane nella stessa area.

© RIPRODUZIONE RISERVATA