Alessandro Benetton: «Ferrari? Serve leader come Schumi, Red Bull mi ricorda nostro team»

Coletta, Ferrari: «Riportare il Cavallino al vertice delle corse endurance è un sogno, ma siamo solo all'inizio»

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«Ferrari? Ci sono dei momenti in cui non si riesce a raggiungere quella discontinuità che è necessaria per andare avanti e per migliorare. Gli orientali dicono che una pianta, quando smette di crescere, muore. Capita nelle aziende, capita nei progetti, che a un certo punto si fermi questa voglia di andare oltre e questo poi diventa molto difficile da gestire, perché c'è sempre qualcuno di emergente che può fare la differenza, come in qualche maniera facemmo noi di Benetton Formula». Lo ha detto Alessandro Benetton, presidente della holding “Edizione”, ospite speciale della puntata di “Race Anatomy”, in onda su Sky Sport Formula 1 e in streaming su Now e dedicata al commento del Gran Premio di Singapore. La presenza di Alessandro Benetton è stata l’occasione per ricordare che, dal 28 novembre, andrà in onda su Sky e Now il documentario “Benetton Formula”: il racconto della blasonata scuderia italiana che innovò il mondo della Formula 1, un mix di ricordi ed emozioni che ritorneranno in occasione del trentennale delle storiche vittorie mondiali. Ideato dall’emergente casa produttrice “Slimdogs”, il documentario ripercorre per la prima volta l’epopea sportiva del team Benetton in Formula 1 negli anni ’90.
«Se fossi a comandare a Maranello cosa farei? Domanda troppo difficile. Io, al di là della parentesi della Formula Uno, mi sono occupato sempre di un'attività in proprio e sono ritornato nel nostro gruppo di recente, proprio con la voglia di riportare questa discontinuità che per noi era un po’ un marchio di fabbrica. Ecco, penso che il galateo dica che vale sempre la pena non guardare nel piatto degli altri per cui non voglio azzardare ipotesi, soprattutto per il fatto che non ho vissuto questo mondo da vicino negli ultimi anni. Quello che posso dire è che la Ferrari tornò a vincere anche e soprattutto grazie a Michael Schumacher, cioè una persona che non era solo un grande pilota, ma era qualcuno che portava con sé un livello di energia e la capacità di contaminare gli altri con questa energia, fatta di determinazione, di precisione, di una volontà di dedicare completamente se stessi alla causa, che poi finì per essere contagiosa su un team che, ricordiamo, faceva fatica.
Ecco, io penso che le aziende, durante i momenti di cambiamento, devono riuscire a identificare questi leader, capaci di fare la differenza con la loro energia contaminante. Non ne ho uno in mente per la Ferrari, però di sicuro penserei al fatto che le squadre vincenti partono quasi sempre da un fuoriclasse e dalla costruzione di tutto il team piuttosto che da una pianificazione ordinaria di tutte le attività", ha aggiunto Alessandro Benetton.



