Antonio Felix da Costa si prepara alla nuova stagione di Formula E con la corona sulla testa. Un peso o una spinta in più? «La pressione è un fattore positivo e cerco di trasformarla in motivazione: se c’è, vuol dire che stai facendo qualcosa di importante – dice il pilota portoghese – e che gli avversari vogliono batterti».
Il primo campionato da campione. Come ti senti?
«Bene! È una sensazione completamente diversa da quella delle altre stagioni. L’anno scorso avevo un altro tipo di pressione perché arrivavo nella squadra del campione in carica. Adesso conosco bene il team e siamo ancora quelli da battere».
La DS Techeetah è la macchina più forte anche quest’anno o temi qualcuno in particolare?
«Temiamo Audi, BMW, Jaguar, Mercedes, Porsche, Nissan… marchi che hanno una grandissima tradizione nel motorsport. Per le prime due gare partiamo con la macchina dello scorso anno e avremo la nuova a Roma. Pensiamo di essere ancora molto competitivi, ma gli altri arriveranno già con qualcosa di nuovo e potrebbero essere più forti di noi. Per questo mi aspetto i primi due round difficili, ma voglio affrontarli senza troppe aspettative e poi vedremo a che punto siamo».
Audi e BMW hanno annunciato di abbandonare la Formula E dalla prossima stagione. È un momento di crisi o solo di passaggio?
«È solo un momento di passaggio. Penso che le decisioni di Audi e BMW siano la conseguenza di cambiamenti aziendali al loro interno, anche se non capisco perché abbandonare la Formula E proprio adesso che tutti si stanno concentrando sulle auto elettriche. Questo però vuol dire che si liberano due posti in campionato e all’interno si sa che chi già c’è confermerà la propria partecipazione per la Generation 3 e che altri arriveranno. Secondo me la Formula E continuerà a crescere molto velocemente».
Tra i nuovi ingressi c’è la McLaren, oltretutto con un bagaglio tecnologico notevole sin dall’inizio…
«A parte McLaren, sappiamo che ci sono anche Alfa Romeo, Maserati e altri marchi giapponesi e americani pronti ad entrare. Sicuramente la McLaren arriverà con grande forza perché oggi corriamo con le batterie sviluppate da loro e hanno un grande know-how. Però in Formula E non si può mai dire: la DS è un marchio ancora giovane eppure è riuscito a battere i tedeschi».
Perché DS e Techeetah hanno dominato le ultime due stagioni?
«Il lavoro e la voglia di vincere. Anche in BMW si lavorava tanto, ma qui ho trovato una voglia di vincere incredibile e questo mi fa svegliare presto la mattina, trascorrere più tempo in palestra e impegnarmi di più con il team. E poi DS fa parte di un gruppo che, quando corre, lo fa per vincere: lo hanno fatto alla Dakar, nel WRC, nel WEC…».
A questo proposito, Peugeot sta preparando il suo ritorno nel WEC e a Le Mans con una Hypercar. Il tuo compagno di squadra Vergne è stato coinvolto. Lo hanno chiesto anche a te?
«Sì, abbiamo parlato un po’, ma mi hanno chiesto compromessi che non sarei riuscito a fare e allora abbiamo deciso di rimanere così».
Ti piacerebbe in ogni caso guidare una macchina nella gare di durata?
«L’anno scorso sono arrivato 2° a Le Mans in LMP2 e 3° nel WEC. Sicuramente, mi piacerebbe correre con una Hypercar o una LMDh».
Ci sono anche altre categorie che si elettrificheranno come i rally dal prossimo anno. L’elettrificazione nel motorsport è davvero interessante per il pubblico o è solo una necessità tecnica e regolamentare?
«Tutte e due le cose. Se prendi un ragazzino che non ha mai visto una corsa, si diverte di più a guardare la Formula E della Formula 1 perché è molto più imprevedibile e combattuta. Secondo me, queste nuove categorie possono portare divertimento e sviluppo tecnico per le auto elettriche stradali. Oramai non parliamo più di auto brutte e che vanno piano, anzi vanno più forte di quelle normali. Già vedere persone che, al momento di cambiare la loro macchina, hanno il dubbio se prendere un’elettrica, è già un risultato».
Parliamo della Gen3. Oramai si sa praticamente tutto: fino a 350 kW, batteria più piccola e rifornimento in gara. Come te l’aspetti e come la vorresti?
«La Gen3 segnerà un passo importantissimo per lo sviluppo tecnico e sportivo di questo campionato. Sarà sicuramente più potente e veloce, e questo per il pilota è sempre una cosa buona. Però non dobbiamo esagerare con le prestazioni. Io preferirei che le Formula E non fossero alla fine costrette a correre sui circuiti tradizionali. Secondo me, il valore e la forza della Formula E sta nel fatto che si svolge nei centri delle città».
Parlando di circuiti, molti sono cambiati, tra cui quello di Roma. Che cosa te ne pare?
«Mi sembra che sia meglio. Non ci sono più curve troppo lente e ci sono invece più punti di staccata per sorpassare. Non c’è più il salto, però c’è un lungo tratto in salita che sarà molto impegnativo per le macchine. Dunque, non vedo l’ora!».
La Formula E per un pilota è un punto di partenza, di passaggio o di arrivo?
«Io credo che sia un punto di arrivo. La Formula 1 è la categoria più veloce del motorsport e io l’ho solo toccata, ma questo è successo anche ad altri piloti come Buemi, Lotterer, Vandoorne, Di Grassi, Vergne, Rast… però parliamo di persone che hanno vinto nel DTM e a Le Mans e questo vuol dire che la Formula E è uno dei campionati più competitivi al mondo. Nella Formula E io ho trovato una categoria che mi ha fatto crescere come pilota e mi ha fatto diventare campione. L’unica cosa che posso desiderare ora è essere ancora campione di Formula E».