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BERLINO Ciao Antonio, complimenti per il tuo titolo e questo splendido finale di campionato. La partenza nei primi due round ad Ad-Diriyah non era stata buona, poi sei andato in crescendo. Che cosa è cambiato?
«Non ero ancora in sintonia con la macchina e con la squadra perché, per contratto, non ho potuto lavorare con DS Techeetah prima di novembre, ma poi abbiamo recuperato molto velocemente. Dopo i due round in Arabia Saudita, il mio peggior risultato è stato un 4° posto».
L’anno scorso invece eri partito fortissimo con la BMW, ma poi sei calato. Come mai?
«Lì è accaduto l’esatto contrario. Ho sviluppato la macchina personalmente fin nei minimi particolari. Per questo siamo arrivati all’inizio molto forti. Poi gli altri sono cresciuti e non siamo riusciti a fare lo stesso».
Dicono che sia stato proprio Vergne a volerti in squadra e alla fine lo hai battuto con la stessa macchina. Questo non deve averlo reso proprio felice… quali sono i rapporti tra di voi?
«Buoni, al momento. Sicuramente lui è un pilota molto forte, che vuole vincere e ci sono stati momenti di tensione, ma in pista ci siamo sempre rispettati».
In effetti, la gara che ti ha dato il titolo è stata un esempio perfetto di gioco di squadra. Aiuterai Jean-Eric a questo punto della stagione?
«Se posso, lo farò sicuramente. Se anche lui riuscisse ad arrivare secondo sarebbe davvero il massimo per il team».
Perché la DS Techeetah vince da tre anni?
«Perché lavorano duro e bene e hanno una voglia di vincere davvero contagiosa. Dopo la prima settimana con loro, ho chiamato mio padre e gli ho detto: ora ho capito perché vincono!»
Sei il primo campione di Formula E a non aver mai guidato in gara una Formula 1. Questo crea in te ambizione o rimpianto?
«Sono stato molto vicino a guidare una Formula 1, ma la vita può essere molto di più. Sono molto felice di essere in Formula E e di avere vinto contro piloti fortissimi e contro costruttori come Audi, BMW, Jaguar, Mercedes, Nissan e Porsche».
Molti piloti provengono dalle gare di durata e la 24 Ore di Le Mans si correrà quest’anno senza pubblico. Come cambierà il Motorsport per la pandemia?
«Penso che non si può fermare il mondo perché, se non moriamo per il virus rischiamo di morire per la cura. Secondo me chi sta bene deve prestare attenzione, ma continuando a vivere e a far muovere il mondo».
DS fa parte di PSA che sta preparando il ritorno a Le Mans con Peugeot. Ti piacerebbe far parte del progetto?
«Sicuramente perché è un costruttore vincente in ogni campo».
La monoposto Gen3 per il 2022 sarà molto più potente, più vicina ad una F1 e si ricaricherà in gara. Che cosa ti aspetti?
«Le attuali Gen2 sono già vetture molto difficili da guidare, ma per un pilota più potenza c’è e meglio è. Dunque non vedo l’ora! »
Tra i circuiti dove non si è corso c’è Roma. Che cosa pensi del tracciato dell’Eur?
«È sicuramente uno dei più belli della stagione. Quest’anno avremmo modificato la parte finale, un po’ troppo lenta, e ci saremmo divertiti ancora di più. E poi il pubblico italiano è bellissimo»..