La felicità del team Jaguar dopo la vittoria in Messico

Evans vince in messico. Per il Giaguaro un balzo da record, adesso fa paura a tutti gli avversari

di Nicola Desiderio
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MEXICO CITY - Seconda vittoria in carriera e primato del campionato. Non poteva svolgersi più felicemente il fine settimana di Mitch Evans, il pilota della Jaguar che ai 2.250 metri di Città del Messico respira per la prima volta l'aria di chi sta in cima. Ma neppure certe altitudini riescono a mettere le vertigini al neozelandese che sul sedile della sua I-Type 4 spinge a fondo l'acceleratore e, appena si toglie il casco, sposta il piede destro sul freno. «Non sapevo neppure di essere il leader del campionato. Certo è bello ha detto con aplomb più british che kiwi ma la strada è ancora troppo lunga.

Le cose possono cambiare rapidamente di gara in gara, per questo non voglio mettere le mani avanti». Tutti sanno però che Evans e la sua Jaguar sono in ascesa e nella trasferta messicana hanno confermato quello che già si era visto a Santiago del Cile, quando insieme erano partiti al palo, dominando pole, superpole e poi i primi 22 minuti di gara prima che il pilota di Auckland fosse costretto a sollevare il suo famoso piede destro e ad accontentarsi del terzo posto dopo due miseri punti conquistati nel doppio round di apertura di stagione in Arabia Saudita.
 


La velocità scorre potente nelle vene di Mitch visto che il padre Owen è stato il detentore del record di velocità in Nuova Zelanda (348 km/h) e che, per ritoccarlo, nel 1996 quasi ci rimetteva la pelle per l'esplosione di uno pneumatico. Mitch aveva allora 2 anni e il padre lottò in ospedale per 3 mesi contro la morte, ma questo non gli impedì nel 1998 di salire per la prima volta su un kart, praticamente con il pannolino, iniziando la carriera che nel 2016 lo ha portato, assistito da un manager come Mark Webber, in Formula E sposando la Jaguar e condividendone anche i momenti di cattiva sorte. Quando infatti Evans vinse il suo primo E-Prix a Roma nel 2019, la monoposto inglese era in piena crisi e la settimana precedente Nelson Piquet Jr se n'era andato sbattendo la porta perché, secondo lui, la macchina era più lenta di un secondo rispetto alle altre.

Evans dimostrò qualche giorno dopo che il primo campione della storia della Formula E nonché figlio dell'omonimo 3 volte campione del mondo di Formula 1 si sbagliava: all'EUR fece il miglior tempo in qualifica, anche allora Lotterer gli soffiò la superpole, ma per passarlo in gara dovette lavorare di strategia e nel finale difendersi con i denti dal ritorno del tedesco. A Città del Messico invece il pilota Jaguar ha bruciato il 3 volte vincitore di Le Mans in partenza e ha imposto un ritmo impossibile per gli altri passando sotto la bandiera a scacchi con lo 0,8% di energia ancora disponibile, segno che la I-Type 4 e il team condotto da James Barclay sono pronti a sostenere tutto il talento di un pilota che, dati alla mano, è andato sempre in crescendo: 22 punti (14°) nella sua prima stagione, 68 nella seconda (7°) e 105 alla fine della scorsa dove ha concluso 5°. Cose che succedono solo nei matrimoni felici. E infatti la Jaguar Panasonic lo scorso ottobre ha voluto rinnovare il contratto ad un Evans che ora deve confermare di avere la stoffa per essere all'altezza dei più grandi piloti neozelandesi della storia come Bruce McLaren, David Hulme, Chris Amon e Scott Dixon.

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Mercoledì 4 Marzo 2020 - Ultimo aggiornamento: 10-03-2020 10:45 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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