Augusto Farfus con la Bmw M8 GTE

Farfus (BMW): «La M8 GTE sarà presto vincente e l’ibrido è il futuro delle corse di durata»

di Nicola Desiderio
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MARSIGLIA – È brasiliano, ha un nome da imperatore romano, ma vive a Monaco e parla perfettamente italiano, frutto di anni trascorsi nel nostro paese al volante di Alfa Romeo e Renault. «Mi sento molto italiano» dice Augusto Farfus, parlando perfettamente la nostra lingua e ricordando che nella sua collezione di auto d’epoca ci sono due vecchie Fiat 500 e un’Autobianchi. È dal 2007 pilota ufficiale BMW e quest’anno corre nel WEC con la nuova M8 GTE. E dopo averci fatto fare un hot lap su una M4, è pronto a parlare del suo impegno sportivo a margine dell’incontro che la Shell ha indetto per presentare la ricerca “Drive on” sugli stili di guida in Europa.

Parliamo della 24 ore di Le Mans e della nuova M8 GTE, un’auto giovane, ma che si sta già dimostrando veloce, nonostante la M8 di serie sia una coupè 2+2 di lusso lunga 5 metri, una base non certo ideale sulla carta per ricavare un’auto da corsa…
«Eppure la M8 è stata progettata sin dall’inizio per essere un’auto da corsa ufficiale, gestita direttamente dalla BMW, dunque non è come tutte le altre GT nate per essere cedute ai clienti. Siamo partiti per questo dall’esperienza nel DTM dedicando molti ingegneri e abbiamo lavorato a lungo per ben 2 anni percorrendo decine di migliaia di chilometri, anche con test di 24 ore e 30 ore, con l’obiettivo di fare un’auto veloce e affidabile. A Le Mans ci siamo dovuti ritirare, ma la M8 GTE si è dimostrata molto competitiva in qualifica e soprattutto in gara: il nostro passo era davvero ottimo, nonostante l’auto arrivasse a Le Mans per la prima volta. C’è ancora molto da lavorare di certo, ma sappiamo che la base è ottima e ha un grande potenziale».

Hai corso a Le Mans per la seconda volta, la prima nel 2011. Come sono cambiate nel frattempo la corsa e le macchine in questi anni?
«Io ho corso la mia prima Le Mans nel 2011 (ultimo anno di partecipazione ufficiale della BMW dopo il ritorno nel 2018, ndr) quando la classe delle auto derivate dalla serie si chiamava GT2. Guidavo una M3 e feci la pole position in 3’58”, quest’anno Gimmi Bruni ha fatto segnare 3’46” con la sua Porsche 911 dunque macchine, gomme e circuito sono più veloci. Le Mans comunque rimane sempre Le Mans! Quando quest’anno ho rifatto il mio primo giro dopo 7 anni, ho provato la stessa grande emozione. Se la confronti con il Nürburgring, la pista può sembrare semplice, quasi una passeggiata invece esige una grande concentrazione perché si raggiungono velocità elevatissime e ci sono curve molto veloci e impegnative. Abbiamo lavorato bene e mi sono divertito moltissimo, anche perché la macchina ha risposto subito molto bene. Peccato che prima della notte, mentre eravamo terzi, abbiamo rotto l’ammortizzatore e, nel tentativo di recuperare, siamo andati fuori alle curve Porsche. Il prossimo anno speriamo di essere vincenti».

Che legame c’è tra l’auto da corsa e quella di serie?
«C’è tanto, non solo per i vincoli del regolamento. La M8 è la prima GT di BMW che è stata realizzata prima per le competizioni e poi per la strada. La base che ci siamo trovati era molto buona, ma le dimensioni sono superiori rispetto a quelle dei concorrenti: le Ferrari e le Porsche sono molto più piccole e snelle. Nonostante questo, la macchina va alla grande ed è competitiva. Abbiamo un grande motore, anche se in questo dipendiamo dal BoP (il Balance of Performance, ndr) e le dimensioni sono uno svantaggio per la maggiore superficie frontale, ma creano una maggiore deportanza, soprattutto nelle curve da quarta e quinta dove abbiamo qualcosa in più degli altri».

Che cosa pensi dei nuovi regolamenti che saranno in vigore nel 2020?
«Secondo me è la strada giusta. Abbiamo sempre più auto ibride ed elettriche di serie in circolazione. Le LMP1 sono formidabili, ma sono troppo costose, invece le case hanno bisogno di avere macchine vicine a quelle stradali: auto vere che si possono vendere, perché alla fine questo è lo scopo delle competizioni. Per questo, c’è bisogno di stabilire una relazione tra le corse e la strada. A mio avviso, queste super GT, o come si chiameranno, con motore ibrido creeranno un campionato bellissimo e credo che tecnicamente non sarà difficile realizzarle, anche perché molti costruttori hanno già sviluppato motori elettrici e batterie per la Formula E e potrebbero applicarli sulle nuove auto. Per questo, penso che questo sarà davvero il futuro delle gare di durata».

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Mercoledì 18 Luglio 2018 - Ultimo aggiornamento: 20:42 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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