Gimmi Bruni, ha già vinto due volte a Le Mans e punta alla terza vittoria con tre Ferrari differenti

Ferrari, sua maestà la GT: con la nuova 488 Bruni punta a vincere la terza Le Mans

di Gimmi Bruni
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LE MANS - Preparare la valigia prima di partire per una corsa è un rituale. Dentro la borsa ci metti i tuoi oggetti personali, ma anche passione, grinta, voglia di vincere, concentrazione e tutto quello che serve a convivere con quell’attesa che ogni pilota si porta dentro alla vigilia di una competizione. Chiudere la valigia per la 24 Ore di Le Mans però è ancora più particolare.

Amo questa gara. Tra me e la mitica pista che la ospita si è subito stabilito un rapporto speciale sin dalla prima volta, nella stagione 2008. Correvo per il team Risi Competizione con la F430 insieme a Mika Salo e Jaime Melo. Il mio unico scopo era fare esperienza e invece finimmo sul gradino più alto del podio. Se ripenso a quella vittoria mi vengono ancora i brividi. Forse è stato allora che ho capito che non avrei più lasciato le gare di durata. Avevo esordito nelle corse GT l’anno prima, divertendomi un mondo, ma fino a quel momento mi ero sempre tenuto aperte più porte. Poi invece è stato amore totale per questo tipo di gare e per la Ferrari, la vettura che ogni pilota sogna di guidare nell’arco della propria carriera.

Nel 2011 è arrivata la 458 Italia e siamo giunti secondi, ma io, Toni Vilander, Giancarlo Fisichella e il team AF Corse ci siamo rifatti l’anno seguente, quando siamo riusciti a vincere nonostante un incidente a pochi giorni dalla corsa. Quella volta i meccanici di Amato Ferrari fecero un lavoro incredibile per metterci in condizione di gareggiare. Nel 2014 abbiamo fatto il bis e per un pelo lo scorso anno non siamo riusciti a portare a casa un nuovo successo per la Ferrari.

La 24 Ore di Le Mans è una gara estremamente complessa, che richiede resistenza fisica ma soprattutto mentale, perché la pista non perdona le distrazioni e rimanere concentrati per almeno otto ore di guida è una sfida improba per chiunque. Quest’anno, poi, gareggiamo con una nuova vettura, la 488 GTE, che rappresenta di certo un ulteriore passo avanti sotto tutti gli aspetti, ma è al debutto in questa grande classica dell’automobilismo. La 488 GTE ha mantenuto tutto il buono della 458 migliorandone i punti deboli. Le novità sono tantissime: il motore turbo, in primis, ma anche il cambio, trasversale, le sospensioni, i freni, il volante, il cockpit. Ha tutto per proseguire la tradizione di vittorie che ha caratterizzato la Ferrari sin dal primo anno del WEC, il World Endurance Championship, la serie che include anche la 24 Ore di Le Mans. Dal canto mio, naturalmente, terrei moltissimo a conquistare la quarta vittoria; sarebbe bello poter battezzare così la 488 GTE.

In campionato ci hanno già pensato i miei compagni al team AF Corse, Davide Rigon e Sam Bird, ma Le Mans è qualcosa di più. Vincerla significherebbe anche conquistare la corsa con la terza Ferrari differente e per me sarebbe qualcosa di davvero speciale. Ho scelto di rimanere in Ferrari, declinando altre offerte, perché ormai mi sento un rappresentante del marchio, i tifosi identificano in me il Cavallino Rampante e io mi identifico in questo storico simbolo e nella gente che lo sostiene sempre in tutto il mondo. Sono pronto a scendere in pista, e so che lo sono anche i miei compagni, James Calado e Alessandro Pier Guidi. James è stato secondo lo scorso anno, mentre Alessandro è all’esordio. Per la prima volta sono il meno giovane in macchina, ma credo di essere ancora quello che ha più voglia di tutti di prendere a morsi la pista, gli avversari e la corsa. L’adrenalina di Le Mans è unica, così come lo sono le sue insidie. La guida nella notte, nel buio pesto della campagna francese con i soli fari della Ferrari a mostrarmi il percorso, le prime luci del mattino, che spesso coincidono con le condizioni di pista più insidiose, e poi il sole, finalmente alto nel cielo, a riempire di luce la pista nelle ultime ore.

Quando sei al volante e vedi sorgere il sole è come se anche lo spirito si rinfrancasse, pensi che il momento peggiore forse è passato. Ma non c’è il tempo di rilassarsi: devi chiedere per radio il distacco sui rivali o, se sei in testa, il vantaggio sul primo degli inseguitori. E poi devi ascoltare la vettura, perché mai come a Le Mans le auto comunicano con i piloti: ti dicono che hanno bisogno di cambiare i freni, te lo fanno capire scuotendosi in fondo alla staccata, oppure ti chiedono di andare un po’ più piano attraverso il comportamento in curva, o di aggredire un po’ meno i cordoli evitando di saltarci sopra.

Gli ultimi passaggi, specialmente se le cose stanno andando per il verso giusto, ti esaltano e ti spaventano nello stesso tempo, non vedi l’ora finiscano, perché anche il più piccolo rumore ti preoccupa, temi che possa essere qualcosa che rischia di condizionare l’impresa. Perché quella di Le Mans è una vera e propria impresa, che coinvolge piloti, meccanici, tecnici e tutte le componenti della vettura.

Sarà bello sentire il calore della gente di Le Mans. Il pubblico è fatto di veri appassionati, disposti a prendersi anche due giorni di pioggia per assistere alla corsa, ma anche di famiglie intere, con i bambini che alternano la gara a un giro di giostra al luna-park, alla caccia di un premio, un pallone, una bambolina o una coppa. Noi in pista invece rincorriamo un’altra coppa, quella della 24 Ore, bellissima e pesantissima. E speriamo anche quest’anno di poterla stringere tra le mani la domenica pomeriggio...
 

 

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Venerdì 17 Giugno 2016 - Ultimo aggiornamento: 18-06-2016 11:50 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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