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Battaglia Jaguar-Porsche nelle monoposto elettriche: agli inglesi i titoli Costruttori e Team, ai tedeschi il Piloti
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LONDRA – Sorridono entrambi, non solo necessariamente fiduciosi, ma anche “serenamente” ottimisti. Sono James Barclay e Florian Modlinger, i numeri uno britannico e tedesco delle scuderie che stanno dominando la Formula E, la Jaguar Tcs e la Tag Heuer Porsche. La scorsa stagione si erano dovuti accontentare dei successi “per procura”, grazie alle squadre clienti: Barclay del titolo a squadre ottenuto dalla Envision e Modlinger di quello piloti vinto da Jake Dennis (Andretti). Quest'anno la contesa è diretta e nel fine settimana di Londra si decide tutto.
Tre titoli in palio, quanti ne vincerete?
Barclay. «Bella domanda. Quello che dobbiamo fare è fare bene il nostro lavoro, ma siamo in una posizione straordinaria per vincere quelli piloti e a squadre. Sarà una lotta serrata, ma siamo messi bene e qualunque cosa succeda eravamo comunque lì a giocarcela».
Modlinger. «L'obiettivo è chiaro e cioè lottare per tutti e tre. Qui a Londra può succedere di tutto e dove saremo domenica credo non lo possa ancora dire nessuno».
Cosa avete fatto meglio rispetto alla scorsa stagione?
Barclay. «Abbiamo cominciato la stagione in maniera molto più competitiva, a cominciare da Diriyah (dove si sono corse gli ePrix 2 e 3, ndr), ma abbiamo cominciato subito ad andare a punti. E poi due piloti in grado di competere per il successo. Oggi abbiamo più punti di quanti una squadra ne abbia mai avuti quando ha conquistato il titolo, eppure non lo abbiamo vinto: per il campionato è fantastico».
Modlinger. «Per quanto riguarda Pascal Wehrlein sono chiaramente le qualifiche. La passata stagione avevano alcuni tracciati lungo i quali non eravamo davanti e ci abbiamo lavorato tanto che Pascal è il solo a essere arrivato undici volte alla fase a duelli. Antonio Felix da Costa è invece partito male, ma dopo è andato benissimo in quelle piste dove era importante gestire l'energia in maniera intelligente e proprio qui deve farsi largo nelle qualifiche».
Cosa serve alla Formula E per crescere?
Barclay. «La Formula E ha solo dieci anni, è come un bambino. Dobbiamo essere pazienti, ha ancora bisogno di tempo, ma ha già grandi piloti e squadre e costruttori eccellenti. Gli ingredienti ci sono tutti, serve pazienza. A me non viene in mente alcuna serie che, tra l'altro malgrado il Covid, è passata così rapidamente dal niente a 400 milioni di appassionati».
Modlinger. «Dal punto di vista tecnologico e sportivo, il “prodotto” Formula E è molto buono: è già su livelli elevati. Che sono gli stessi che riguardano anche i piloti, le scuderie e i costruttori. Adesso si tratta di coinvolgere il grande pubblico».
L'Italia è fuori dal mondiale: mancherà?
Barclay. «Assolutamente, al cento per cento: l'Italia in generale e Roma in particolare. Un vero peccato perché per noi è sempre stata una grande gara ed è una pista eccezionale, uno di quei veri circuiti cittadini. Un peccato che sia fuori: dobbiamo tornare in Italia, ma nella località giusta. Misano è stata una grande esperienza, ma noi dobbiamo correre in città».
Modlinger. «Personalmente vengo sempre volentieri in Italia, ma occorre riflettere sul futuro e valutare l'eventuale rientro nel calendario perché basta vedere quante gare ci sono ancora in Europa...».
La nuova proprietà, ossia il controllo da parte dalla Liberty Global?
Barclay. «Per la prima volta abbiamo una proprietà che può investire in maniera significativa sul campionato: il nuovo assetto porta chiarezza e spero che questo si veda nei prossimi anni».
Modlinger. «Credo che l'acquisizione delle quote di maggioranza sia stato un buon passo in avanti. Adesso sarà più facile fissare obiettivi e assumere decisioni».