Il finlandese Jari Matti Latvala team principal della Toyota Gazoo Rally

Latvala (Toyota): «Loeb ha vinto di più, ma Ogier con tre case diverse. Rovanperä vincerà ancora, ma smetterà attorno ai trent'anni»

di Mattia Eccheli
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OLBIA – Jari Matti Latvala, tre volte vice campione del mondo di rally, si prende il tempo. Per il cronista e per le risposte. «Quando riesci a mettere distanza tra te e le cose – spiega seduto nell'hospitality del Toyota Gazoo Racing di cui è team principal – vedi tutto in modo diverso. E capisci gli errori che hai fatto». Il finnico, 38 anni, uno e mezzo in meno di Sébastien Ogier, l'otto volte iridato del quale è “capo” dal 2021, non ha però l'espressione di uno che ha rimpianti. E quando gli si ricorda che da manager è destinato a vincere parecchio si limita a sorridere.

Una volta eri compagno di squadra di Ogier, adesso sei il suo Team Principal: come si fa?

«Ero appena stato nominato e lui aveva appena avuto un incidente a Montecarlo. Ci siamo sentiti al telefono e mi disse che gli dispiaceva. Gli risposi che io avevo distrutto più auto di lui».

E basta?

«Aggiunsi che non avrei potuto spiegargli come si vincono gare e titoli, perché di quelli ne aveva vinti molto di più lui. E gli ricordai solo che io sarei stato lì per supportarlo e sostenerlo».

E adesso in squadra hai due campioni del mondo...

«Sono campioni diversi e hanno anche due caratteri profondamente differenti. Ma sono entrambi terribilmente talentuosi. Kalle (Rovanperä, il 22enne campione in carica, ndr) è freddo, mentre Sébastien è emozionale, ma sa tenere tutto sotto controllo».

E sembra rilassatissimo: su tre gare ne ha vinte due ed è in testa al Rally Italia Sardegna.

«Non deve più dimostrare niente a nessuno. L'anno scorso ha avuto qualche problema ad adattarsi alla nuova macchina. Con il suo impegno parziale ha anche molto più tempo per prepararsi a casa e quando si presenta è sempre estremamente professionale».

Se continuasse a restare ai primi posti della generale assoluta rischiate di dover decidere se consentirgli di vincere i titolo o meno.

«Abbiamo fatto dei piani a inizio stagione e abbiamo uno specifico bilancio. Vedremo dopo le gare in Italia e in Kenia. Poi cercheremo di capire con lui, ma non ho risposte. Dobbiamo parlare con Toyota».

Il più grande di tutti?

«Sébastien Loeb ha vinto più titoli, ma Ogier li ha vinti con tre case differenti. È difficile da dire. Posso solo ricordare che solo Henri Toivonen sapeva prendersi certi rischi».

Perché i piloti francesi restano in auge così tanto, mentre i finlandesi hanno più campioni, ma “durano” meno?

«Bella domanda. Bisogna aver voglia di vincere e saper anche gestire le proprie forze. Se penso a me, ad esempio, quando riuscivo a vincere finivo con il sopravvalutarmi e commettevo errori nelle gare successive».

Rovanperä sarà una meteora, quindi?

«Io credo che Kalle vincerà ancora molto. Ma credo anche che smetterà attorno ai trent'anni. Ha altri interessi, fra cui il drifting ad esempio».

Non sarà un altro Ogier, insomma.

«Attenzione. Non bisogna dimenticare che Kalle ha cominciato giovanissimo anche con il rally, mentre Sébastien è approdato molto più tardi a questa disciplina. Calcolando gli anni di attività, quindi, potremmo alla fine avere una carriera della stessa durata».

Un mondiale con tre soli costruttori non è un po' triste?

«Un po' sì, ma quando gareggiavo io, all'inizio, ce n'erano addirittura due, ma all'epoca c'erano i privati. Che adesso non si possono permettere di correre nella classe regina perché costa troppo. Un'auto per il Wrc3 costa 125.000 euro, quella per il Wrc2 250.000, ma le nostre costano molto più del doppio».

Soluzioni?

«Ne abbiamo parlato con la federazione e dobbiamo chiederci cosa vogliamo. Dobbiamo darci in fretta delle risposte per capire cosa fare fra tre anni. Forse dobbiamo interrogarci anche sull'opzione plug-in».

Perché?

«Perché la sua gestione è risultata più complicata di quello che pensavamo. Il Wrc deve essere accessibile economicamente, perché dal punto di vista ambientale ha già adottato carburanti sintetici per aumentarne la sostenibilità. Forse possiamo fare un passo indietro sull'ibrido».

E l'elettrico?

«Non è una soluzione per il rally. Il nostro pubblico vuole “sentire” la macchina che arriva: abbiamo bisogno di certi motori».

A parte ospitare il rally, c'è poca Italia nel mondiale...

«Già. Ed è un peccato perché in Italia c'è passione e ci sono molti campionati. Forse manca un'organizzazione che sostenga e che accompagni la crescita dei piloti come c'è in altre nazioni. Forse è anche una questione di risorse».

Adesso che vedi le cose con una certa distanza, cosa avresti fatto di diverso?

«Distribuirei diversamente le mie energie. Vedo Kalle e Sébastien e ricordo quello che facevo io. Volevo occuparmi di molti, troppi aspetti, per cercare di guadagnare qualcosa qua e là. Invece, avrei dovuto concentrarmi sulle cronometrate e spendere lì quello che avevo da dare».

Perché?

«Perché Loeb e Ogier sanno quando possono fare la differenza e sono in grado di farla. Non rischiano tutto e sempre».

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Sabato 3 Giugno 2023 - Ultimo aggiornamento: 18:32 | © RIPRODUZIONE RISERVATA